Fallito nuovamente l’accesso al Mondiale, il calcio italiano deve interrogarsi sui suoi sistemi e prendere in considerazione nuovi modelli, abbandonando definitivamente un metodo ormai superato. Altri paesi, alcuni anche storicamente dietro al nostro, hanno saputo aggiornarsi e adesso possono godersi nazionali e squadre di club che guardano l’Italia calcistica dall’alto. Occorre dunque prendere spunto dai migliori. In esclusiva nazionale abbiamo intervistato per primi Mauro Zironelli, allenatore tra le altre della Juventus U23, del Mestre e del Modena e una lunga carriera in serie A (con la Fiorentina sfiorò la Coppa Uefa nel 1990). Di recente volato in Spagna proprio per fare questo ed arricchirsi e ampliare la propria visione. Ospite degli allenamenti delle cantere di alcune nobili squadre del calcio spagnolo, Mister Zironelli ha studiato e assistito a metodologie di lavoro molto diverse dalle nostre. Per primi l’abbiamo intervistato a 360° per sapere cosa ne pensa dal suo osservatorio d’eccezione.
Mister Zironelli, cosa sta facendo in questo periodo?

“Cerco di aggiornami il più possibile, guardando partite e girando non solo per l’Italia. Di recente sono stato in Spagna, dove ho assistito agli allenamenti delle giovanili del Barcellona, della Real Sociedad e dell’Athletic Bilbao. Mi piace come lavorano, prediligono l’aspetto tecnico e non badano al discorso fisico tanto quanto noi. La tecnica per un giocatore deve fare la differenza, non può passare in secondo piano, l’Italia dovrebbe migliorare in questo. Nei settori giovanili i giocatori vengono fatti arrivare un’ora prima al centro sportivo per perfezionare la performance fisica, ma così ci dimentichiamo del lavoro con il pallone”.
Zironelli, in Italia ci sono squadre che fanno eccezione?

“Poche, penso al Sassuolo degli ultimi anni e alla Fiorentina di questa stagione, ma in generale siamo indietro rispetto agli altri paesi. Germania e Inghilterra si sono aggiornate e hanno cambiato metodi, l’Italia non lo ha fatto e ne paga le conseguenze a livello europeo”.
Lei ha lavorato per la prima ed unica squadra B presente in Italia, la Juventus. Dobbiamo insistere su questo modello?

“È stata un’esperienza dura, eravamo il primo club italiano a proporre questa novità e andava iniziato un nuovo lavoro cominciando da zero, non essendoci precedenti. Con il tempo la qualità del lavoro è migliorata e siamo stati bravi a convivere con le tante polemiche mediatiche che si vennero a creare, culminate con lo sciopero dei tifosi per l’iscrizione al campionato di una squadra inedita sotto tutti i punti di vista. Nessun altro club italiano ha aderito al progetto, che in altri paesi porta risultati da tanti anni. Pensiamo alla Spagna e alla Germania. Si tratta del metodo migliore per far crescere i giovani, rendendo meno alto il gradino che dalla primavera porta nel calcio dei grandi”.
Zironelli, come ha vissuto il passaggio da calciatore ad allenatore?

“Scegliendo di iniziare ad allenare le giovanili, il mio impatto con il nuovo mondo è stato morbido e fatto di step. Vivi in un altro modo, non pensi più a te stesso ma a tante persone, delle quali devi prenderti cura e cercare di farle stare bene, pur sapendo dei problemi che possono avere nella loro vita privata. L’ambiente rimane comunque quello e mi piace vivere lo spogliatoio, ma se rinascessi sceglierei ovviamente di essere un calciatore (dice ridendo)”.
Zironelli, lei ha giocato in alcuni degli anni più belli per la Serie A, come si è evoluto il nostro campionato?

“Sono stato fortunato a vivere i periodi più belli della Serie A, quando il nostro era il campionato europeo più importante e le squadre erano zeppe di campioni e dei capitani delle nazionali più prestigiose, come il brasiliano Dunga, con il quale ho giocato alla Fiorentina. Sono stato compagno prima di Baggio e poi di Batistuta, e la domenica affrontavamo Maradona o Gullit e Van Basten. Non a caso in quegli anni le finali europee erano spesso tra squadre italiane, che cambiavano ogni stagione, da Fiorentina-Juventus e Inter-Roma a Lazio-Inter e Parma-Juventus. Una squadra del nostro paese arrivava sempre in fondo alla competizione, è capitato anche a Napoli e Torino e ovviamente al Milan, che ha vinto tanto. A livello economico siamo stati superati e di conseguenza purtroppo si è abbassato il livello tecnico”.
Lei ha portato Riccardo Gagno al Modena, l’uomo copertina dell’ultimo periodo che con il suo gol si è fatto conoscere da tutto il mondo

“Pensi che quando lo schierai alla prima giornata le critiche a riguardo furono tante, anche da parte della dirigenza che non condivideva la mia scelta. Alla fine è stato il portiere titolare della promozione in Serie B e sono contento che proprio il suo gol sia stato decisivo per la vittoria del campionato. Che strano il destino, no?”.