Colleziono elefanti da decenni, adoro il surrealismo e gli arcani di questa corrente letteraria e artistica, mi chiedo se la Biennale 2022 è stata realizzata sulla base dei miei desideri. Domanda autoreferenziale ma oggettivamente sincera perché la monumentale elefantessa di un verde iperrealista che ti accoglie ai Giardini sotto la volta del Padiglione Centrale è stupefacente. Con il piedistallo misura 4 metri e 20. Appartiene all’artista tedesca Katharina Fritsch Leone d’Oro alla carriera, assieme alla cilena Cecilia Vicuña. L’Esposizione Internazionale d’Arte, giunta alla 59a edizione, propone un tema incantato: “Il latte dei sogni” che fluttua nell’inconscio come una cometa tra gli spazi siderali. Titolo che la curatrice Cecilia Alemani ha preso da un libro di favole della scrittrice e pittrice surrealista britannica Leonora Carrington (1917-2011), definita da Max Ernst che la amò: “La sposa del vento”. Il racconto di Leonora descrive un mondo nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altro, attraverso la visione di creature fantastiche.

Il latte dei sogni e il suo percorso

Un percorso immaginario che si materializza nell’edizione della Biennale odierna accompagnando il visitatore attraverso le metamorfosi dei corpi e di tutte le definizioni dell’umano, nel momento più difficile per la sopravvivenza globale minacciata da pandemie e guerre.
Dal Padiglione Centrale dei Giardini, all’Arsenale, sino agli eventi collaterali disseminati negli angoli più belli della città. Artisti provenienti da 58 nazioni, 1433 opere e 80 nuove produzioni.
Il dato più significativo: 191 autrici e 22 autori. Vogliamo chiamarla Biennale delle donne? Meglio di no

A proposito della nutrita presenza femminile, Cecilia Alemani ha risposto così a questa domanda: “Il rischio più grande è che la definiscano la Biennale delle donne. Ma poi, che cosa significa? Per decenni e decenni nessuno l’ha mai chiamata la Biennale degli uomini!”
Finalmente! Il genere non ha nessuna importanza, l’arte è una pluralità di voci. La Biennale 2022 si muove essenzialmente attorno a tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e la loro metamorfosi, la relazione tra gli individui e le tecnologie, le connessioni tra i corpi e la Terra. È ancorata da cinque “capsule del tempo” a carattere storico che riuniscono opere d’arte e oggetti provenienti da diverse aree geografiche e movimenti dal XIX secolo in poi, per fornire ulteriori strumenti di approfondimento e introspezione sui temi proposti.
Il latte dei sogni. Un viaggio?

Secondo la curatrice “Il latte dei sogni” immagina un viaggio trans-storico che non ruota attorno a sistemi di eredità o conflitto, ma procede per rapporti simbiotici, solidarietà e sorellanze, incontrando lungo il tragitto artiste e artisti che hanno radicalmente ripensato le categorie dell’umano e del sé.
Visioni oniriche sospese tra l’apocalittico e il meraviglioso, quel senso vertiginoso di stupore come l’incontro con creature aliene, l’arte è anche questo. Basti pensare alle opere di Simone Leigh, Leone d’Oro come miglior artista per la monumentale scultura all’ingresso dell’Arsenale. Rigorosamente ricercata, realizzata con virtuosismo, potentemente suggestiva, davvero un’icona perfetta e maestosa.
Il Latte dei sogni premia l’America



La scultrice afroamericana è nata a Chicago nel 1967 e vive a New York. È la prima donna nera a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. Tra gli artisti americani più importanti e completi, si muove tra scultura, installazioni, video, performance. Da sempre esplora la soggettività femminile e l’emarginazione delle donne afroamericane nella società.
Per i grandi riconoscimenti è tempo di leonesse

Il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale è andato alla Gran Bretagna con Sonia Boyce artista di origini afro-caraibiche che vive e lavora a Londra. La sua installazione accoglie il visitatore con il suono affascinante del canto a cappella. L’artista fa parte anche del Black Arts Movement. Un premio all’arte militante quindi, contro ogni discriminazione e a favore delle varie identità culturali e artistiche.
Il Latte dei sogni arriva anche in Africa

Da vedere assolutamente il Padiglione dell’Uganda, menzione speciale della Giuria. Si tratta della prima partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia. Un riconoscimento alla visione e all’impegno degli artisti di questo paese che nella scelta dei materiali propongono un messaggio di sostenibilità, non solo etico, ma anche molto affascinante. Storia di terre e di paludi che, come hanno detto i protagonisti durante la premiazione, sono state sfruttate quasi fino all’estinzione.


