“Tutto quello che ho fatto di importante potrebbe stare in una piccola valigia”. Lo disse Marcel Duchamp, tra i più influenti e innovativi artisti del Novecento. Con le sue opere concettuali ha portato scompiglio e modernità, quel meraviglioso turbamento che rappresenta l’essenza di un messaggio artistico.
La mostra su Duchamp
A Venezia è possibile scoprire il contenuto della sua piccola valigia. Sino al 18 marzo, la Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, presenta un’occasione imperdibile con la tanto attesa mostra a lui dedicata: Marcel Duchamp e la seduzione della copia, a cura di Paul B. Franklin, studioso indipendente residente a Parigi e tra i massimi esperti dell’artista francese.
Si tratta della prima grande personale che il museo veneziano dedica a Marcel Duchamp (1887-1968), storico amico della mecenate americana, nonché acuto consigliere.
Il rapporto tra Duchamp e Peggy
Una donna illuminata come Peggy intuisce all’istante la potenza esplosiva di quel messaggio innovativo diventandone una delle prime sostenitrici. Così racconta nell’autobiografia: “Avevo veramente bisogno di aiuto. Mi venne in soccorso un vecchio amico, Marcel Duchamp. Non so cosa avrei fatto senza di lui. Devo ringraziarlo per avermi introdotto nel mondo dell’arte moderna”.
La Scatola in una Valigia
Nel 1941 acquista il primo esemplare dell’edizione deluxe “Scatola in una valigia” capolavoro concettuale del maestro e pezzo forte della mostra veneziana. Inno al talento di chi ha saputo stupire celebrando l’originalità della copia. Sembra un ossimoro, ma l’esposizione indaga proprio su questo aspetto particolare come ha rilevato anche il curatore Paul B. Franklin citando Duchamp: “Un duplicato o una ripetizione meccanica ha lo stesso valore dell’originale”.
Secondo l’artista le idee simboleggiate in un’opera hanno un significato equivalente all’oggetto in sé. Concetto estetico che lo induce a riprodurre con meticolosa esattezza la sua produzione sino agli anni ’60 con le repliche dei suoi ready made storici. Copia e originale possono garantire le medesime emozioni secondo la filosofia di Duchamp che in questo modo stravolge i canoni tradizionali del mercato dell’arte.
La mostra copre la sua multiforme carriera presentando circa sessanta opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, europee e nordamericane, concentrandosi sulla Scatola in una valigia (1935-1941), acquistata da Peggy Guggenheim nel 1941, un museo portatile contenente sessantanove riproduzioni e repliche in miniatura.
Duchamp e i suoi capolavori
L’esposizione veneziana è frutto dell’ingegno di Paul B. Franklin che ha dedicato gran parte della sua carriera ad approfondire le complessità di Duchamp e tuttora collabora con i suoi eredi. Un percorso prezioso e sapientemente costruito che si snoda dal 1911 al 1968, capolavori iconici e altri meno noti al grande pubblico. Circa la metà delle opere proviene dalla grande collezione veneziana di Attilio Codognato, lungimirante collezionista che sin dai primi anni ’70 si è interessato alla produzione dell’artista.
Il percorso della mostra si apre con un capolavoro assoluto: “Il re e la regina circondati da nudi veloci” olio su tela del 1912. Sempre strepitosa l’iconica Gioconda con baffi meravigliosi.
In mostra anche una sezione dedicata alla grande amicizia
Sarà lui a presentarle gli artisti e a insegnarle la differenza tra l’arte astratta e surrealista.
La seduzione della copia è un titolo emblematico e perfetto per indagare il carattere di Duchamp e gli approcci adottati per duplicare le sue creazioni. Non una copia pura e semplice ma tanti punti di vista: originali, magia del facsimile, copie autentiche, clonare il sé, ripetizione ipnotica.
La straordinaria ossessione per la copia porterà scompiglio confondendo tutte le classificazioni artistiche dell’epoca, ma la sua arte è dirompente ancora oggi.
