La conoscenza che consegue all’osservazione del comportamento degli equini in natura ci aiuta molto nella comprensione degli atteggiamenti di questi animali, facilitando l’ideazione e la proposta di strategie di allevamento più adatte alle loro caratteristiche specie-specifiche. In particolare, ci concentreremo sul comportamento sociale di questa affascinante specie. Come la maggior parte degli animali domestici, anche i cavalli manifestano una spiccata socialità che traspare in moltissimi aspetti del loro comportamento: essi tendono a muoversi in gruppo, ad alimentarsi in gruppo e perfino a riposare meglio e ad apprendere più rapidamente quando hanno la possibilità di vivere in un branco.
L’evoluzione dei cavalli
Nel corso di milioni di anni, la loro sopravvivenza è spesso dipesa da una spiccata capacità di creare legami con individui della stessa specie.
La maggior parte delle conoscenze di cui disponiamo oggi sul comportamento sociale dei cavalli risulta dalle osservazioni effettuate sui soggetti allo stato brado. Da un certo punto di vista, stupisce il fatto che le condizioni di vita imposte ai cavalli in scuderia, come la stabulazione in box singoli, non diminuiscano la loro motivazione a vivere in un gruppo rispetto ai loro simili a vita libera.
Poiché i cavalli sono una specie predata che utilizza essenzialmente la fuga come strategia di difesa, i comportamenti sociali più sviluppati sono la vigilanza di gruppo, l’assunzione di ruoli coordinati durante la fuga e la capacità di comunicare con gli altri membri mediante segnali sottili e poco appariscenti. Inoltre, le interazioni sociali ritualizzate e la presenza di una struttura gerarchica sono caratteristiche di tutte le specie sociali, presenti anche negli equini.
I gruppi famigliari e i gruppi di scapoli
Nella vita dei cavalli in libertà sono noti due tipi di gruppi sociali: i gruppi famigliari, conosciuti anche come harem, ed i gruppi di scapoli. La definizione di harem deriva dalla composizione dei gruppi famigliari, che spesso sono costituiti da uno stallone con le sue femmine e la relativa prole, sebbene talvolta siano stati osservati gruppi famigliari in cui vi era la presenza di più maschi adulti. I componenti degli harem possono avere una numerosità molto variabile in funzione delle caratteristiche del terreno e delle risorse disponibili. Il ruolo principale dello stallone nell’harem è quello di controllare il gruppo e mantenerne l’integrità, nonché di proteggerlo da eventuali predatori o da altri stalloni che cercano di accoppiarsi con le femmine. Per fare ció, gli stalloni dominanti perlustrano e sorvegliano l’area circostante il gruppo all’interno dell’home range (il territorio da essi delimitato) e, in caso di minaccia da parte di un predatore o di un altro stallone, raggruppano l’harem e lo guidano nella fuga. In queste circostanze è possibile osservare un tipico comportamento usato dallo stallone per sospingere gli altri cavalli, il cosiddetto “snaking”, ossia “serpeggiare”: lo stallone si porta ai lati o dietro al gruppo in fuga e lo incalza muovendosi con le orecchie appiattite e compiendo movimenti oscillatori laterali del collo proteso in avanti.
Le fattrici di un gruppo famigliare creano tra loro stretti legami sociali, particolarmente intensi nel caso di madri e figlie, e stabiliscono una gerarchia che comporta lo svolgimento di compiti diversi all’interno del gruppo. Ad esempio, le fattrici dominanti assumono un ruolo più attivo nella difesa del gruppo e delle risorse del territorio ed hanno più frequenti interazioni con lo stallone dominante.
I giovani maschi che, dopo essere stati allontanati dalla famiglia di origine, non hanno ancora costituito un proprio harem ed i maschi anziani che hanno dovuto abbandonare l’harem di appartenenza in seguito alla sconfitta in un combattimento con un altro stallone si radunano in gruppi definiti “bande di scapoli”.
Oltre alla composizione, ciò che maggiormente differenzia gli harem dalle bande di scapoli è la presenza stabile nel tempo dei medesimi individui: gli harem possono mantenere una composizione immutata nel corso di più annate successive, mentre le bande di scapoli sono una realtà decisamente più fluida, dove nuovi individui si aggregano o si allontanano frequentemente.
