In tre secoli di vita operativa, al Forte di Sant’Andrea si sparò solo una volta. Giusto l’ultimo anno della Serenissima nel 1797. Niente male per una fortezza militare munita di 40 bocche da fuoco a pelo d’acqua. L’affondamento della nave nemica napoleonica, che provocatoriamente si chiamava “Le liberateur d’Italie”, costò la vita al comandante francese e poi al capitano del Forte. Gli occupanti francesi chiesero infatti la sua testa e venne fucilato sul campo. Fine ingloriosa per la grande opera dell’architetto veronese Michele Sanmicheli. Il rinascimentale Forte di Sant’Andrea, realizzato tra il 1484-1559, univa l’utile al dilettevole. Doveva essere uno sbarramento militare micidiale per qualsiasi nave nemica che osava attaccare la città lagunare. Ma doveva anche apparire un bel manufatto. Una specie di biglietto da visita a chi entrava pacificamente. Con ornato di colonne in marmo d’Istria, terrazza e l’immancabile leone di San Marco. Ebbe anche un ospite illustre. Nel 1743 Giacomo Casanova, venne confinato per alcuni mesi. Una specie di punizione per i troppi guai che combinava in città.
La storia moderna di Forte Sant’Andrea
La storia moderna del Forte è ancora più singolare. Nel 1884 si costruì la caserma “Giuseppe Miraglia”, oggi bene vincolato. I Savoia decisero di scegliere Venezia, viste le consolidate maestranze arsenalizie, per il centro collaudi siluri. Tecnologie modernissime per l’epoca. Nel 1913, quando si pensava che gli idrovolanti fossero il futuro dell’aviazione militare e civile, venne creato l’Idroscalo. Un enorme canale squadrato, opera successivamente inutile. Ma durante la prima guerra mondiale, il Forte di San’Andrea, divenne strategicamente fondamentale. Dai siluri si passò ai Mas (motoscafi armati siluranti). Nel febbraio del 1918, Gabriele d’Annunzio, partì da Venezia alla volta di Buccari in Dalmazia, con tre Mas, per entrare nella baia, con porto austriaco, e umiliare psicologicamente il nemico.
Negli anni Cinquanta, l’area divenne centro di addestramento per i Lagunari, truppe anfibie speciali.
E così rimase per anni questo enorme sito naturale e monumentale, totalmente off-limits e militare. Fu così che il complesso racchiuso tra l’isola delle Vignole, l’Idroscalo e il Forte, con i suoi oltre cento ettari paesaggisticamente incantevoli alle Bocche del Lido, rimase un paradiso dimenticato. E pensare che ci sono una trentina di immobili di pregio architettonico.
La storia recente non è da meno miseranda
Nel 1964, l’ingegnere capo del Comune, Eugenio Miozzi, lanciò un grido d’allarme internazionale, per il pericolo di crolli strutturali delle rive cinquecentesche. I primi cedimenti, nella parte nord, erano ben visibili. Si spesero diversi miliardi di lire dell’epoca, per lavori, si accertò in seguito, poco soddisfacenti.
Tra il 1993 e 1998, Provincia di Venezia e Consorzio Venezia Nuova, investirono una fortuna, per il restauro conservativo. E tutto per un complesso demaniale e militare che restava semi abbandonato e non sufficientemente valorizzato. Incuria e vegetazione selvaggia lasciavano i segni di una insensata trascuratezza.
Sorse il Comitato Certosa nel 1984, con decine di volontari, a presidiare il complesso. Il Comitato formato da ambientalisti veneziani, assunse poi un nome più completo: Comitato Certosa-Vignole-Forte S.Andrea.
Già nel 2004 si progettava per il recupero di Forte Sant’Andrea
Nel 2004, ovvero e sottolineo, venti anni fa, l’architetto Roberto D’Agostino, promosse il Piano direttore del Lido che coinvolgeva anche il complesso cinquecentesco del Sanmicheli. Per la prima volta si parla di “rilancio delle zone degradate con vocazione turistico culturale”. Il quotidiano “La Nuova Venezia” del 25 giugno 2004, scrive di un “progetto a più facce che vuole rilanciare questa parte dell’isola (ovvero le Vignole, ndr) con una precisa destinazione di tipo turistico”. Sempre la cronaca cittadina riporta una dichiarazione dell’allora assessore al Patrimonio, Giorgio Orsoni: “Il Comune è pronto ad acquisire la concessione dal Demanio per il Forte di S.Andrea”. Secondo questo programma le finalità turistiche dovranno essere gestite da associazioni no-profit, come l’Archeoclub d’Italia, Lega Ambiente o il Comitato Certosa. Restava irrisolto il problema numero sei, ovvero: chi mette “i schei”?
