Esistono delle date, già entrate nei libri di storia, da segnare in rosso. Sono quelle dei cambiamenti epocali, che ti costringono a dividere il modo di vivere, pensare e lavorare, in modo netto tra il prima ed il dopo. Uno si addormenta con le sue sicurezze e la mattina dopo scopre che sono sparite, cancellate via di botto e s’è spalancato un altro mondo. Per il giornalismo quel risveglio porta una data precisa, è il 28 marzo del 1978, un anno terribile segnato dall’omicidio di Aldo Moro e da tre Papi che in rapida successione si succedono sulla cattedra di Pietro.
L’arrivo del Mattino

Quel giorno, nelle edicole della provincia di Padova esce per la prima volta un nuovo quotidiano che attira la curiosità dei lettori: Il Mattino. E’ completamente diverso da tutti gli altri. Il formato delle pagine, nettamente più piccolo, é ridotto di quasi la metà; gli articoli sono più brevi e puntano alla notizia senza girarci intorno; la grafica è pulita e accattivante.
Una rivoluzione nel giornalismo

Ma la vera rivoluzione, voluta dall’editore Giorgio Mondadori ( che per un anno ha girato gli Stati Uniti da cima a fondo, visitando le sedi dei più importanti giornali locali americani ) più che all’apparenza riguarda la sostanza. Nella redazione padovana di via Pellizzo, dove si affollano i giornalisti, sono sparite le macchine da scrivere, sostituite dai computer; in tipografia non c’è più bisogno del piombo e delle linotype, messe in pensione dopo 94 anni di onorato servizio; il giornale viene scritto e impaginato direttamente sui visori, poi tutto finisce con un clic al cervellone e alle rotative che faranno il resto. In un colpo solo spariscono tipografi, correttori di bozze, dimafonisti; i fattorini diventeranno una specie rara ed il formato più piccolo delle pagine consentirà una drastica riduzione della carta con risparmi consistenti.
La rivoluzione del giornalismo di fine anni 2000

E’ la rivoluzione di fine anni duemila, la quarta nella storia della stampa dopo l’invenzione dei caratteri mobili di Gutenberg, il processo della fusione del piombo a caldo, l’avvento dell’offset. Quella che costringerà tutti gli altri concorrenti ad adeguarsi per non scomparire. E che cambierà dalle fondamenta il modo di fare informazione, di pensare e produrre il giornale. Perché, svincolate dalla gabbia del piombo, le novità da quel momento non si fermeranno più, precipiteranno a cascata.
Il web soprattutto spalancherà nuovi confini

E presto si scoprirà che si può fare benissimo a meno di andare in edicola per acquistare il giornale : uno lo può anche leggere direttamente sul tablet o lo smartphone che si porta dietro. Con il vantaggio oltretutto che le notizie saranno aggiornate di minuto in minuto. Da chi? Sempre dai giornalisti, che è vero, stanno faticando per resistere all’impatto di tante novità, ma mantengono ancora un ruolo centrale in qualsiasi, seria, impresa editoriale : quello di garanti di una corretta informazione, tra la galassia di internet e l’alluvione dei canali social.
Giornalismo e autorevolezza

Perché, come diceva Giorgio Lago, il mitico direttore del Gazzettino, l’importanza di un giornale – stampato od on line che sia – si valuta sempre dalla correttezza delle notizie che dà; mentre la sua autorevolezza consiste nel fornire al lettore tutte le opinioni necessarie per farsene una propria.
E almeno in questo il giornalismo, da Gutenberg ad oggi, per fortuna non è cambiato.