In un momento in cui il nostro Paese sta attraversando momenti difficili a livello energetico anche per il forte aumento dei prezzi, era necessario che l’Italia facesse la propria parte per superare il problema. Anche per questo ha deciso di partecipare alla pianificazione del gasdotto EastMed, che potrebbe assegnare al nostro Paese il ruolo di cuore centrale del gas per l’Europa al fine di contrastare i timori della transizione dell’energia.
Lo sfruttamento del gas
Non possono non considerare i rischi, quando l’oleodotto giungerà nella provincia salentina, connessi all’attraversamento della zona economica della Turchia, a causa dell’ancora non trovata soluzione dello scarso sfruttamento delle potenziali risorse energetica della nostra zona economica esclusiva. Tralasciando i dissapori del secolo scorso tra l’Italia e la Grecia sulla questione delle ambizioni italiane sul Dodecaneso e sull’Asia minore, si può dire che Roma e Atene sono riuscite nel secondo dopoguerra ad avviare una proficua collaborazione fino al trattato sulla delimitazione della zona economica esclusiva del 2020 che ha permesso alle autorità elleniche di delineare, una volta per tutte, un primo tratto della sua frontiera marittima.
Il summit del gas
L’Italia ha partecipato, qualche anno fa, al summit del gas dell’area mediterranea orientale al quale hanno aderito Cipro, Egitto, Giordania, Grecia e, infine, l’autorità nazionale della Palestina, aprendo un varco per la concretizzazione del piano.
Il gasdotto ionico
La decisione di Roma di dare inizio alla costruzione del tratto ionico dell’infrastruttura potrebbe essere di grande utilità per il nostro Paese circa il fabbisogno energetico, comportato dalla recente crisi del gas. Il gruppo che dovrà avviare il progetto ha il diritto di piazzare delle condotte sul fondo di mare della zona economica esclusiva: lo Stato rivierasco non potrà inibirne la posa, ma sarà necessario che il consorzio sia soggetto al consenso dello Stato costiero. Ovviamente per poter iniziare la pianificazione dell’oleodotto occorrono tutte le autorizzazioni greche e turche.
Italia cuore del gas
L’idea di rendere il nostro Paese un centro del gas ha certamente una linea razionale sul piano economico, che risponde alla necessità di una piena sicurezza energetica negli Stati membri dell’Unione europea. Questo anche per non continuare a dipendere dalla Russia per l’approvvigionamento energetico. Anche se si deve attendere il pronunciamento degli organismi UE circa la conformità del gas rispetto agli scopi di decarbonizzazione, l’Italia è consapevole che ci vorranno tempi lunghi per la sostituzione del carbone con il gas. Solo che attendere troppo comporta per i cittadini il salasso dei consumi energetici e il problema dell’inverno che si sta avvicinando.