Non è ancora finita, e non si può ancora dire quando lasceremo questo periodo d’emergenza alle spalle. Ma certamente si può e si deve dire che il 2021 sarà l’anno della ripartenza. Avremo ancora a che fare con mascherine, chiusure e distanziamenti per un po’ di tempo, probabilmente fino all’estate, ma dobbiamo cambiare mentalità e passo già da adesso. Dobbiamo farci trovare pronti al momento in cui si potrà correre perché la ripartenza non potrà essere un ricongiungimento con la vita che conducevamo prima del 2020, come se questi mesi non fossero esistiti. Sarà tutto diverso, ed è nostra responsabilità che sia tutto diverso in modo migliore. Abbiamo perso molto, una serie di consuetudini non tornerà, entriamo in un’era di rischio economico, di salute, sociale: ci sono almeno tre ambiti psicologici che è responsabilità comune gestire al meglio nel periodo di transizione che ci apprestiamo a vivere.

1) salute mentale
La salute mentale sarà la prossima emergenza. Il periodo del Covid lascia in eredità un aumento esponenziale di ansia, stress, depressione, disturbi psicofisici e comportamentali. Se il disagio psicologico non sarà contrastato avremo enormi costi sanitari a medio e lungo termine, tensioni sociali e minore crescita. I governanti devono investire in salute mentale. Le persone devono acquisire consapevolezza che la salute mentale è un loro diritto, che gli stereotipi e lo stigma che poteva esistere in passato non ha senso nell’epoca contemporanea, che esistono professionisti in grado di aiutare in modo efficace, che i costi e i la durata dei trattamenti non sono elevati. Se riusciremo a tutelare la salute mentale nei prossimi anni avremo già fatto moltissimo per garantirci un futuro migliore

2) salute e motivazione nel lavoro
Il mondo delle aziende è stato rivoluzionato nel 2020 e non tornerà uguale a prima. Abbiamo assistito ad una diffusione rapida e disordinata del telelavoro che, nel bene o nel male, si trasformerà nei prossimi anni in smart working. Si tratta di una grande opportunità per migliorare la vita delle persone, ma rappresenta anche un enorme rischio. Da una parte abbiamo la flessibilità, la comodità, il risparmio. Dall’altra il rischio di depersonalizzazione, l’estromissione dalle dinamiche organizzative “che contano”, l’aumento dei carichi e dei tempi di lavoro.
È responsabilità delle aziende, dei lavoratori, delle rappresentanze e della politica operare insieme per costruire sistemi ibridi di smart working che tutelino la possibilità di scelta, di incontro, di partecipazione alle decisioni, la performance e il benessere. Le aziende avranno il compito di tutelare la salute psicologica dei lavoratori anche da remoto: la loro stessa produttività dipenderà dal mix di benessere e motivazione che le persone avranno nella privacy delle loro case-ufficio.

3) rapporti sociali
La società intesa come insieme di relazioni e di attività è stata scossa nelle sue più profonde radici. Entriamo in un periodo in cui la stessa possibilità di relazionarsi agli altri senza l’intermediazione della tecnologia sarà messa in discussione. Tutti noi, a qualunque livello, dobbiamo favorire l’integrazione della socialità mediata dalle tecnologie con quella “tradizionale” dal vivo, impegnarci a trarre il meglio dall’educazione online e nelle aule scolastiche, far convivere lo sport con l’e-sport per contrastare lo stress, approfondire e comprendere i rischi del mondo online – specie per i più giovani – e accettare quelli del mondo “reale”.
Una grande sfida
Abbiamo una grande sfida di fronte a noi, e non possiamo perderla. Ne va del futuro nostro e delle prossime generazioni. Il 2020 non è un’opportunità in sé, non siamo diventati migliori perché stiamo soffrendo insieme. Ma possiamo diventare migliori, insieme, cambiando le nostre convinzioni e lavorando per costruire un mondo in cui la salute e il benessere siano un presupposto per lo sviluppo economico, per la salvaguardia del pianeta, per l’evoluzione della società.