Di paradosso in paradosso. Per soddisfare le ambizioni localiste di alcuni “localisti” della terraferma, il Comune di Venezia potrebbe cambiare nome e divenire il Comune di Mestre. Una nuova denominazione del medesimo territorio, visto dal lato terra, con le spalle alle montagne, non più dal lato mare entrando dalla bocca di porto. Data la situazione attuale, in termini di rapporti numerici di residenti, i “localisti” avrebbero ragione.
Il paradosso
Sarebbe così riconosciuta, la realtà urbana di Mestre quale luogo abitato in modo permanente. Una città reale. Al contrario di Venezia, luogo di ricettività ad alto tasso di cambio di persone, allo scopo di visite brevi. Non più di due tre giorni. Il conglomerato costruito, l’addensamento edilizio, la conurbazione infrastrutturale, la rete viaria che connette la Valle Padana all’ Est Europeo, troverebbe il suo giusto riconoscimento linguistico geografico.
Infatti si dice, Stazione di Mestre. Mestre è uno snodo infrastrutturale di grandi dimensioni
La parte insulare di un Comune di Mestre, sarebbe riconosciuta per quello che è esattamente: un piccolo nucleo di grande importanza storica ma di peso politico nullo. Sia il Governo Regionale, che quello Locale dovrebbero finalmente attuare il tanto promesso trasferimento delle loro sedi, li dove risiede la maggioranza assoluta dei loro abitanti.
Il Comune in via Palazzo, la Regione decida lei
Costi enormi di gestione e grandi difficoltà logistiche andrebbero finalmente risolte! La città di Mestre, oggi si espande in termini edilizi verso Padova e Treviso ed i residui veneziani insulari che si trasferiscono in quella che era anticamente chiamata “terraferma” approdano nelle fasce più esterne verso la “campagna”. Diventano così i tanto disprezzati “campagnoli” di antica memoria!
Il paradosso del sindaco
Il Sindaco è un “campagnolo” dice ancor oggi, qualche ottantenne veneziano ormai un po’ rimbambito, con una tracotanza patetica e risibile. E aggiunge aggettivi non riferibili. Ma già va così! Modi di dire di una Venezia che non esiste più!
Il paradosso del dialetto
L’ attuale dialetto veneziano, erede della lingua ufficiale della Repubblica di Venezia, si parla a Mestre. A Venezia si parla bengalese, cinese, albanese, le lingue di persone che a Venezia oggi fanno i camerieri, i baristi, i gestori di ristoranti ed alberghi. Oltre agli innumerevoli idiomi espressi dai turisti. Venezia è oggi una vera Torre di Babele! Camminando per strada si odono lingue incomprensibili che rendono l’ ambiente estraneo. I veri stranieri a Venezia, sono i residui residenti, i pochi abitanti permanenti rimasti. Stranieri in una città’ che non è più loro. E molti se ne vogliono andare.
Il paradosso dei trasporti e dell’Università
Parallelamente, chi viene a lavorare a Venezia specialmente in attività non turistiche si lamenta, per le difficoltà dei trasporti. Gli interessati chiedono alle amministrazioni quale ragione ci sia a mantenere a Venezia attività che potrebbero essere rilocalizzate in zone accessibili ai mezzi di trasporto su gomma. Vedi ad esempio l’Università che è già ormai operante a Mestre in via Torino in nuove sedi allo scopo progettate e spazialmente organizzate con grande soddisfazione di chi vi opera. E chi si ricorda più di “Venezia città degli studi” e dei molti investimenti edilizi già fatti e già tramontati. La nuova casa dello studente è un gioiello, sempre utile anche per il turismo. Il vecchio Macello, ristrutturato ad uso universitario è direttamente accessibile dalla Ferrovia. Ma potrebbe divenire in futuro uno splendido albergo.
Ormai solo turismo sugli orizzonti lagunari!
Ad alcuni abitanti a Mestre, non interessa definirsi veneziani? Un distacco esistenziale sembra animarli? Un distacco più verso le Pietre di Venezia che verso quegli abitanti lagunari, che non ci sono più! Durante l’ultima grande acqua alta, da Mestre sui social, si leggeva: che “muoiano annegati” manifestando un “odio” profondo. Ma ad annegare sono state solo le “pantegane”.
Le sponde della laguna si avvicinano sempre più al nucleo storico! Strade, infrastrutture, porticcioli, parcheggi, capannoni, tendoni riducono sempre più il residuo spazio acqueo che separa i molli fondi lagunari da quelli fermi e solidi dell’ entroterra. La città d’acqua quasi fusa nella terraferma. In termini di geografia fisica da isola a penisola. Una città unica, tra la costa e il territorio padano va manifestandosi.
Negli spazi territoriali tra Venezia, Padova e Treviso si sviluppa una edilizia diffusa con caratteri di identificazione ridotti. Bene sarebbe dotare il territorio di elementi di preciso riferimento con l’inserimento di forme artistiche o di valorizzazione dei caratteri ambientali identitari. L’ acqua ed i suoi elementi di scorrimento a valle, così come la rete idraulica che caratterizza l’insieme territoriale. Le Ville Venete ed i relativi parchi erano segni tangibili della Venezia storica. Oggi le amministrazioni locali potrebbero promuovere elementi identitari qualificanti. Esiste ancora la Centuriazione Romana memoria di un uso del territorio che quasi nessuno ricorda più’ ma che sul suo esempio potrebbe produrre interessanti analogie.
Sul piano economico, esiste in via Torino a Mestre, una società la EiE Group che produce telescopi utilizzati in varie zone nel mondo, lontani eredi di Galileo Galilei che presentò al Doge il suo cannocchiale, più per scopi bellici che di osservazione astronomica. Era possibile vedere il nemico prima di essere visti! EiE Group lavora e produce in silenzio, per l’osservazione del silente spazio extra terrestre. In quel silenzio che permette la riflessione e la progettazione, come quello delle antiche acque lagunari.
Altino non esiste più così come Costanziaca ed Ammiana. A Torcello restano un campanile e due chiese. Venezia resiste ma sfidata dai cambiamenti climatici e dall’ innalzamento del livello marino. Il suo futuro è nelle mani di Mestre! Una nuova reale città nel nome di Venezia, se lo vuole davvero. Il suo futuro molto dipende da scelte politiche e sociali di qualificazione territoriale in una visione integrata del territorio.
La Baia di San Francisco e’ molto più’ grande della laguna, ma sempre Baia di San Francisco si chiama. Sui suoi bordi si collocano innumerevoli realtà urbane di grande rilievo scientifico e culturale sempre sotto la “protezione” di San Francesco.
Dove volano i leoni, scrive in un suo libro con grande fantasia Gianfranco Bettin! E che i leoni possono volare da Chioggia a Jesolo, sino a Padova e Treviso ed assieme alle aquile sulle Dolomiti. Con il permesso degli etologi animali e dei conservazionisti oltranzisti. Paradossi, paradossi, per il risveglio della mente!
Bellissimo articolo!