Il tipo di gerarchia tra i cavalli
La gerarchia abitualmente riscontrata nei cavalli è di tipo unidirezionale non lineare. La posizione di ciascun cavallo nella scala gerarchica dipende non solo dalla presenza e dall’esperienza del soggetto ma anche dalla personalità e viene conseguita e mantenuta da una combinazione di segnali aggressivi e panificatori: morsi, calci e relative minacce da un lato, abbassare la testa e distogliere lo sguardo dall’altro.
Gli animali di rango più alto hanno un maggiore successo riproduttivo, infatti nel gruppo famigliare il maschio dominante tende ad accoppiarsi in modo preferenziale con le fattrici dominanti che, a loro volta, godono di un accesso preferenziale alle risorse e quindi accudiscono con maggiore facilità i loro puledri. I cavalli dominanti marcano il territorio defecando per ultimi sulle pile di feci e scelgono i compagni a cui stare vicini e con cui effettuare cure reciproche.
I preferiti
La maggior parte dei cavalli stabilisce un legame preferenziale con uno o più soggetti (solitamente dello stesso sesso ed età) che per questo meritano il titolo di “preferiti”. Questi legami sono di particolare importanza negli equini e sono alla base della stabilità sociale dei gruppi famigliari, infatti i “preferiti” trascorrono la maggior parte del tempo insieme e svolgono le stesse attività contemporaneamente. Il rapporto tra i preferiti non è tuttavia privo di increspature, infatti la maggior parte dei comportamenti agonistici con un basso livello di aggressività vengono manifestati proprio tra i soggetti che hanno un legame preferenziale. L’aggressività, vera o ritualizzata, è considerata con la dovuta attenzione all’interno del repertorio comportamentale equino, soprattutto a causa della sua pericolosità per l’uomo, ma anche i comportamenti di sottomissione sono importantissimi, in quanto consentono ai cavalli sottomessi di evitare le aggressioni da parte dei dominanti e consentono ai dominanti di non disperdere le energie in aggressività inutile. Oltre a distogliere lo sguardo, i cavalli che si sottomettono appiattiscono la coda al corpo ed abbassano la groppa, spostano verso il basso la testa e si leccano le labbra.
L’home range ossia aree differenziate per i cavalli
I cavalli non possono essere definiti come animali territoriali in senso stretto, infatti tendono a difendere maggiormente i membri del gruppo piuttosto che un particolare sito.
Vivono in home range suddivisi in aree con funzioni differenziate: si possono individuare infatti zone di pascolamento, siti di abbeverata, zone di rotolamento, rifugi e ripari dal vento. Nel caso di una particolare abbondanza di risorse, più gruppi famigliari possono coesistere nello stesso home range e, se sorgono dispute fra i gruppi, vengono risolte dall’interazione aggressiva dei due/quattro individui più dominanti.
È stato osservato che il cambiamento climatico legato alla ciclicità delle stagioni comporta spesso uno spostamento del gruppo sul territorio e conseguentemente le diverse zone dell‘home range sono più o meno attrattive nei diversi periodi dell’anno.
L’importanza del comportamento naturale
I cavalli scuderizzati risentono pesantemente delle limitazioni imposte dalla gestione d’allevamento e spesso non riescono a soddisfare le necessità sociali tipiche della loro specie. È proprio per questo che è importante conoscere il comportamento di questi animali in natura, in quanto è possibile creare condizioni ambientali il più adatte possibile alle loro esigenze. Per esempio, la costruzione di strutture che permettano maggiori interazioni visive, olfattive e tattili ed una buona pianificazione della composizione dei gruppi sociali può ridurre le interazioni aggressive nei paddock e facilitare il lavoro quando sono presenti più cavalli in maneggio.
Si può sfruttare la naturale tendenza dei cavalli a rimanere calmi in presenza di un soggetto più anziano e tranquillo per facilitare le operazioni di doma ed addestramento, oppure è possibile cercare di favorire i legami tra soggetti della stessa etá e sesso mandandoli al paddock insieme. Inoltre, si possono progettare i paddock per gruppi di cavalli in modo che vi siano dei ripari per i soggetti più sottomessi e che venga stimolato un uso differenziato del terreno.
Tantissimi altri sono i suggerimenti pratici che si possono trarre dalla conoscenza del comportamento sociale degli equini: tra tutti, il più importante è che i cavalli soffrono intensamente l’isolamento sociale e che, ogniqualvolta possibile, la creazione di condizioni sociali idonee ne facilita la gestione da parte dell’uomo, il quale è indispensabile abbia a cuore il benessere del proprio cavallo!