C’è un nuovo mondo sul Canal Grande, dopo un importante restauro torna a splendere Ca’ Rezzonico cuore del Settecento veneziano. È un luogo pieno di sorprese in una città dove niente è come sembra. Entri per dialogare con Tiepolo e Canaletto e poi scopri che ci abitò Cole Porter.
L’indimenticabile autore di Night and Day e Begin the Beguine è a Venezia con la moglie tra il 1924 e il 1927. Ottiene in affitto Ca’ Rezzonico, per la bella cifra di 4000 dollari al mese. Quell’affaccio sul Canal Grande si trasformerà in “Jazz Boat” con strepitosi spettacoli e concerti galleggianti meravigliosamente scandalosi grazie anche alle esibizioni di Josephine Baker.
Niente scandalo ma grande partecipazione di pubblico e stampa a fine giugno alla cerimonia per la riapertura tanto attesa. Durante la presentazione una frase di Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei Civici, ha centrato l’obiettivo: “i musei non nascono per essere musei”. All’istante mi sono venuti in mente tutti i celebri inquilini di Ca’ Rezzonico, non solo Cole Porter ma anche Robert Browning. Se andate a controllare i dati anagrafici del grande poeta e drammaturgo troverete: nato il 7 maggio 1812 a Walworth – Londra, morto il 12 dicembre 1889 a Ca’ Rezzonico, Venezia. L’indicazione del palazzo precede la città quasi come un luogo geografico. Un dettaglio che a volte sfugge, indubbiamente quando pensiamo a Browning lo associamo alla città di Asolo che tanto amava e dove coniò il termine asolando per indicare lo stato d’animo di chi passeggia all’aria aperta guidato dal paesaggio. È così che vorremmo entrare a Ca’ Rezzonico, asolando come vorrebbe il poeta, dopotutto era la sua casa, anzi quella del figlio.

Gli elementi per una passeggiata panoramica ci sono tutti. Si comincia subito con la fuga prospettica del canale in prossimità di Campo San Barnaba. Varcando la soglia d’ingresso ci aspetta uno stupendo giardino polmone verde di questo edificio maestoso costruito per volontà della nobile famiglia Bon che scelse l’architetto più celebre del momento: Baldassarre Longhena.
Progetto troppo ambizioso per le fortune dei Bon. Alla morte di Longhena i lavori non erano ancora terminati, bloccati a causa di ingenti spese. Subentrerà la famiglia Rezzonico affidando il completamento ad un altro architetto di fama: Giorgio Massari. Venezia è sempre stata prodiga di “archistar”.
La famiglia Rezzonico sarà una meteora nella storia del palazzo, si estingue nello spazio di una generazione soltanto, nessun erede maschio. Arriviamo così all’Ottocento con vari cambi di proprietà e al successivo abbandono. L’edificio nel 1935 è ormai un contenitore vuoto ma fortunatamente viene acquistato dalla città di Venezia con l’idea di ospitarvi le collezioni d’arte del Settecento. Diventerà negli anni quel luogo d’incanto che tutti conosciamo, speciale contenitore di storia e arte: arredi, suppellettili, affreschi strappati e dipinti dei più grandi maestri.
L’ultima mostra che ho visitato risale a febbraio 2020 poco prima della chiusura: “Disegnare dal vero, Tiepolo, Longhi, Guardi”. Venezia era già stata colpita dalla devastante marea del 2019. In una notte di novembre ha rischiato di trasformarsi nella visione profetica di Lord Byron con le sue “aule sommerse”. Poi è arrivata la pandemia e il ritorno nei musei sembrava un miraggio, invece è stata una promessa di felicità, come la bellezza.

