Lo scatto di Tadej Pogacar a 100 chilometri dall’arrivo scompagina i piani del gruppo e coglie di sorpresa tutti. Quando belgi e olandesi si rendono conto che lo sloveno fa sul serio è ormai troppo tardi. Tutte le nazionali tentano di chiudere il buco, aumentando vertiginosamente il ritmo. L’unico effetto è quello di selezionare il gruppo dei fuggitivi con il passare del tempo. Da parte sua lo sloveno realizza l’impresa, utilizzando per qualche chilometro compagni di squadra occasionali e poi da solo. Viaggia sempre con una quarantina di secondi di vantaggio sugli inseguitori, sufficienti a godersi una delle vittorie più belle della sua carriera. Eddy Merckx ha sentenziato sullo strapotere dello sloveno: “Avrebbe battuto anche me”.
La stagione del re Tadej Pogačar: non ha fallito nemmeno un obiettivo
Tadej Pogačar comincia la stagione il 2 marzo alle Strade Bianche: vince con 80 chilometri di fuga. 16 marzo: terzo alla Milano-Sanremo. Giro di Catalogna: quattro vittorie e successo in classifica Liegi-Bastogne-Liegi primo. Giro d’Italia: sei vittorie e primo in classifica. In luglio vince anche il Tour entrando nella top ten della storica accoppiata Giro-Tour nello stesso anno, impresa che mancava dai tempi di Marco Pantani nel 1998. Da Coppi a Pogačar un club esclusivo di otto campioni. Fausto Coppi 1949-1952, Jacques Anquetil 1964, Eddy Merckx 1970-1972-1974, Bernard Hinault 1982-1985, Stephen Roche 1987, Miguel Indurain 1992- 1993 e Marco Pantani 1998.
Primo degli azzurri e l’abruzzese Giulio Ciccone. Italia mai così in basso dal 1950
Primo degli azzurri al traguardo, Giulio Ciccone, 25° a 6’36”: “Lo scatto di Pogacar ci ha sorpreso. Nessuno di noi pensava che avrebbe provato da così lontano. Con il suo scatto è saltato tutto. Il gruppo ha aumentato il ritmo e su questo percorso è stato veramente difficile”. Gli altri azzurri al traguardo: 43° Lorenzo Rota, 45° Edoardo Zambanini, 48° Diego Ulissi, 63° Mattia Cattaneo, 66° Filippo Zana, 69° Antonio Tiberi. Italia mai così in basso dal 1950 e così resiste il record di Alessandro Ballan che dopo 16 anni è ancora l’ultimo italiano vincitore del mondiale prof. L’anno prossimo in Ruanda andrà ancora peggio?
Daniele Bennati: “sapevamo che sarebbe stato difficile
Daniele Bennati: “Sapevamo che sarebbe stato difficile e per questo ai ragazzi avevo chiesto di fare una gara dignitosa. Alcuni hanno provato: Cattaneo è entrato in una fuga che poteva essere importante, Bagioli ha seguito Pogacar in modo forse irragionevole, perché quando scatta lo sloveno nessuno al momento riesce a stargli dietro. Mi dispiace però nel complesso di non essere stati presenti nei momenti decisivi.”
Un oro c’è: è quello dello juniores Lorenzo Mark Finn
Un oro c’è e si vede. È la splendida impresa di Lorenzo Mark Finn che riporta in Italia la maglia iridata juniores in linea a distanza di 17 anni. L’ultimo a vestirla fu Diego Ulissi, anche lui presente qui a Zurigo con la nazionale élite. L’azzurro, 18 anni a dicembre, si è reso autore di un’impresa, come era giusto attendersi in una giornata caratterizzata da una pioggia incessante.
La lunga fuga di lorenzio Mark Finn
Andato in fuga a 60 chilometri dalla conclusione (“..speravo che si aggiungesse qualcuno, ma non è stato così”) ha provato a fare la differenza per una ventina di chilometri prima di essere raggiunto da un gruppo di tre inseguitori tra cui il favorito Philipsen, campione del mondo lo scorso anno. I quattro procedono insieme per una decina di chilometri, poi il danese prova a forzare. Gli resiste solo l’azzurro. Poi in discesa: “eravamo in fila io avanti e lui dietro, quando è caduto… mi auguro che non si sia fatto nulla.” La caduta del danese lascia campo libero a Finn, che porta a termine la sua cavalcata solitaria in 2h57’05” (gara di 127,2 km). Alle sue spalle chiude, a 2’05”, il britannico Grindley; terzo l’olandese Remijn. Riguardo al titolo mondiale: “Una maglia che mi regala una grande gioia, il cui valore ancora non sono riuscito a comprendere.. forse nei prossimi giorni.”
Ganna e Affini: argento e bronzo nella cronometro
Doppia medaglia per l’Italia nella cronometro Élite. A salire sul podio della rassegna iridata di Zurigo 2024 sono Filippo Ganna ed Edoardo Affini, che si prendono rispettivamente l’argento ed il bronzo. Ganna è stato battuto dal favorito della vigilia Remco Evenepoel, che ha coperto i 46,1 km del percorso in 53’01”, precedendo l’azzurro di soli 6 secondi. A 55” Edoardo Affini, pochi giorni fa sul primo gradino del podio europeo nel Limburgo.
