Giorni fa l’isoletta abbandonata di San Giorgio in Alga, tra la Giudecca e Fusina, è stata oggetto di cronaca nei quotidiani locali. Una signora si indignava, con tanto di documentazione fotografica, perché l’isola era diventata una discarica a cielo aperto. A suo dire uno scandalo dell’amministrazione (l’isola infatti è comunale dal 1973).
San Giorgio in Alga e i miei pensieri

Ho voluto allora controllare il mio archivio fotografico sulle isole abbandonate della laguna. In data 13 settembre 1977 (43 anni fa), io e mio gemello Giorgio giunti sul posto per una mostra-denuncia, avevamo scoperto dietro la vecchia cavana e tra i ruderi del convento, una moto di grossa cilindrata. Se ben ricordo una Kawasaki 900, oltre a quintali di monnezza e di plastica. La moto era stata “parcheggiata” dai ladri in attesa di collocazione. Le immondizie, anche con materiali di risulta dell’edilizia, gettate da vandali lagunari.
Pensavo tra me e me, al mezzo secolo di incuria e di inciviltà. In una sola parola: decadenza. Per puro caso stavo ascoltando sui telegiornali nazionali il nostro presidente Sergio Mattarella che diceva nel giorno della Memoria che “ricordare è un dovere di civiltà”. È proprio una grande tristezza dimenticare le nostre origini e di conseguenza il passato di San Giorgio in Alga.
L’isola abbandonata

Se vogliamo proprio risvegliare la memoria, l’isola, due ettari e mezzo di pura storia, ebbe illustri residenti. Ci hanno vissuto due papi, Eugenio IV detto il Crociato, ovvero il veneziano Gabriele Coldulmer e suo zio, Gregorio XII, nato Angelo Correr. E per non farci mancare nulla a San Giorgio in Alga ha vissuto anche un santo, Lorenzo Giustiniani, primo patriarca di Venezia. Era stato per anni priore dell’omonima congregazione di monaci. Oppure padre Ludovico Barbo, fautore nel ‘400 della riforma benedettina. Come mai da una isoletta della laguna sud, ubicata in un canale di raccordo strategico tra Lizza Fusina e Venezia, hanno vissuto personalità così importanti? Un mistero.
Come resta un mistero fitto l’arrivo dei Templari da San Giovanni d’Acri a Venezia nel 1312. Secondo una leggenda Jean de la Fiandre, in isola seppellì un immenso tesoro. Mai trovato. Forse una bufala. Ma è certa la presenza in isola di papa Pio VI, nel 1782, di ritorno da Vienna.

La storia recente di San Giorgio in Alga
San Giorgio in Alga venne degradata dagli austriaci in caserma e polveriera e bombardata dagli Alleati nel 1945. Ebbe un ultimo sussulto di gloria con il patriarca Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Nel 1955 voleva trasformare l’isola di San Lorenzo Giustiniani in una specie di seminario per la Curia. Abbandonò il progetto per gli eccessivi costi di esercizio e così l’isola venne “donata” al comune di Venezia nel 1973.
La memoria vivente

La memoria storica vivente è ancora di un veneziano, oggi settantenne, Roberto Gavagnin che ci abitò dal 1952 fino al 1958, assieme a quattro famiglie per un totale di venti persone. I bambini andavano a scuola in barca a remi alla Giudecca. Ecco una bellissima foto con Angelo Roncalli, in visita, che benedì edifici e famiglie. Fu l’ultima volta dopo decine di secoli che San Giorgio in Alga venne abitata.
Nel quadro di Francesco Guardi pullula ancora di barche e di traffici. Nel 2014 la trasmissione Rai, Voyager dedicò una puntata “Ai confini della conoscenza” all’isola abbandonata, trasformandola in una specie di giungla piena di misteri. Tra Templari e pantegane l’isola meritava la giusta attenzione thrilling.
Non solo San Giorgio in Alga
Negli anni Cinquanta e Sessanta risultavano ancora abitate in laguna: S. Secondo (a ridosso del ponte della Libertà) dove la famiglia Gambirasi aveva una piccola attività di riciclo delle frattaglie come concime ad uso agricolo dal vicino Macello di San Giobbe; l’isola di Campalto, trasformata in squero dalla famiglia Dal Gesso; l’isola di Poveglia, custodita dalla famiglia Scarpi, dopo l’abbandono del cronicario e oggi diventata famosa in America come l’isola dei fantasmi; il Lazzaretto Vecchio trasformato in canile abusivo. Ma grazie ai cani, salvata dai vandali.
Le altre isole

Una sorte maligna colpiva invece S.Angelo delle Polveri, Madonna del Monte, San Giacomo in Paludo. Quest’ultima utilizzata “una tantum” dalla Biennale per uno spettacolo teatrale nel 1975 di Jerzy Grotowsky. Per fortuna e per non rischiare la depressione, bisogna ricordare isole più fortunate come San Servolo, Sacca Sessola, San Clemente, Certosa per grazia divina ricollocate nel circuito lagunare con ambiziosi progetti. Resta il mistero dell’isola delle Grazie, acquistata da un industriale veneto, ma per il momento abbandonata a se stessa.
“O Dio, quale grande gesto di bontà abbiamo fatto in passato, e dimenticato, che tu ci doni questa meraviglia. O Dio delle acque?”. L’esortazione di Ezra Pound, oggi più che mai, suona sinistra.