Indubbiamente l’edizione 2022 si è formata in tempi tumultuosi e oscuri, concepita e realizzata tra grande instabilità e incertezza. La pandemia ha indotto la Biennale a posticipare l’evento, circostanza molto rara, dal 1895 si era verificato soltanto durante i due conflitti mondiali.
Il Latte dei sogni in risposta agli attuali tragici eventi
Ecco cosa ha scritto Cecilia Alemano a proposito dell’isolamento e della sua organizzazione da remoto: “In questi interminabili mesi passati di fronte a uno schermo mi sono chiesta più volte quale fosse la responsabilità dell’Esposizione Internazionale d’Arte in questo momento storico e la risposta più semplice e sincera che mi sono riuscita a dare è che la Biennale assomiglia a tutto ciò di cui ci siamo dolorosamente privati in questi ultimi due anni: la libertà di incontrarsi con persone da tutto il mondo, la possibilità di viaggiare, la gioia di stare insieme, la pratica della differenza, della traduzione, dell’incomprensione e quella della comunione”.
Parole che acquisiscono un valore immenso alla luce dei nuovi e drammatici eventi provocati dalla guerra, scenario terribile che sta sconvolgendo gli equilibri internazionali. La Biennale, da sempre specchio dei tempi, accoglie, lancia messaggi, si trasforma in corso d’opera.
Ucraina presente

“Essere qui è fantastico” ha detto ai giornalisti Pavlo Makov che rappresenta l’Ucraina con un’opera che omaggia Venezia: “The Fountain of Exhaustion. Acqua alta”, all’Arsenale.
L’artista è orinario di Charkiv, una delle più importanti città dell’Ucraina, durante la seconda guerra mondiale fu epicentro di scontri che la distrussero quasi totalmente. Aveva concepito quest’opera nel 1995, simbolo di un paradosso della vita: un fiume che sfocia in un altro. Eppure, entrambi si esauriscono e si prosciugano. Appare come un insieme comunicante di imbuti attraverso i quali scorre l’acqua. “La fontana dell’esaurimento” era pronta per Venezia, ma le sirene della guerra hanno modificato quello che doveva essere uno straordinario viaggio nell’arte trasformandolo in un tracciato lunghissimo a ostacoli, attraverso check point di soldati e sotto la minaccia dei bombardamenti. Ora finalmente è in Italia.
Il Latte dei sogni la Piazza Ucraina

Ai Giardini possiamo trovare anche Piazza Ucraina, l’installazione allo Spazio Esedra ha lo scopo di dare voce agli artisti di questa comunità martoriata. Accanto al Padiglione Centrale e a quello degli Stati Uniti spicca un totem di sacchi bianchi. In questo luogo ogni visitatore può lasciare commenti, impressioni, valutazioni personali. Un dialogo aperto con il mondo.
La Russia si ritira

Chiuso invece il Padiglione Russo dopo le dimissioni del curatore Raimundas Malašauskas che in un post in rete ha scritto: “Non posso continuare a lavorare su questo progetto alla luce dell’invasione militare russa e del bombardamento dell’Ucraina. Questa guerra è politicamente ed emotivamente insopportabile”.
E pensare che tutto era pronto nei minimi dettagli per l’evento. Gli organizzatori avevano presentato una riflessione sul 1914, anno dell’inaugurazione. L’intervento era un omaggio alla grande tradizione russa della danza classica e del balletto. Un flusso concettuale tra materia e tecnologia, tra futuro e passato, tra morti e vivi, tra il giorno e la notte, “preparandosi per il domani, sia esso catastrofico o luminoso, o entrambi”. Sembra profetico.
Il Latte dei sogni e l’Italia


Evocativo e affascinante il tema del Padiglione Italiano all’Arsenale: “Storia della Notte e Destino delle Comete”. Opera di Gian Maria Tosatti con la curatela di Eugenio Viola che fonde riferimenti letterari, arti visive, teatro, performance. Narra il difficile equilibrio tra Uomo e Natura, tra i sogni e gli errori del passato, l’ascesa e il declino del miracolo industriale italiano. Il panorama composto da distese di capannoni, fulcro del percorso, induce a scenari disastrosi a livello ambientale.
Ritorno ai Giardini


Torniamo ai Giardini perché ci attrae come un incantatore di serpenti, il Padiglione della Corea del Sud, si intitola “Gyre” che possiamo interpretare come vortice o spirale. Con le sue installazioni, l’artista esplora l’universo influenzato da eventi cosmici, atmosfera, luce e natura. Identifica il mondo come un labirinto, dove coesiste il movimento nell’immobilità e l’immobilità in movimento.
Il Latte dei sogni spiegato dal Presidente

