La creatività è un mondo misterioso in cui, se si ha fortuna, si ha a che fare con una fonte inesauribile. Tuttavia, può capitare che questa fonte conosca un’interruzione dovuta a tante ragioni. Non ultima la depressione causata da un forte trauma. E’ quello che accadde a un grandissimo compositore russo: Sergej Vasil’evič Rachmaninov, per il quale la musica, la sua musica era tutta la sua vita. Amava ripetere: “Io sono me stesso soltanto nella musica. La musica basta a una vita intera, ma una vita intera non basta alla musica”.
Rachmaninov e la depressione
Il trauma che causò il vuoto creativo al musicista avvenne nel 1897 quando a San Pietroburgo, Rachmaninov presentò la sua prima sinfonia, la n.1 in Re minore op.13. Un’opera sulla quale il compositore russo aveva profuso energie e fatica. Vi lavorò per otto mesi ininterrottamente. Inutile dire che fu un fiasco totale, dovuto anche a poche prove d’orchestra e alla direzione sgangherata e alcolica di Alexander Glazunov. Fatto sta, che Rachmaninov all’età di 23 anni precipitò nel tunnel della depressione per un lungo triennio.
Rachmaninov e la paura
Infelice, assolutamente incapace di scrivere una nota, terrorizzato dall’idea di essere nuovamente fischiato dal pubblico, si racconta che il compositore fu invitato a casa di Lev Tolstoj per suonare e che lo scrittore lo abbia aspramente criticato. Per colui che fu notato e sostenuto dal grande Tchaikovski, fu un ulteriore smacco: sono eloquenti le immagini che ritraggono l’artista in quel periodo così difficile, appoggiato sullo schienale di una poltrona, lo sguardo perso nel vuoto di un’insanabile tristezza.
Cosa fare?
La psicanalisi era agli albori, certo Sigmund Freud indagava la mente e l’anima, interpretava i sogni, elaborava le sue straordinarie teorie sull’inconscio, tuttavia una situazione come quella che stava vivendo il compositore russo, non era ascrivibile ai disturbi mentali da manuale. In ogni caso, non da dover sollecitare un intervento sanitario d’emergenza.
Rachmaninov e gli amici giusti
La malinconia non passava e l’idea di mettere su carta un’altra opera, era lontana anni luce dalle intenzioni. Rachmaninov aveva un obiettivo importante: scrivere un concerto per pianoforte e orchestra, qualcosa che cancellasse il ricordo della prima a San Pietroburgo. Come fare? Gli amici gli suggerirono di rivolgersi al medico psichiatra Nikolaj Dahl che curava i propri pazienti anche attraverso l’ipnosi.
Chi era Dahl
Dahl era musicofilo e amante dell’arte per cui il musicista affidato alle sue cure poteva anche disquisire e confrontarsi con una persona competente. Nel corso delle sue sedute Dahl ripeteva a Rachmaninov che avrebbe scritto il più bel concerto per pianoforte che si fosse mai sentito, e fu proprio così.
L’ipnosi funziona
Grazie al medico, Rachmaninov riuscì a scrivere un’opera monumentale: il celebre Secondo concerto in do minore op.18, realizzato tra il 1900-1901. Fu eseguito con il compositore come solista alla Società Filarmonica di Mosca nel 1901, a dirigere l’orchestra il cugino dell’autore, Alexandr Ziloti.
Rachmaninov lo ringrazia
Il secondo concerto che consacrò al pubblico il musicista russo e lo catapultò sulla scena mondiale, fu dedicato a Nikolaj Dahl ed è singolare analizzarne l’andamento. A partire da quell’inizio sorprendente fatto di 8 accordi drammatici che introducono l’ingresso dell’orchestra marziale e cadenzato, e quel secondo movimento che è entrato nella storia della musica. L’adagio dal tema romantico e delicato accompagnato dai violini che sussurrano la cadenza iniziale portandolo all’apice di una struggente ma meravigliosa malinconia. Infine, il terzo movimento che riprende il tema iniziale e lo sviluppa in un crescendo sinfonico col cambio di tonalità in do maggiore che va a terminare in un tripudio virtuosistico del pianoforte, protagonista dell’intera opera e punto di arrivo di tutti i pianisti.
Una bella domanda
Chissà se quegli otto accordi iniziali del concerto n. 2 di Rachmaninov, non siano il ritmo indotto dall’ipnosi di Dahl durante le sedute col compositore. Questo rimane un segreto, ma ascoltando il celebre concerto per pianoforte di Rachmaninov, non si può non correre col pensiero a quello strano e suggestivo episodio della vita dell’artista.