Come ha dichiarato Karole Vail direttrice della Collezione Guggenheim e nipote di Peggy, “Duchamp è stata una figura fondamentale per la carriera che Guggenheim inizia a intraprendere nell’ambito dell’arte moderna. Si conoscono a Parigi, intorno al 1923, mentre Guggenheim sta ancora scoprendo quella che allora era la capitale mondiale dell’arte, e l’Europa, ma solo più avanti diventerà suo amico e consigliere di fiducia”.
Chi era Duchamp
Henri-Robert-Marcel Duchamp nasce a Blainville-Crevon nella regione della Normandia, il 28 luglio 1887. Le sue prime opere sono di stile postimpressionista. In stretto rapporto con il cubismo, crea subito grande scalpore con Nudo che scende le scale del 1912. Le idee radicali e iconoclastiche sono il preludio alla nascita del movimento Dada che si forma a Zurigo nel 1916.
Abbandona la pittura da cavalletto molto presto, nel 1918. Ecco un frammento di una dichiarazione trovata nel prezioso catalogo edito da Marsilio Arte: “Stavo diventando un pittore professionista e la professione è sempre la morte dell’arte. I grandi maestri erano professionisti, il che significa che erano fabbriche costituite da un solo uomo. L’arte non si fa nelle fabbriche”.
Duchamp era anche un grande scacchista, una passione che lo vede impegnato in numerosi tornei
Durante le Olimpiadi del 1930 ad Amburgo, pareggia con il campione americano Frank Marshall, successivamente a Parigi batte il campione del mondo Eugene Znosko-Borovsky (insegnante e letterato russo). Gli scacchi sono un elemento costante del suo pensiero estetico e intellettuale, anche se l’attività di scacchista si dirada per lasciare posto all’arte. Lo ritroviamo però già ottantunenne, poco prima della sua morte, impegnato in un torneo a Montecarlo.
Ogni appassionato di scacchi conosce la sua celebre definizione: “Sono stato in stretto contatto con artisti e con giocatori di scacchi e sono arrivato alla conclusione personale che mentre non tutti gli artisti sono giocatori, tutti i giocatori di scacchi sono artisti”.
Marcel Duchamp e la seduzione della copia
A cura di Paul B. Franklin, studioso indipendente ed esperto di Duchamp
14 ottobre, 2023 – 18 marzo, 2024
Collezione Peggy Guggenheim
Venezia Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701
I diritti delle seguenti immagini sono stati liberati dall’Association Marcel Duchamp, ad uso esclusivamente stampa
Dott.ssa Elisabetta, grazie per averci fatto conoscere un artista, un po’ dissacrante e portatore di idee non del tutto consolidate nel mondo dell’arte. Certo Venezia e la Collezione Peggy Guggenheim possono permettersi di muoversi in un mondo artistico insidioso. Intanto ho apprezzato Marcel Duchamp come giocatore di scacchi di valore internazionale, questo già lo definisce genio e grande razionale, anche se poi nell’espressione artistica dimostrerà una creatività insolita. La famosa Monna Lisa ritoccata è famosissima e spesso utilizzata, ma la copia, se realizzata dallo stesso artista, credo che perda il significato negativo per assumere quello del capolavoro. Quanti artisti hanno riprodotto lo stesso soggetto, limitandosi a piccole differenze. Sono meno d’accordo sulla definizione che essere artisti professionisti porta con sé la morte dell’arte. Alcune persone vivono e hanno successo perchè fanno solo l’unica cosa che sanno fare, cioè produrre arte, in tutte le sue espressioni, magari realizzando anche copie.
Applausi!
Raffinata, colta accompagnatrice delle mie domeniche. Lei mi introduce sempre nei percorsi di mostre, eventi, dibattiti e esposizioni con una leggerezza di citazioni che si rivelano immagini d’arte. Buon lavoro a prestissimo …
Grazie Elisabbetta per il tuo articolo cosi preciso
Ho visto la mostra ed è veramente una rappresentazione perfetta dell’artista Una mostra molto ricca interessante snche il video sul restauro della valigia
Grazie
Margherita Errera