Da Forte Sant’Andrea a centro legato alla nautica
Nel 2005 l’amministrazione Cacciari, inserisce nel suo programma, la creazione di “un Centro produttivo legato alla nautica da diporto e alle attività legate al mare, ovvero porticciolo turistico”. Entra in gioco il Gruppo Caltagirone di Roma che lo stesso anno aveva acquisito il complesso abbandonato dell’ex Mulino Stucky, per creare un hotel extra lusso. Obiettivo era trasformare l’Idroscalo in una mega darsena per yacht e barche a vela. Ma il progetto svanì nel nulla.
Le cronache del 2006 riportano di uno spettacolo al Forte, con il poeta Edoardo Sanguineti, con una serie di letture attorno al mito di Ulisse. Titolo: “Derive” organizzato dal Comitato Certosa.
Forte Sant’Andrea in abbandono
E mentre nell’area continuano a crescere assieme sterpaglie e abbandono, ecco che nel 2017 alla Borsa di Milano (ripeto e confermo: alla Borsa di Milano), tre ministri tre, Roberta Pinotti (Difesa), Graziano Del Rio (Trasporti) e Dario Franceschini (Beni culturali), assieme al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, estraggono dal cilindro un patto, ovvero una concessione per 50 anni, con lo slogan: “Venezia cerca partner privati per la valorizzazione dell’isola delle Vignole e del Forte di S.Andrea. La caserma ottocentesca “Giuseppe Miraglia” passa all’amministrazione comunale, mentre tutto il resto è a disposizione dell’Agenzia del Demanio per eventuali alienazioni.
Nel 2016 il piano di valorizzazione per il Forte di Sant’’Andrea proposto dal Comune di Venezia è stato bocciato dal TAR, dopo un ricorso vincente presentato da Italia Nostra.
Un comitato per Forte Sant’Andrea
Dopo 20 anni dal Piano Direttore il dibattito continua. I buoni propositi non bastano se non ci sono congrui investimenti.
Lo scorso mese alla Scoleta dei Calegheri c’è stato un dibattito sul Forte, chiediamo al giornalista Giorgio Cecchetti, già cronista della Nuova Venezia e di Repubblica, un breve riassunto. “Il primo febbraio 2023 è scaduto il termine per la presentazione delle “manifestazioni di interesse per l’acquisto in proprietà o per l’affidamento in concessione di valorizzazione di lunga durata” dell’isola e del Forte di S. Andrea, in risposta all’avviso esplorativo pubblicato dall’Agenzia del Demanio del Veneto nel dicembre 2022.
Come Comitato promotore dell’appello: “Il Forte di S. Andrea, ingresso principale dal mare alla Laguna e alla Città di Venezia, rimanga di proprietà demaniale e venga aperto alla fruizione pubblica”, chiediamo di interrompere la procedura per la messa in vendita del Forte e dell’isola, sostenendo che lasciare la proprietà in mano al Demanio, mettere in sicurezza e aprire alla pubblica fruizione il sito può essere il punto di partenza per un percorso di comprensione della Città e della sua storia.
Museo della città?
Il Forte può diventare allo stesso tempo una delle auspicate componenti di quel “museo della città” che è il tassello mancante del sistema museale diffuso pubblico di Venezia.
In Parlamento, ad una interrogazione della deputata Luana Zanella, il Sottosegretario per le infrastrutture e trasporti Tullio Ferrante, precisava che l’avviso esplorativo non comportava, in alcun modo, l’assunzione di obblighi da parte dello Stato, né vincolava in merito alla pubblicazione di bandi o di procedure ad evidenza pubblica e che il Forte di Sant’Andrea, appartenente al demanio pubblico storico-artistico e soggetto a tutela ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, che non era gravato da vincolo di inalienabilità assoluta da parte del Ministero della Cultura”.
Salviamo Forte Sant’Andrea
É trascorso più di un anno dal termine per la presentazione della dichiarazione di interesse da parte dei privati, e non è ancora dato sapere quante e quali offerte siano state presentate, e come intenda procedere l’Agenzia del Demanio.
Ribadiamo la necessità di scongiurare la vendita di un inestimabile patrimonio storico ed architettonico.
Articolo interessante e molto istruttivo. Suggerirei di dedicare ulteriori articoli al patrimonio militare dismesso comprendendo i anche il campo trincerato di Mestre.