Queste sono solo alcune impressioni sulla Biennale 2022, non è corretto dare suggerimenti o indicazioni dettagliate, sarebbe come, citando Borges, scoprire che non siamo noi i protagonisti del sogno che stiamo facendo, ma in realtà è qualcun altro a sognarci. Insomma piena libertà, l’arte è una conquista individuale, intima e segreta. È anche, come ha scritto il Presidente della Biennale Roberto Cicutto nella presentazione, “Un viaggio alla fine del quale non ci sono sconfitti, ma si configurano nuove alleanze generate dal dialogo fra esseri diversi (alcuni forse prodotti anche da macchine) con tutti gli elementi naturali che il nostro pianeta (e forse anche altri) ci presenta.
Dal Latte dei sogni al Guggenheim
Se vi piacciono le deviazioni, dopo la Biennale (questa volta il consiglio è doveroso), troverete alcune risposte al mistero visitando la straordinaria mostra: ”Surrealismo e magia. La modernità incantata” al Museo Guggenheim.
Cosa li unisce
Leonora Carrington, autrice de Il latte dei sogni, è stata per alcuni anni compagna di Max Ernst, un rapporto intenso e burrascoso, in seguito lui sposerà Peggy Guggenheim. Durante la loro relazione lui dipinge Leonora come strega e incantatrice e lei lo ritrae come alchimista, eremita, figura sciamanica. Possiamo ammirare i due dipinti, quello celebre di Max Ernst appartiene al museo veneziano, mentre Il dipinto della Carrington viene da Edimburgo. Una grande occasione per ammirarli insieme.
Ma questo è un viaggio che faremo prossimamente
L’arte è un antidoto miracoloso, ci aiuta ad affrontare le insidie più grandi e terribili, per questo provo sempre un senso di struggente sconforto quando leggo notizie quali cancellazione di convegni sui grandi scrittori russi o annullamento di balletti come Il lago dei cigni. Se dovessimo applicare questo tipo di sanzione culturale ad ogni evento, resterebbe davvero molto poco da vedere nel mondo.
Photo by Andrea Avezzù. Courtesy: La Biennale
Info:
Biennale Arte 2022 “Il latte dei sogni”
23 aprile – 27 novembre 2022
Giardini / Arsenale / Forte Marghera
dal 23 aprile al 25 settembre, ore 11 – 19
dal 27 settembre al 27 novembre, ore 10 – 18
solo sede Arsenale, fino al 25 settembre: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20
Chiuso il lunedì (tranne i lunedì 25 aprile, 30 maggio, 27 giugno, 25 luglio, 15 agosto, 5 settembre, 19 settembre, 31 ottobre, 21 novembre)
Acquisto biglietti e visite guidate esclusivamente online.
Presso gli Infopoint presenti in sede di mostra (Giardini in Viale Trento e Arsenale in Campo della Tana) è attivo un servizio di cortesia per i visitatori per l’assistenza all’acquisto del biglietto di ingresso e delle visite guidate.
È disponibile un servizio di assistenza telefonica al numero 041 5218828
Dott.ssa Elisabetta, grazie per questa ampia e raffinata panoramica sulla Biennale Arte 2022 “Il latte dei sogni”. Il primo argomento che mi ha colpito, a parte l’elefante, è che la Giuria si è rivolta anche ad un territorio meno praticato dagli artisti “occidentali”. Le arti legate all’Africa e ai Caraibi hanno suscitato un grande interesse, hanno ottenuto riconoscimenti importanti, e questo, a mio avviso, è una promozione anche di culture certamente creative, ma non ancora pienamente inserite in canoni. La presenza di così tante donne mi rallegra, non distinguo mai un lavoro se è stato fatto da un uomo o da una donna, però i numeri che ci ha fornito sono importanti a favore delle donne. Quanto scritto sulla presenza Ucraina e sull’assenza del padiglione della Russia, si commenta da solo, sono le due facce tristi di una stessa medaglia. La foto dell’ex industria italiana mi ha suscitato tanta tristezza. Il lavoro perso, il lavoro portato fuori dall’Italia e poi oggi siamo diventati dipendenti per ogni componente da questi Stati manifatturieri. Mi auguro, che l’Italia riscopra la voglia di produrre tutto ciò che le occorre, anche dall’arte può giungere uno stimolo verso una sana autarchia.