Due signore, belle mascherine, si incontrano al mercato rionale. Senza sfiorarsi, una dice all’altra “Ciao, come stai?” ”Ciao” risponde l’amica, sorpresa di essere stata riconosciuta, e si ferma per porre una domanda: “Scusa, chi sei?” L’altra dice un nome, e tutt’e due scoppiano a ridere. Scenetta vera nella sua teatralità. Infatti, accade anche questo, e ne siamo tristemente consapevoli, più o meno. Un carabiniere direbbe che siamo tutti “travisati” perché tutti, in maschera, siamo quasi sempre irriconoscibili. E’ la cronaca, signori, che stiamo vivendo all’ombra di un flagello epocale, coriandoli di un carnevale drammatico.
Pillole di saggezza
“Voi umani di oggi siete gli eredi di quelli che hanno scacciato gli dèi e sepolto gli idoli”, dice il mitico Yoda di Guerre stellari. “La vostra razza ha svuotato gli olimpi e le capanne degli sciamani. Però dei e idoli avevano un’anima, e l’animismo era anche lo specchio un po’ deformante dell’umanità. Ma adesso? Vi siete circondati di meccanismi inanimati, siete dipendenti da tribù di idoli muti e sovrani. Mai pensato, per esempio, al sovranismo delle Macchine? Questo che vivete è un Tempo di Mezzo, un’epoca di estremi che richiede umiltà e attenzione per un Altro che incombe e forse lo avete dentro di voi, annidato nell’anima. Meditate, umani, meditate.”
Come fiori nei vasi
All’inizio della tempesta virale come fiori nei vasi schierati sui terrazzini condominiali, siamo ancora spersi in geografie dai colori vivaci ,“piantati in casa”, facciamo dell’isolamento da decreto un’esperienza esistenzial-vegetale: ci stiamo radicando negli appartamenti come alberelli invasati, vivi nell’immobilità dell’età avanzata (i matusa, ma non solo). Questa condizione incredibile fino a un anno fa, viene a conflitto con la nostra natura che ci chiama, anzi ci re-clama fuori, nella dimensione della socialità. Eppure non tutto è negativo se questo contagio dovesse trasformare il provvisorio in Storia.
Dove sono gli arcobaleni
Adesso le loro immagini si sono asciugate sul lenzuolo dei ricordi: tutti quegli arcobaleni che fiorivano all’inizio della tempesta virale! Quasi maniacale, li disegnavano ovunque e li esponevano inneggiando al futuro. Nuovi tazebao, sono stati forse un milione quei simboli realizzati più o meno da mani infantili che, insieme al ritrovato tricolore del patrio suol, decorano un’infinità di finestre e balconi. Faceva impressione questo simbolo che segue i temporali esposto sotto il chiaro cielo della primavera. Voleva, all’evidenza, essere segno di speranza. Ma forse è stato, inconsciamente, solo un gesto scaramantico.
Una geometria segreta
L’apparizione del virus “sul quadrante dei giorni” (Cristina Campo) non è avvenuta con l’evidenza visiva proopria delle invasioni armate: esso, infatti, si è proclamato con i suoi terribili effetti (la sua letalità…). Catturato al microscopio, ha rivelato di avere una forma a corona, e di vivere in colonie o sciami. Sui giornali lo si vede disegnato ovunque, così abbiamo scoperto che esiste una geometria biologica nella dimensione dell’invisibilità. Umana, troppo umana.
La notte dell’assedio
E la vita, dice, dove va la vita spesa in tanti giorni di reclusione? Si tratta di un viaggio di sola andata, come sempre dice la saggezza popolare, con molte differenze: si è rifugiata in casa, si è dovuta murare viva. Ma giorno verrà… Diciamolo in poesia: questo buio, questa notte dell’assedio durerà “finché non sopraggiunga il radioso ornamento del giorno” (Lucrezio).