L’omaggio a Joyce, in questo nuovo libro di Pietro Spirito, appare evidente non soltanto dal titolo, Gente di Trieste, ma anche dall’escamotage usato per dare una cornice narrativa all’idea di scrivere un repertorio ragionato di uomini e donne illustri della sua città, quel girovagare durante una sola giornata dal mattino fin verso sera, tra vie, piazze ed edifici alla ricerca di spunti e stimoli per raccontare Trieste attraverso le persone che l’hanno vissuta e attraversata.
Il saggio su Trieste
Si tratta di un saggio che si legge come un romanzo, appassionante e sorprendente, interessante anche per chi questa città non la conosce molto bene e desideri immergersi nella sua storia più recente, così complessa, controversa e spesso dolorosa.
Trieste e il suo spaccato di storia
Una città occupata tre volte nel giro di pochi anni (nazisti, jugoslavi, angloamericani), una città carica di intrecci tra diverse anime, spesso confliggenti: italiana, tedesca e slava, che si rivela, se ce fosse bisogno, fin dai cognomi che spuntano dalle pagine del libro: Weyprecht, Hausbrandt, Cosulich, Stock, Tripcovich, Illy, Rainer, per citarne solo alcuni, che evocano l’anima spezzata di una realtà “sottoposta agli smottamenti della Storia, frammentata e divisa” (p. 48), una Storia che l’ha “bastonata” perché “a ridosso della cortina di ferro, in bilico tra Occidente e Oriente, punto di congiunzione e frizione e tra Stati Uniti, Europa, Jugoslavia, Unione Sovietica e Stati satelliti” (p. 181). Una realtà dove “lacerazioni familiari indotte dalla storia politica” di una terra di confine “hanno segnato per tutto il Novecento intere generazioni, fino ai giorni nostri” (p. 205).
Un libro da leggere come si monta un puzzle
Come in un quadro di Arcimboldo, dunque, in questo libro i singoli elementi, come fossero tessere di un puzzle, concorrono a comporre un ritratto collettivo, che si rivela essere quello di una città, attraverso i profili delle personalità che Spirito ha scelto di mettere in luce.
Una passeggiata lunga un giorno
E così scopriamo le gesta dell’astronomo Johann Nepomuk Krieger, che morì per disegnare la luna, sfidando le notti gelide per osservare la superficie lunare e riportarne su carta i dettagli, precisissimi; o quelle di Vittorio Benussi, l’inventore della macchina della verità, la cui morte, per paradosso, venne coperta da una menzogna per non svelare la sua scelta suicida; o ancora quelle di Osiride Brovedani, che per tutta la vita continuò a produrre la pasta Fissan praticamente nella cucina di casa.
Oppure ci appassioniamo alle vicende di scrittori che non volevano pubblicare nulla, come Paolo Universo, o artiste schive e misteriose come Alice Zeriali, ma veniamo messi a confronto anche con realtà collettive, come la maleducazione dei camerieri triestini, oppure “il mondo nel mondo” del caffè a Trieste.
Trieste vista come una scoperta a tappe
Un libro costruito come una ricognizione a tappe che l’autore compie in un giorno di primavera, il 7 maggio per l‘esattezza, munito di un taccuino Moleskine dove non scriverà nulla, e di un cellulare che sarà strumento dialettico con un personaggio assente, ma presentissimo, E. B., la sua compagna. Ce la descrive così: “begli occhi da bajadera, lei che proviene da stirpi partite dalle lontane steppe calmucche per approdare nelle terre istriane e poi a Trieste portandosi dietro un interessante e decisamente sexy miscuglio genetico”. Con lei l’autore, in una felice intuizione narrativa, intesse gustose conversazioni dialettiche e discussioni che fanno da contrappunto allo sviluppo tematico della trattazione e spesso offrono nuovi stimoli al suo procedere. Qui la vena ironica di Pietro Spirito si palesa, anche se non mancano momenti molto divertenti anche in altre pagine, come, ad esempio quelle dedicate a Glauco Gaber e ai suoi argonauti, protagonisti della clamorosa impresa di “carattere avventuroso-sportivo nel nome del tricolore, la traversata dell’Atlantico su una scialuppa di salvataggio munita di motorino e un albero per la vela” nell’immediato secondo dopoguerra. Un manipolo di gaudenti irredentisti, accolti come eroi con tutti gli onori in Sudamerica e ignorati in patria al loro ritorno.
Tante anime in una
Impossibile citare tutti i personaggi che Pietro Spirito ha studiato per noi riportandone le vicende in questo bel libro, destreggiandosi con estrema disinvoltura nell’attraversare i campi del sapere più disparato, dalla scienza all’arte alla letteratura alla storia, dimostrando una profonda conoscenza della sua città, lui Triestino d’adozione come tanti dei suoi personaggi, che deve a Caserta i natali, ma che a questa città si sente profondamente legato.
Per concludere, si può dire che in questo libro Pietro Spirito è riuscito a riunire le sue tante anime; quella di narratore e di giornalista, ma anche quella di esploratore (ricordiamo le sue imprese come subacqueo alla scoperta del fiume sotterraneo Timavo o dei relitti marini) e di saggista, di storico e molto altro.
Pietro Spirito, Gente di Trieste, Bari-Roma, Laterza, 2021
Ci vuole la sensibilità e la bravura di una scrittrice come Annalisa Bruni per riportare con tanta esattezza il nocciolo e il senso di questo libro che è bello condividere, sperando di intrappolare i lettori nella magia di una città come Trieste. Grazie Annalisa.
Grazie, Pietro. Sempre una bella esperienza leggerti!