È il momento che tutti aspettavano. La finale (dopo un anno di campionato) tra le due squadre più forti del Paradiso. Un appuntamento immancabile. Al Monumental Stadium del Paradiso c’è un gran chiasso. Lo stadio è gremito: angeli, arcangeli, cherubini tutti schierati che inneggiano per il loro team. Per una volta nessuna tunica bianca. Maglia di ordinanza, vuvuzelas, striscioni. Qualche arcangelo timidamente prova un “Alleluja” subito zittito dalla curva. In tribuna, al posto d’onore, la Santissima Trinità. Al loro fianco Giovanni Paolo II, San Francesco d’Assisi e Ratzinger emozionatissimo per la sua prima volta. A quel punto una voce solenne. Gesù si alza in piedi e ricorda De Coubertin: “L’importante non è vincere ma partecipare. No! Scusate, non posso. Ho un cuore anche io! Forza Paradiso 1”. E uno strano sorriso nasce sulle sue labbra. Che sta succedendo? Sta per iniziare la classica finale: seggiolini pieni e chiacchiere pallonare in ogni dove. Poi, all’improvviso, dalla sala stampa le voci di Sandro Ciotti e Nando Martellini avvisano i tifosi spazientiti: “Si comincerà con qualche minuto di ritardo”.
Apriti cielo!

Lo sguardo degli affamati del gioco s’imbruttisce e giù per le gradinate cominciano a piovere una marea di “che diavolo succede?” Non è che qualche campione è indisponibile? Non si sa mai. Con l’influenza che gira magari qualcuno non scenderà in campo. O forse si sta discutendo se qualche giocatore è risultato positivo al tampone per il Covid che anche in Paradiso non scompare?
La stadio del Paradiso

Nella zona adibita agli spogliatoi c’è un via vai sospetto, i giocatori già in fase di riscaldamento entrano ed escono di continuo dal tunnel. Tra loro Paolo Rossi con la maglia numero 9 che parla a bassa voce con Lev Yashin e Sinisa Mihajlovic tutti giocatori del Paradiso 1. Martellini sottovoce si gira a Ciotti: “Ma secondo te cosa sta succedendo?”. “Vedrai, vedrai. Mi sa che c’è in serbo una sorpresa. Scommettiamo una birra? Sarà una gran finale”. In quel momento Colui che tutto sente e tutto vede appare in sala stampa. “Una birra? Scommetto anche io. Ma sono imparziale. Secondo me vince Paradiso 2 come lo scorso anno. Comunque se birra deve essere, solo a fine partita e da un litro!”. Ciotti e Martellini rispondono: “ Certo Signore, come vuole lei Signore. Offriamo noi a fine gara dopo le interviste”. “Bravi! Così si ragiona. Ci vediamo dopo. E fate il solito splendido lavoro! Nessun commento pro o contro eh! Mi raccomando! Ah, dimenticavo una cosa. Per le interviste e i commenti avrete una mano in più”.
Un commentatore d’eccezione

Sandro e Nando si guardano stupiti. Chi sarà mai? Allora il Signore si gira verso la porta della sala stampa. “Luca vieni dentro!”. Ciotti e Martellini non credono ai loro occhi! “Gianluca che ci fai qui? Staresti meglio in campo!” Allora il Signore zittisce i due. “Non è arrivato in tempo il transfert. Non può scendere in campo. Allora per stavolta farà il cronista il prossimo campionato gioca il Trofeo”. Nando e Sandro sono impietriti. Gianluca si avvicina elegantissimo. “Eh. Cosa volete che vi dica. Stavolta vi aiuto ma il prossimo anno vorrei tanto giocare con Sinisa e essere allenato da Vuja”. E il Signore silenzioso tra sé e sé “Oh me stesso! Qui c’è il fior fiore del calcio. Se penso al prossimo anno….”
Sta per iniziare il torneo Paradiso

Giù per i gradini che conducono alla porta della squadra pluricampionessa del “Torneo Paradiso” c’è la fila di giornalisti, scrittori, poeti, fotografi e artisti. Tra gli altri spicca Robert Capa attrezzato di tutto punto per le riprese fotografiche a bordo campo. Al centro della pista l’immancabile Nicolò Carosio con il microfono per far sentire la sua voce alla radio. Sembrerà strano, ma in Paradiso la Tv digitale non esiste, tantomeno Dazn o Sky Sport!
Sulle panchine si studiano le formazioni

Per il Paradiso 1(in rigorosa tenuta bianca) in panchina Enzo Bearzot richiama i suoi. “Paolo, Joahn, Diego, Lev, Valentino, Giacinto, Sinisa, Gaetano, Mariolino, Davide, Giampiero, Gerd, Tarcisio, venite subito qui. Devo spiegarvi come ci schieriamo. Quest’anno voglio vincere”. Il buon Bearzot dà una bella tirata alla sua pipa portafortuna e inizia: “Lev Yashin in porta; sulla sinistra Sinisa Mihajlovic, mi raccomando a te le punizioni! A destra Davide Astori. Al centro Gaetano Scirea con Giacinto Facchetti. Occhio a Garrincha e Zagallo ragazzi che quei due fanno male! A centrocampo Valentino Mazzola con accanto Joahn Cruijff al centro e Mariolino Corso ad appoggiarli. Diego Maradona a te il solito compito di affiancare Paolo Rossi. Mi raccomando. A disposizione Giampiero Boniperti, Gerd Muller, Tarcisio Burgnich”. A quel punto a Corso scappa una parola di troppo. “Mister ma siamo in 10! Come può sperare di vincere? Quelli sono campioni da tre anni!”. Bearzot non risponde. Un’altra tirata di pipa e sorride. “Fidati! So quello che dico”.
Paradiso 2

