La battaglia per tutelare il Prosecco italiano dalle insidie del Prosek croato, anche se, a dire il vero, il problema sta unicamente nella denominazione trattandosi infatti di due vini completamente diversi, fa registrare un ulteriore e preoccupante segnale che arriva dall’Unione Europea.
Il Prosek e il Commissario all’Agricoltura Ue
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Janusz Wojciechowski, rispondendo ad una lettera degli europarlmentari della Lega ha sostanzialmente dato il via libera alla richiesta, da parte della Croazia, di iscrivere il vino ‘Prosek’ nell’elenco delle indicazioni geografiche tutelate dall’Ue. “La risposta del Commissario, purtroppo, – sottolinea l’onorevole Rosanna Conte – non fa che alimentare le nostre preoccupazioni. Secondo Wojciechowski, infatti, ‘l’omonimia’ tra il Prosecco e quello croato ‘da sola non è un fattore sufficiente per il rigetto di una domanda e due termini omonimi possono coesistere a determinate condizioni. Nella lettera il Commissario non fa nessun accenno all’aspetto centrale di questa vicenda. Ossia che la denominazione d’origine del Prosecco, al contrario del prodotto croato, lega inscindibilmente il suo nome a quello di un territorio ben definito e di grande valore: le colline del Prosecco. Che sono tra l’altro iscritte nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Non si tratta solo di omonimia, dunque, ma di difendere da forme di concorrenza sleale una eccellenza del made in Italy che ha radici ben definite”.
Prosecco, Prosek e imitazioni
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Il Prosecco fa i conti da tempo con falsi e imitazioni in giro per il mondo. “Consentire ciò all’interno del mercato europeo vuol dire tradire i principi su cui di basano i regimi di qualità dell’Ue”, sostiene la Conte. Di fatto la Croazia ha aperto una sorta di nuovo caso per il vino italiano dopo quello sul Tocai con una “guerra” legale nei confronti del Tokaij ungherese. Che vide però l’Italia uscire sconfitta. Ciò era conseguente al fatto che Tokaij è un luogo geografico. Pertanto protetto dalla norme europee. Diversamente da Tocai italiano che era ed è solo un vitigno, e da qui al nostro paese venne imposto il cambio del nome. Il famoso Tocai friulano è divenuto solo Friulano.
Posek contro Prosecco
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Ora lo scontro è basato su una situazione diversa e il Prosecco dovrebbe avere tutte le carte in regola per giocarsi la difesa della denominazione. Nonostante questa “apertura” giunta dal Commissario europeo che ha allarmato le organizzazioni del settore oltre che i produttori nonché le stesse regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. Come riferisce ancora l’onorevole Conte, “la procedura di valutazione del Prosek è in corso. Per cui il nostro governo deve attivarsi per fermare un nuovo scippo al made in Italy”.
Anche il PD a difesa
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Una posizione questa che è stata condivisa anche dal segretario del PD del Friuli Venezia Giulia Cristiano Shaurli. Il quale ha dichiarato che “ dobbiamo far sentire uniti la nostra voce per tutelare il Prosecco dalle insidie croate per il riconoscimento della denominazione Prosek”. E in Consiglio regionale del Fvg è stato il consigliere leghista Diego Bernardis a presentare un ordine del giorno che ha trovato tutti concordi. Nel quale viene ribadito che “il Prosecco è il vino più esportato al mondo e in Friuli Venezia Giulia. Vi sono produzioni di grandissima eccellenza che vanno tutelate e valorizzate. La richiesta avanzata dalle autorità di Zagabria, nel caso fosse accolta dall’Unione europea, aprirebbe le porte a tantissimi altri maldestri tentativi di imitazione dopo il Meer-secco, Kressecco, Semisecco o Consesso”.
Interviene Zaia
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Sul versante veneto l’attenzione è ancora più forte, con il Presidente Luca Zaia che già aveva avuto modo di intervenire affermando che “è scandaloso che l’Europa consenta di dare corso a simili procedure. Non si tratta soltanto di scongiurare la confusione sui mercati ma di salvaguardare un diritto identitario. Stiamo parlando di prodotto che riconosciuto con la massima denominazione, la DOCG, con precise zonazioni.”
Caner e il Prosek
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Da parte sua, l’assessore regionale all’agricoltura, peraltro coordinatore della commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni Federico Caner, ha espresso “preoccupazione per la decisione che l’Unione europea dovrà prendere in relazione alla richiesta croata per il riconoscimento della denominazione Prosek”. Aggiungendo che “si ha l’impressione che attraverso l’escamotage dell’italian sounding si voglia portare un attacco non solo al prosecco italiano, ma più in generale al Made in Italy che proprio nell’enogastronomia ha una delle sue punte di diamante”. “Porterò il tema all’attenzione della commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – ha aggiunto Caner -. E ne discuterò con gli assessori per valutare ogni utile iniziativa. Se arriveremo ad una posizione concorde sul tema, interesserò il Presidente Massimiliano Fedriga affinché se ne possa discutere anche in sede di Conferenza Regioni”.
Cos’è il Prosek
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Nello specifico, il Prošek è un vino dolce da dessert prodotto nella sud della Dalmazia, da uve appassite. L’uva Glera non è prevista nel disciplinare. L’uvaggio stabilito riguarda i vitigni Bogdanuša, Maraština, Vugava e Plavac Mali. Si tratta di uve autoctone croate (le prime tre a bacca bianca, l’ultima a bacca rossa), che danno vita a un passito generalmente molto costoso. Qualcosa di simile al Vino Santo, dunque. In Croazia se ne producono complessivamente 80 milioni di bottiglie.
Il parere di Coldiretti
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Ma per Coldiretti, visto il nome, si tratta comunque di «un attacco al Made in Italy e al Prosecco nazionale». Per Coldiretti il successo del Prosecco nel mondo ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti: “Il falso Made in italy alimentare vale 100 miliardi nel mondo dove 2 prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale.” “Non possiamo tollerare che la denominazione protetta ’Prosecco’, una delle più emblematiche a livello Ue, diventi oggetto di imitazioni e abusi, in particolare nell’Unione europea”: così aveva scritto il coordinatore del Gruppo S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro, al commissario all’Agricoltura Ue, Janusz Wojciechowski, evidenziando che “Prosek altro non è se non traduzione in lingua slovena del nome Prosecco… Senza contare che, al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione ’Prosěk’. Consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco”.
Patuanelli
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C’è da dire, peraltro, che il Ministro delle Politiche Agricole, il triestino Stefano Patuanelli, ha già avuto modo di intervenire a difesa del Prosecco DOP definendolo “un valore per le nostre produzioni” e dichiarando che “dobbiamo difendere le capacità di produzione dei territori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, perché il Prosecco è uno solo e, come tante nostre eccellenze, va assolutamente difeso “. La palla, quindi, ora è nelle mani dell’Unione Europea che potrebbe assumere una decisione ufficiale già subito dopo l’estate.