Filippo Ganna: “quei maledetti sei secondi…”
Filippo Ganna: “Sono dispiaciuto di aver perso l’oro per soli sei secondi. Sono stato sconfitto non da un outsider, ma da un fuoriclasse come Remco. Alla vigilia avevo due possibilità: salutare tutti e tornare nel 2025 oppure rimettermi in gioco. L’ho fatto e credo di aver fatto un’ottima prestazione. Sono molto contento per Edoardo: è dal Mondiale di Firenze del 2013 che corriamo insieme, lui è uno degli amici più cari che ho nel gruppo, finalmente siamo entrambi sul podio di una crono individuale”.
Edoardo Affini: “la mia migliore prestazione di sempre”
Edoardo Affini: “Credo di aver fatto la mia miglior prestazione di sempre. La mia gioia è immensa e se c’è un rammarico riguarda l’oro mancato di Filippo, ma stare sul podio insieme è stata una grande emozione. Quella di oggi è la conferma che la vittoria all’Europeo non è arrivata per caso”.
Staffetta di bronzo
Al termine di una gara decisa sul filo dei secondi, gli azzurri tagliano il traguardo a 8” dall’Australia, che la spunta sulla formazione tedesca per 8 decimi. La prima frazione è degli uomini. Nei due parziali gli italiani sono sempre secondi, staccati di 4″ prima dalla Germania, poi, sotto lo striscione, dall’Australia, in netto recupero. La frazione delle donne è una piccola impresa, visto che Soraya Paladin perde le ruote delle compagne dopo pochi chilometri: “Mi dispiace ma oggi non tenevo. Una giornata storta”.
Longo Borghini e Realini non demordono. “per la convocazione pensavo che il cittì si fosse sbagliato”
Elisa Longo Borghini e Gaia Realini non demordono. La prima mette in campo una prestazione da antologia, trascinando la compagna nei tratti di discesa e pianeggianti. Gaia fornisce il suo prezioso contributo nei tratti più impegnativi delle salite: “Quando nei giorni scorsi mi ha chiamato Velo per dirmi di fare la crono pensavo avesse sbagliato numero di telefono – ha detto in sala stampa la minuta scalatrice abruzzese -. Non sono una donna da crono e mi sembrava strano che fossi convocata per un mondiale. Marco ha insistito, mi ha spiegato che il percorso era diverso rispetto agli altri, che occorreva il mio contributo. Ed ora sono qui, con questa medaglia al collo… non l’avrei mai creduto”
Elisa Longo Borghini: “questa medaglia premia tutta la squadra”
Elisa Longo Borghini racconta la gara e poi guarda anche avanti: “Ci siamo divise il lavoro, ci siamo aspettate e aiutate. Dovevamo trovare il modo di portare a casa la prova e devo dire che questa medaglia premia tutta la squadra. Certo, un giorno mi piacerebbe mettere al collo anche un oro”.
Affini: “non era un percorso da crono”
Soddisfatti gli altri componenti del Team. Edoardo Affini: “Per il tipo di percorso (secondo me non era proprio da crono), considerando le nostre caratteristiche, abbiamo fatto una bella prova.” Filippo Ganna: “Difficile stare dietro a Cattaneo? Ci ha portato al limite senza mai farcelo superare, non ci ha mai messo in difficoltà, è stato bravo.” Mattia Cattaneo: “Ci siamo divisi il lavoro e abbiamo fatto una buona prestazione complessiva.”
Elisa Longo Borghini è di bronzo
Elisa Longo Borghini vince la medaglia di bronzo ai Mondiali di ciclismo in svolgimento a Zurigo, prova in linea donne élite. Nella volata conclusiva di un gruppo ristretto conquista il suo secondo titolo mondiale la belga Lotte Kopecky davanti alla statunitense Chloe Dygert e all’azzurra. “E’ stata una corsa veramente bella – ha detto la verbanese appena scesa dalla bici – mi sono divertita tanto”.
La piemontese ha corso da grande protagonista
L’azzurra ha corso da grande protagonista, mostrando una condizione di forma ottimale. E’ stata lei ad animare l’azione decisiva nelle fasi finali. In risposta ad uno suo scatto si sono riportate sotto l’olandese Demi Vollering, la tedesca Liane Lippert e l’australiana Ruby Roseman Gannon, oltre alle due del podio. A 5 chilometri dalla conclusione Elisa scattava ancora. Sembrava che potesse portare a casa la vittoria, ma si lanciava al suo inseguimento l’olandese, riportando sotto la temibile Kopecky e poi tutte le altre.
“Sono contenta, non ho nulla da recriminare e mi sento orgogliosa di questo risultato. Questa è una medaglia che dedico alla mia famiglia e a tutto lo staff della Nazionale. Un ringraziamento speciale alle mie compagne di squadra. Un pensiero particolare per Elisa Balsamo, che i primi di ottobre si sposa ed oggi era qui a correre per aiutarmi, e a Soraya Paladin, che ha dimostrato il suo valore dopo un mixed team relay che l’aveva delusa”.
La nazionale ha uno chef veneziano
Tiziano Brichese, titolare del ristorante Eden a Ottava Presa, vicino a Caorle, è stato cuoco della nazionale azzurra ai mondiali e agli europei. Classe 1964, anche lui