Rocco è visibilmente preoccupato. È scuro in volto. Guarda i suoi con la divisa celeste cielo che da tre anni li porta alla vittoria. Guarda l’arbitro Concetto Lo Bello da Siracusa e con la mano gli fa cenno per capire cosa sta succedendo. Al “Paron” non tornano i conti. Allora Nereo chiama i suoi ragazzi verso la panchina. “Fioi tutti qua che dovemo ciapar una decision! Ricardo Zamora in porta. In difesa Andrès Escobar con Nils Liedholm al centro. A sinistra Cesare Maldini, a destra Bobby Moore. A centrocampo giocano Socrates e Juan Alberto Schiaffino. Sulle ali ti va ti Garrincha su a destra e ti Zagallo ti va su a sinistra. Da drio alla punta George Best e davanti inizia Alfredo Di Stefano. Oh fioi. In panca pronti a verser la difesa come un melon Eusebio e John Charles. Poi Armando Picchi e Gunnar Gren. Oh Schiaffino, a tuto quel che se movi su l’erba, daghe. Se xe ‘l balon, no importa. Gavè capio?”
Le reazioni dei giocatori

Dagli spogliatoi non esce nessuno. Solo Capa prova ad avvicinarsi. Per il momento silenzio. Anche Lo Bello inizia ad innervosirsi. “Che sta succedendo?” Chiede con sguardo arrabattato Johan Cruijff. Cala il silenzio. Forse solo Maradona intuisce qualcosa. “Scommetti che ne abbiamo uno nuovo?”. Risponde Diego Armando Maradona. “Madre de Dios! Quante volte ho detto che non si possono tesserare nuovi giocatori appena prima della partita?”. A quel punto il Signore appare davanti a Diego Armando. “Cosa hai detto? Madre di chi? Vuoi giocare questa partita o ti faccio cacciare ancora prima?”. Maradona si getta in ginocchio. “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Non volevo. Lo siento Gesù”. Allora Gesù pone la sua mano sulla testa del pibe de oro e dice: “Per stavolta passi. Giochi. Ma credi in Me. La tua attesa sarà ripagata. Che sia la volta buona che vincete!”
Nel Paradiso 1 risuona la voce del capitano

Il capitano, l’olandese padre del Calcio Totale, per l’occasione scelto da Enzo Bearzot in persona, si fa largo tra la folla per urlare tutta la sua collera in faccia all’asso argentino che, in spogliatoio come in campo, fa sempre ciò che vuole. “Basta Diego. Ma che figure ci fai fare? Porti il numero 10! Sei una delle nostre punte di diamante e ti comporti così? Ma chi pensi di essere? Pelé?”
Ciò che non ti aspetti
Dallo spogliatoio prima silenzioso si alza un rumore strano. Le porte sbattono. Si aprono, si richiudono. Tutti si affollano davanti all’entrata. Nessuno capisce più niente. Dopo aver spostato un giornalista, poi due, poi un fotografo: ecco la porta che si apre con un calcio.

Spintone con i tacchetti e… SBAM! Silenzio totale. La rabbia lascia il posto allo stupore, Johan è il primo a capire. Un sorriso nasce sul viso di Bearzot. Pablito scambia uno sguardo di intesa con Lev e Sinisa. “Anche tu qui… Edson?…non dirmi che…”. “Ahimè: vi è rimasta una maglietta? Mi hanno convocato all’ultimo su decisione di mister Bearzot ma a parte scarpe e pantaloncini non ho altro”. “Prendi la mia 10!” dice Diego irrompendo nel discorso e facendo il gesto alla panchina di lanciargli un’altra maglia. “Prendi anche la mia fascia!” ribatte Johan. Pablito guarda Diego. “È la mia 20. In Spagna ve le abbiamo suonate. Indossala tu oggi”. Tutt’intorno lo spogliatoio s’avvicina: abbracci, pacche sulle spalle, qualche lacrima, e Lev che sorride. “Se non vinciamo quest’anno mi ritiro. Edson Arantes do Nascimiento, tu fai il tuo. Io oggi paro anche i sassi!”
Si dia inizio alla partita del Paradiso

A quel punto è tutto pronto. Al Monumental Stadium cala un silenzio spezzato solo dal fischietto di Lo Bello con il pallone e la monetina in mano. Adesso si fa sul serio. Lo Bello è una maschera impenetrabile. Da una parte c’è l’emozione, dall’altra il timore di non essere all’altezza di arbitrare una partita tra “mostri” del calcio. Fino a che è proprio l’ultimo arrivato a dare un freno alla tenerezza. Prende il pallone dalle mani dell’arbitro, sfodera quel sorriso che l’ha reso il più grande e dice: “Dunque signori, andiamo in scena?”. Rocco impreca: “Lo gavevo dito tanti anni fa (riferito a Pelé). Mi no credevo che un omo podessi far questo. E oggi me toca averlo contro! Casso!”