Cento anni fa (era il 3 aprile del 1924) nasceva il Divo Marlon Brando, ad Omaha nello stato del Nebraska e morto all’età di ottant’anni l’1 luglio del 2004. Cento anni dalla nascita di questo grandissimo attore, da molti considerato addirittura il più grande e sicuramente il più famoso. Addirittura, data la sua enorme popolarità, la Rai nel 1972 mandò in onda una serie con tutti i suoi film più importanti accompagnati come sigla dalla canzone “Sylvia’s mother” del gruppo statunitense “Dr.Hook and medicine show”.
Nascere Divo
Fu un successo clamoroso di pubblico che seguì quella serie “farcita” da titoli come “Il corpo ti appartiene”, “Il selvaggio” “Fronte del porto”, “Un tram che si chiama desiderio”, “Bulli e pupe”, “I giovani leoni” “Viva Zapata”, “Giulio Cesare” fino alla “Contessa di Hong Kong” con la regia di Charlie Chaplin. All’epoca avevo tredici anni e non nascondo che rimasi colpito dalla bravura di questo attore e soprattutto dall’intensità recitativa espressa in certi ruoli…un vero gigante. Ma questo è un “dettaglio” personale.
Il Divo e il rapporto con gli Oscar
Premio Oscar come miglior attore nel 1955 per il film “Fronte del porto” e un secondo premio Oscar gli fu assegnato per il suo ruolo nel Padrino. Ma in contrasto con lo star-system americano lo rifiutò in quanto in netta contrapposizione con le leggi adottate nei confronti dei pellerossa nativi americani. E lo fece ritirare da una squaw tale Sacheen Littlefeather, attivista per i diritti civili di sangue. Fu candidato altre sei volte per l’Oscar come miglior attore. Con “Un tram che si chiama desiderio”, “Viva Zapata”, “Giulio Cesare”, “Sayonara”, “Ultimo tango a Parigi” e “Un’arida stagione bianca”.
Nascita in teatro

Lo stile recitativo di Brando che si formò nel famoso “Actor’s Studio con il metodo Stanislavskij, è rimasto unico nella storia del cinema. Nonostante in tanti abbiano cercato di avvicinarsi come il giovane James Dean e poi il primo Paul Newman, Al Pacino, Jack Nicholson, Robert De Niro. E perfino gli ultimi in ordine di tempo Johnny Depp e Mark Ruffalo. Dotato anche di una presenza fisica e di un volto che ha fatto impazzire migliaia di fans, ma il suo talento andava al di là questo aspetto seppur molto importante per un attore. Diventò non a caso una sorta di sexy symbol, ma rifiutò categoricamente questa etichetta immergendosi nella recitazione pura.
Proveniva dal teatro dove portò in scena il famoso dramma “Un tram che si chiama desiderio” tratto dal Tennessee Williams. A cui farà seguito la trasposizione cinematografica del 1951. Dopo quell’interpretazione seguirono “Il selvaggio” del 1953, dove la sua immagine sull’Harley Davidson con giubbotto di pelle, t-shirt bianca e stivali, fece il giro del mondo. Diventando una vera e propria icona ancor oggi in uso. Poi nel 1954 ecco “Fronte del porto” che gli valse il premio Oscar. Da lì un susseguirsi di film memorabili fino ad arrivare sotto la regia di Charlie Chaplin nel 1967 con “La contessa di Hong Kong” (assieme alla nostra Sofia Loren). Dove andò in contrasto col grande Chaplin definendolo un “sadico”.
Il Divo e l’Italia
Anche i registi italiani subirono il fascino di Brando. Prima Gillo Pontecorvo con il quale giro “Queimada”. Dopo Bernardo Bertolucci che gli affidò il famoso ruolo di protagonista in “Ultimo tango a Parigi” (dopo quel film i cappotti di cashmere color sabbia andarono a ruba nei negozi di mezzo mondo) con la francese Maria Schenider.
La vita privata fu piuttosto tormentata con tre matrimoni alle spalle e cinque figli

Una di questi, Cheyenne si suicidò dopo che il suo fidanzato venne ucciso da Christian, primogenito di Brando. Avuto dalla polinesiana Tarita conosciuta durante le riprese del film “Gli ammutinati del Bounty”, quando al termine delle riprese acquistò un atollo. Il finale della sua vita fu condizionato da un’obesità che lo portò a pesare oltre centotrenta chili dovuti soprattutto alla sua voracità verso i dolciumi. Potremmo continuare a scrivere per intere pagine su Marlon Brando. Ma per chiudere questo ricordo in occasione del suo centenario citiamo una sua famosa frase in risposta ad un giornalista: “Il solo motivo per cui non me ne vado da Hollywood è che non ho la forza morale di rifiutare i soldi… ma non posso paragonare lo stipendio al mio talento”.