Il tempo sta per scadere e nel 2024 dovrebbe finalmente essere visibile per il pubblico il famoso e inedito film “The day the clown cried” (Il giorno in cui il pagliaccio pianse) del grande Jerry Lewis. Un film per certi aspetti fantomatico che Lewis girò addirittura nel 1972. Diciamo che nei primi anni settanta la carriera del popolare attore comico statunitense di origine ebraica, stava perdendo popolarità e soprattutto credibilità e dopo aver fatto coppia per tanti anni con Dean Martin e successivamente avendo avuto grande successo anche nei suoi film girati da solo, pareva che la sua stella stesse per precipitare portandolo verso la depressione e la compagnia dell’alcol.
L’idea di The day the clown cried

Nel 1972 ebbe una “folgorazione” e decise di girare questo film “The day the clown cried”, che però dopo averlo finito (o quasi) decise di bloccare l’uscita e solo nel 2014 (tre anni prima di morire) consegnò una sola copia alla Biblioteca del Congresso di Washington con la clausola ben precisa che questa copia non sarebbe potuta essere messa in circolazione cinematografica e vista dal pubblico. Cosa resa possibile in quanto oltre che regista Lewis era anche il produttore.
In tanti si sono chiesti il perché di questo incredibile dietro front del regista (tra l’altro dopo questa decisione stette per dieci anni fuori dal mondo del cinema a causa di una forte depressione, poi nel corso degli anni venne anche premiato a Venezia col Leone d’oro alla carriera), cercando di capire cosa potesse contenere di così terribile questo film che i pochi che hanno avuto la possibilità di vedere qualche scena dicono lo potesse finalmente accostare a Charlie Chaplin il suo grande amore in senso cinematografico.
La storia

In effetti fu una decisione molto affrettata e assurda in quanto sono i critici solitamente e il pubblico a dire e decidere se un film è così “bad bad” (cattivo cattivo) come lo aveva definito lo stesso Lewis. In sintesi la storia narra di un famoso clown, tale Helmut Doork che appare da subito completamente diverso da tutti i precedenti ruoli da lui interpretati (dall’immenso imbranato fino al Picchiatello)che ebbero enorme successo.
Questo Helmut Doork dunque è un personaggio altamente drammatico, che dalla fama passerà al quasi dimenticatoio venendo trattato malissimo dal padrone dell’ultimo circo dove lavorava e sostituito da un altro clown più giovane. Si dedicherà all’alcol nonostante la presenza buona della moglie. In questo frangente si immedesima in parte nel momento attraversato nella sua vita reale. Il film continua immergendosi nella Germania nazista e lui, Helmut Doork passa le serate a bere tra un locale e l’altro. Una sera inizia ad imprecare e dileggiare Adolf Hitler non accorgendosi che dietro di lui c’erano due soldati tedeschi.

Verrà arrestato immediatamente e portato in un campo per oppositori politici dove dovrà restare per lungo tempo. Nonostante ciò non troverà alcuna simpatia con i suoi compagni di prigionia ai quali riverserà tutto il suo disprezzo, rifiutandosi di recitare per loro e cercare di farli ridere. Dimostrerà di avere un’anima cattiva e molto arrabbiata. Quando verrà minacciato proverà a inscenare qualche battuta del suo repertorio senza però riscuotere successo o dare adito a qualche risata. Un vero tonfo nel dramma. Solo un bambino ebreo vicino ad una recinzione si accorge del suo piccolo “spettacolo” e inizierà a ridere. Altri bambini ebrei si uniranno e per lui sarà una piccola rivincita.
The day the clown cried e quel finale amaro
Da quel momento nonostante il divieto di far avvicinare gli ebrei agli oppositori politici, Helmut continuerà a proporre le sue famose gag ai bambini ben felici di poterlo applaudire da una recinzione all’altra. A questo entra in scena l’aspetto “bad” della storia. Il comandante tedesco visto il successo riscosso dal clown nei confronti dei bambini gli proporrà uno “scambio” molto importante per lui ma molto terrificante per i bambini. Ovvero gli darà la possibilità di uscire dalla prigionia se “accompagnerà” i bambini verso la camera a gas del tutto ignari di questo.

In un primo momento accetterà lo scambio. Ma ci sarà il dolce sorriso di una bambina a fargli dimenticare di essere il cattivo Helmut Doork. Che stringerà la mano della bambina ed entrerà con loro nella camera a gas. Una scena molto forte (per i pochi che l’hanno vista e che forse si può vedere navigando in qualche sito) e intensa. Si tratta di un film sull’Olocausto molto importante con un linguaggio apparentemente vicino alla favola.
The day the clown cried. Jerry Lewis e i suoi tanti figli

Con molta probabilità Jerry Lewis ha avuto un ripensamento nel farlo uscire visto che non c’era un finale felice come spesso accade in queste storie cinematografiche e c’è soltanto una battuta nella sceneggiatura che tocca il cuore in senso positivo. Un bambino si rivolge ad Helmut Doork dicendo: “Tu hai dei bambini?” e lui lo guarda con intensità e gli risponde: “No, ma adesso ne ho tanti!” . Nel 1972 quando è stato girato era il primo film in assoluto ambientato nei campi di concentramento con i luoghi dello atrocità vissute. Un altro motivo (forse) per cui Jerry Lewis alla fine fece marcia indietro per la realizzazione del tutto. Riusciremo a vederlo nel 2024 (magari con in tasca più di un fazzoletto), chissà. Di sicuro era riuscito a vederlo Roberto Benigni al quale pare si sia ispirato in più di qualche scena.