Il vero nemico della salute psicologica, alleato del COVID, sta mostrando sempre più chiaramente il suo volto. Si tratta dell’incertezza, della consapevolezza diffusa che difficilmente siamo in grado di prevedere il nostro futuro prossimo e futuro. Un momento sembra che si veda uno spiraglio di luce, vengono annunciati i vaccini, la situazione sembra migliorare, poco dopo aumentano i contagi, i ricoveri e i morti, si profilano chiusure. Così ogni notizia buona può creare ottimismi anche irrealistici e ogni notizia cattiva può creare rabbia, panico, scoramento. La possibilità che si vada verso nuove chiusure provoca sdegno, commenti rabbiosi, dibattiti e preoccupazione: la tenuta psicologica collettiva è a rischio.
Il bisogno di prevedere il futuro

Così ci rendiamo conto di quanto la prevedibilità del futuro – prossimo e non – sia alla base della nostra vita, e di quanto in realtà si tratti di un’illusione. Quasi nessuno prima della pandemia poteva pensare di avere tutta la propria esistenza sotto controllo e di poter prevedere il futuro con il 100% della precisione. Però avevamo delle certezze pienamente integrate nella nostra realtà: saremmo potuti uscire di casa, avremmo potuto andare a prendere un caffè al bar quando volevamo, avremmo potuto incontrare persone. Il funzionamento stesso della società e la possibilità umana di costruire progetti condivisi si basano su una dose di prevedibilità: io devo poter uscire di casa senza temere di venire malmenato o che mi cadano in testa meteoriti. Oggi le sicurezze più basilari vengono meno anche altri pezzi della nostra vita – la sicurezza economica, il lavoro, le relazioni – sono percepite come a rischio nel presente e nel futuro. Come pensare a vivere da animali sociali se il prossimo è potenzialmente fonte di contagio e, soprattutto, se non si sa quali relazioni potranno essere mantenute? Una condizione di questo tipo comporta fisiologicamente in molte persone risposte d’ansia e disturbi dell’umore.
I poco esaltati pregi della routine

La perdita delle certezze e della prevedibilità del presente e del futuro ha fatto saltare la routine quotidiana di tantissime persone. Il tragitto casa-ufficio, il caffè al bar, l’aperitivo del venerdì sono un ricordo del passato. Se da una parte avere un’esistenza eccessivamente routinaria non è positivo per la salute psicologica, una quantità di abitudini consolidate e di azioni ripetute toglie molto carico cognitivo, necessità di approfondimento e comprensione, ansia. Se ogni mattina dovessimo pensare a quale strumento ci serve per lavarci i denti avremmo dei risvegli decisamente faticosi! È vero che gli esseri umani riescono a creare routine piuttosto rapidamente e ad adattarsi, questo non significa che non si tratti di un’attività faticosa. All’incertezza, dunque, si aggiunge un carico cognitivo di dover pensare attivamente a cosa fare della propria quotidianità e a doversi costantemente informare anche riguardo alle libertà più elementari, non più scontate.
Logoramento da pandemia

L’incertezza influisce sulla psiche e la perdita di routine l’affatica. Il perdurare di tali condizioni rende la fatica sempre più pesante. Se chiedo a una persona di rimanere ferma con un braccio proteso e una penna in mano, difficilmente si tratta di un’azione che possa risultare difficile. Una penna pesa poco, molto poco. Se chiedo a quella persona di mantenere quella posizione, con un piccolo peso in mano, per ore e ore starò chiedendo qualcosa di infattibile o, nella migliore delle ipotesi, estremamente penoso. Noi siamo quella persona, siamo in condizione di stress, sovraccarico cognitivo e incertezza da più di un anno: è normale provare un senso di fatica che ormai ci è entrata nelle ossa. Si tratta del logoramento, è fisiologico ed è la vera ragione per cui l’idea di future strette è così difficilmente sopportabile.
Vivere il qui e ora
È difficile concludere una serie di considerazioni sulle ragioni fisiologiche e naturali per cui tanti di noi soffrono del non vedere ancora una luce in fondo al tunnel con un pensiero positivo e utile. Eppure una cosa si può dire, noi umani abbiamo una capacità importante che ci può venire in aiuto: il controllo della percezione della realtà. Non possiamo cambiare tutte le variabili oggettive e sociali che condizionano la nostra vita, ma possiamo concentrarci sul qui e ora, sulle cose positive e negative che ci accadono adesso. In questo modo possiamo vedere dove abbiamo potere di agire, fosse solo il più piccolo dettaglio della nostra giornata, e dove non dipende da noi. Anche soltanto ricordarsi che la piantina sul nostro balcone dipende da noi, dalla scelta che compiamo ogni giorno di annaffiarla, ci rende attori in prima persona delle nostre esistenze e riduce l’imprevedibilità ad essere soltanto una delle varie componenti dell’esperienza umana.