È la notte del 21 gennaio del 2000. L’ambulanza e le forze dell’ordine vengono contattate per intervenire presso un’abitazione di Legnago, in provincia di Verona. I paramedici e i militari entrano nell’appartamento e trovano, immobile, un uomo, accanto al corpo privo di conoscenza ed ormai quasi esanime della figlia Arianna, di appena sette anni, la gola recisa con un taglio netto di un coltello da caccia. La bambina viene trasportata in ambulanza ma morirà poco dopo. Il padre, Alessandro Montanaro, viene portato anch’egli in ospedale a causa di una meno profonda ferita alla gola, che si è autoinflitto dopo aver ucciso la figlia.
Il padre davanti ai carabinieri
Interrogato dai Carabinieri, Montanaro afferma di non ricordare nulla di quanto accaduto: conferma di aver preso con sé la figlia quella sera stessa, prelevandola dalla casa della ex moglie, Isabella, da cui è separato da alcuni mesi, e di non ricordare null’altro se non l’essersi svegliato in ospedale.
La triste e raccapricciante storia dell’omicidio di Arianna Montanaro è intrisa di bugie, vendette, dipendenza e brutalità, che nulla hanno a che vedere con la reale e unica vittima di questa complessa situazione familiare. Sì perché Arianna, di appena sette anni, non aveva alcuna colpa. È stata uccisa solo ed esclusivamente per vendetta, da parte del padre, Alessandro, nei confronti della moglie, Isabella.
Alessandro e Isabella: un amore tormentato
Alessandro Montanaro è un adolescente annoiato, solo, apatico e fortemente indisciplinato. È sempre andato male a scuola ed una volta concluso il servizio di leva militare obbligatoria, che lo porta a scontarsi con il suo profondo bisogno di mostrarsi al mondo forte ed eccezionale, comincia un percorso da cui non potrà più fare ritorno: conosce la droga.
Nel maggio del 1991 si sposa con Isabella, suo unico grande amore, e un anno dopo nasce Arianna. Isabella ha un passato difficile alle spalle: la madre era morta quando lei era piccola ed il padre la picchiava. Solo il matrimonio, nella mente di Isabella, poteva salvarla da un padre crudele e da un’infanzia privata degli affetti, della tranquillità e della stabilità familiare che aveva sempre desiderato.
Il problema della droga
Alessandro, però, soprattutto a causa della droga e dei frequenti accessi ai SerT e alle comunità di recupero per tossicodipendenti, non riesce a gestire in maniera funzionale la vita matrimoniale e familiare. Sono solo gli ultimatum di Isabella che sembrano muoverlo verso la strada della disintossicazione. Il più delle volte, tuttavia, solo apparente e temporanea.
Nel 1999 Isabella chiede la separazione. Alessandro incolpa se stesso, scrive una lettera alla moglie e tenta di impiccarsi nel garage di casa. Scriverà poi delle altre lettere nelle quali comincia ad emergere la situazione di “doppio legame” in cui imperversa la coppia. Una situazione in cui ci si sente intrappolati da chi si ama di più e in cui non vi è alcuna via d’uscita. Montanaro scriverà che è geloso, che si sente abbandonato, scartato, messo da parte. Si riferisce a Maurizio, il nuovo amante di Isabella, che lui stesso tra l’altro conosce perché amico di famiglia.
Una coppia dipendente
Alessandro non può accettare che la moglie stia con un altro uomo, loro sono fatti per stare insieme, l’uno per l’altra, come una chiave con la serratura: una è fatta esattamente per l’altra, e allo stesso tempo una perde significato senza l’altra. Ma verso la fine del 1999, a dicembre, accade qualcosa di particolare: Montanaro riesce a convincere la madre, da cui si è trasferito, e la ex moglie, che è pulito. Isabella prende l’influenza e lui trascorre molto tempo con lei curandola e facendo di tutto per far andar bene le cose. Pensano anche di andare nuovamente a vivere insieme.
Montanaro crede di avercela fatta: ha riconquistato la moglie e spodestato l’amante, ma soprattutto è certo di poter finalmente dire addio a quell’orribile e gravosa angoscia abbandonica che continuamente lo perseguita. Ma qualche settimana dopo accade l’inimmaginabile: Isabella gli telefona e gli comunica che ha scelto Maurizio. Da quel momento, per Alessandro è il buio e il caos più totale, il principio di un tragico e terribile epilogo.
Alessandro e Arianna, padre e figlia? La tragica notte dell’omicidio
Montanaro fa quello che sa fare meglio, da sempre: compra e si fa una dose. Poi corre da Isabella, perché non vuole credere alle sue parole. Le dice che prenderà con sé Arianna e che la terrà con sé per tutta la giornata successiva. Ma a lui di Arianna in realtà non interessa, perché il suo interesse primario è Isabella. Nei pensieri di Alessandro la figlia Arianna non è nient’altro che uno strumento nelle sue mani, da una parte per fare del male alla ex moglie, per vendicarsi di lei e per punirla, e dall’altra allo stesso tempo è una parte di Isabella, la rappresenta. Nella sua mente Arianna rappresenta, forse per l’ultima volta, l’unico, ultimo, legame con la moglie.
Il padre fa scrivere alla figlia, prima di ucciderla, alcune parole in una lettera indirizzata alla moglie, in cui anche lui scrive alcune frasi: “ricorda che è solo colpa tua se stiamo morendo…tu e solo tu sei l’unica responsabile di tutto questo…la morte di tua figlia è solo colpa tua…per quel che mi riguarda lo staccare il telefono è stato come se tu non la volessi tra i piedi…io faccio un’azione che si poteva evitare anche con il telefono…magari una telefonata allunga la vita”.
Montanaro si riferisce al fatto che più volte aveva provato a chiamare Isabella quella sera, geloso del fatto che fosse andata al ristorante a festeggiare con il nuovo compagno l’inizio di una nuova vita.
Arianna non conta più nulla
Ed ecco che, all’interno di questo gioco perverso fatto di dipendenze e bugie, la piccola Arianna non conta nulla, è solo un oggetto che Montanaro decide di rompere solo affinchè questo porti ad una reazione della ex moglie. Obbliga la figlia a prendere degli psicofarmaci, ed una volta addormentata la sgozza. Lui che aveva imparato sin da ragazzo che la violenza era l’unico modo non solo per ottenere l’attenzione della madre, ma era anche l’unico modo per zittirla, sentendosi in questo modo potente, più potente di lei, manifesta tutta la sua violenza nei confronti della figlia. Una violenza estrema che emerge brutalmente proprio quando Montanaro percepisce di aver ormai perso definitivamente ogni legame con la ex moglie. È per questo che uccide Arianna, colpevole solo di essere il frutto di quel legame che Isabella ha voluto spezzare staccando il telefono.
Alessandro e la vendetta
Alessandro Montanaro ha agito con violenza per vendicarsi della moglie, per punirla. “La sua è una violenza al servizio di una frustrazione che diviene incontenibile e fatale in rapporto all’intensità del bisogno”, come scriveranno i periti. E quella tragica sera il suo bisogno era fortissimo, poiché era in gioco il suo legame di dipendenza. Era davvero questione della sua vita o della sua morte. L’omicidio non è nient’altro che un’aberrazione di normalità in cui uccido l’altro per non morire io.