Ci siamo occupati dell’importante intervento di restyling che ha interessato Ca’ Rezzonico nel bell’articolo di Annalisa Bruni su “ènordest” realizzato in occasione dell’apertura inaugurale. Un restauro e adeguamento funzionale finanziato dal Comune di Venezia, Fondazione MUVE e Coop Italia.
Un recupero prezioso che sottolinea il carattere internazionale del museo: percorsi tematici, mostre temporanee, accessibilità e nuova illuminazione, il tutto nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. Un museo che si è trasformato in opera aperta grazie anche a “700 MUVE FOR ALL” spazio ludico- educativo multisensoriale. Come ha sottolineato il sindaco Brugnaro il restauro è un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato: “un museo rinnovato che guarda al futuro senza rinunciare alla propria storia”.
Un viaggio scintillante su tre piani, tra immensi saloni affrescati e tele dei grandi maestri come Tiepolo, Canaletto, Guardi, Longhi, Rosalba Carriera. Come tutti i sontuosi palazzi nobiliari veneziani l’ingresso in origine era sul Canal Grande attraverso la monumentale porta d’acqua. Oggi possiamo prendere un caffè pensando agli spettacoli di Cole Porter con l’affaccio sulla via d’acqua più bella del mondo. La vista non è male: San Samuele con Palazzo Grassi, sino al ponte dell’Accademia.
Ma il panorama più sensazionale è all’interno. Per me è come una dipendenza, chiamatela pure sindrome di Stendhal, è la prima cosa che guardo quando visito questo museo, come se volessi controllare che tutto è a posto e che nessuno l’ha portato via. Si tratta del magnifico affresco che Giandomenico Tiepolo realizzò nel 1791 per la villa di famiglia a Zianigo: “Mondo Novo”. Ha un taglio modernissimo, sorprendente e cinematografico. È il preludio di un mutamento epocale, la Repubblica Serenissima cadrà a breve, nel 1797.
Nel “Mondo Novo” le figure sono tutte di spalle, accalcate per osservare una specie di lanterna magica, un visore in legno munito di lenti con immagini panoramiche e tridimensionali. Spesso queste immagini raffiguravano l’America definita proprio il Mondo Nuovo.

Nel 1906 il Mondo tiepolesco sta per dileguarsi, l’affresco strappato dalla villa di campagna sta per essere venduto all’estero. Fortunatamente non accade e oggi è tutto nostro collocato in una saletta stupenda assieme ad altri affreschi del maestro, l’illuminazione è perfetta anche se brilla di luce propria.
Naturalmente non posso tralasciare Canaletto, ci sono due rari capolavori giovanili, considerando che le sue celebri vedute sono in gran parte custodite a Londra in blasonate collezioni.
La vita quotidiana di Venezia è invece raccontata alla perfezione da Pietro Longhi, pezzi iconici che hanno l’immediatezza di un manifesto. In questo palazzo c’è anche un’intera farmacia che risale alla seconda metà del Seicento. Se andate in campo San Stin vicino alla Basilica dei Frari la troverete ancora oggi, ma l’originale è qui al terzo piano di Ca’ Rezzonico: “ai Do San Marchi”. Anche questo prezioso arredo stava per volare in Francia ma lo scultore Antonio Dal Zotto, autore del celebre monumento a Carlo Goldoni in Campo San Bortolomio, suggerì alla proprietaria di donarlo ai Musei Civici Veneziani. Quante storie meravigliose stratificate tra loro, chissà se accadono per caso, se è il destino sotto forma di serendipity, o perché i musei non nascono per essere musei.
Ca’ Rezzonico
Museo del Settecento Veneziano
Venezia Dorsoduro 3136
Tel. +39 041 2410100
carezzonico.visitmuve.it
Dott.ssa Elisabetta Lei una ambasciatrice culturale della Sua Città. Ogni settimana riesce a proporci un monumento della storia secolare della Serenissima, ogni angolo della Sua Venezia parla di bello e di arte. Guardando le magnifiche foto e quanto Lei ci racconta c’è da rimanere ammirati e ancora di più si comprende come questa preziosa Città vada protetta e conservata. Insieme alle opere d’arte vediamo degli spazi di grande pregio che invitato a tornare a Venezia per ammirare il bello e il raffinato. Grazie a Lei per il modo con cui riesce a farci conoscere Venezia.
Grazie Elisabetta scusami ma credo ci sia un errore S.Stin è vicino alla Fenice
Sempre molto interessanti i tuoi articoli
A presto Margherita
Cara Margherita grazie per il tuo apprezzamento ai miei articoli. Non è un errore, campo San Stin si trova nei pressi di San Giovanni Evangelista. La farmacia è proprio in campo San Stin. Mi sono sempre chiesta perché mi piace così tanto, forse perché in prospettiva appare lo splendido rosone della Basilica dei Frari. Anni fa guardando un programma di Alberto Angela ho scoperto che l’antica “ai Do San Marchi” era custodita a Ca’ Rezzonico. Così quando vado a vedere il Mondo Novo di Tiepolo faccio anche un salto in farmacia. Troverai tutte le informazioni sul sito del Museo con delle bellissime foto.
Chiedo scusa mi sono sbagliata pensavo a campo S.Fantin
Quanto splendore a Venezia, che sa incantare per le sue perle artistiche non affollate dalle masse scomposte che invadono la città.
Grazie, Elisabetta, perché ogni volta ci conduci per le vie dell’arte, senza che ci spostiamo da casa.
Buona estate a tutti