Si discute negli ambienti di Bruxelles sul processo dell’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea che presenta, comunque, degli ostacoli per la sicurezza, la stabilità e coesione dell’UE stessa, tanto da rallentare l’inizio del percorso. Nell’ipotesi in cui si arrivasse ad un accordo per il cessate il fuoco del conflitto russo-ucraino e un congelamento dello scontro bellico attraverso un armistizio, resterebbe da risolvere la questione territoriale fra Ucraina e Russia. Specialmente con riferimento ai territori della Crimea e del Donbass occupati con la forza militare russa. In sostanza: l’accoglienza dell’intera Ucraina nella famiglia UE, potrebbe comportare la partecipazione dell’UE e dei suoi Stati membri alla controversia territoriale.
Se ci fosse l’entrata che accadrebbe?

Cosa succederebbe se la Russia decidesse di non rispettare più l’accordo armistiziale e riaccendere lo scontro militare con l’Ucraina, nel frattempo diventato membro dell’UE? In quel caso gli Stati dell’Unione verrebbero chiamati, nel quadro dei criteri della mutua assistenza e solidarietà sanciti dai trattati. Qualora ciò dovesse avvenire, l’Italia e gli Stati membri UE rischierebbero di essere coinvolti in una guerra contro la Russia sul territorio ucraino, pur di assistere e porgere solidarietà all’Ucraina membro dell’Unione stessa.
Un’entrata difficile

Non accadrebbe, però, qualora l’Unione decidesse di non entrare nel conflitto a fianco di uno Stato membro per il timore di far fronte alle perdite di propri uomini o di confrontarsi con una superpotenza dotata di armi di distruzione di massa. Allora l’impegno sancito nei trattati dell’UE subirebbe un blocco. Non solo: sarebbe improbabile che l’Ucraina, ipoteticamente membro dell’UE, possa essere supportato manu militari dalla NATO, per la semplice ragione che essa non è membro di tale organizzazione militare.
Facciamo un’ipotesi

Ammettiamo che Mosca e Kiev raggiungano un accordo di armistizio che duri per molti anni anche senza un trattato bilaterale di pace. Sarebbe arduo arrivarci con l’Ucraina nell’UE ed andare avanti con le politiche europee che rischierebbero di finire nell’agone monopolizzato russo.
Oltre ai rischi e forti timori per un’eventuale entrata ucraina nell’UE, vi è un altro criterio strutturale non favorevole a Kiev. Dopo l’ingresso di alcuni Paesi dell’ex blocco sovietico, la capacità dell’Unione di integrare muove entità statali ha subito un forte rallentamento.
I motivi che bloccano l’entrata

E ci sono anche due non trascurabili motivi. 1) Accettare la candidatura dell’Ucraina, mentre è in corso la guerra, potrebbe causare il mancato raggiungimento per un cessate il fuoco. 2) Portare avanti il processo dell’ingresso ucraino dove una parte territoriale è sotto il controllo russo esporrebbe i negoziati alla pressione del Cremlino. Nel senso che se Mosca dovesse intensificare il conflitto nei prossimi anni contro l’Ucraina mentre è candidata nell’Unione, metterebbe gli Stati membri UE dinanzi a un bivio. Intervenire manu militari per tutelare l’Ucraina per continuare a portare a termine l’allargamento o congelare il iter procedurale di adesione. In quest’ultimo caso si avrebbe una Russia in veste di arbitro. E in grado di mettere paletti con l’impiego della forza attorno al tema dell’allargamento UE.
Il mio giudizio

Oggi come oggi, se si vuole evitare di complicare ancora di più le cose non rimane all’UE e ai governi degli Stati membri che ripensare maggiormente alla politica estera, di vicinato, di sicurezza e difesa al di là della questione dell’allargamento. Almeno in questo momento.