Il Seven rugby è la variante olimpica del rugby classico, quello cosiddetto “a quindici”. È un gioco per gente grossa, veloce di gamba e di testa, decatleti col vizio della lotta ma dal cervello fino. Dopo il debutto a Rio 2016, con riscontri record nell’audience televisiva e nelle presenze allo stadio, il rugby a sette è ormai considerata da World Rugby – l’organo di governo del rugby mondiale – e da tutte le federazioni nazionali la gallina dalle uova d’oro, un investimento facile da gestire, con costi ridotti e con una capacità mediatica nettamente superiore al gioco classico, perché sostanzialmente più telegenico, giusto per non dilungare troppo le analisi.
La FIR e i sette
Alla Federazione Italiana Rugby del rugby a sette, anche qui per non dilungarsi eccessivamente, interessa da poco a zero: l’Italia è fuori dai tornei che contano, e al contrario di nazionali come ad esempio la Spagna, l’Olanda, il Kenya – sì, il Kenya – non ha mai costruito un progetto serio proiettato sulla partecipazioni alle Olimpiadi, cosa che invece tutti i movimenti del Tier 1 (la prima fascia del ranking mondiale) fanno da tempo in maniera estremamente seria avendo compreso due principi semplici: il gioco piace alla gente, piace ai media e va alle Olimpiadi, dunque piace agli sponsor.
Sette all’Italiana
Per il momento, in Italia a sette giocano i candidati alle prossime elezioni federali. Dopo l’annuncio della ricandidatura del presidente uscente Alfredo Gavazzi di qualche giorno fa, il vice-presidente Saccà ed il consigliere in quota giocatori Paolo Vaccari sono prossimi ad ufficializzare il proprio tentativo, sgretolando un fronte che storicamente si presenta compatto nella convergenza su un solo nome, quello del presidente uscente o quello indicato dal presidente uscente. Volano stracci? Non è dato saperlo, ma lo spettacolo si fa ogni giorno più interessante.
Si candida anche un veneto
Sul fronte opposto, con un programma di netta discontinuità, c’è Marzio Innocenti, presidente del Comitato Regionale Veneto con un passato da capitano della Nazionale e leader del Petrarca dei record negli anni ’80. La sua è la seconda sfida consecutiva a Gavazzi. Dopo aver perso non di molto l’ultima tornata da leader del movimento “Pronti al Cambiamento”, lasciato nel 2018 da fondatore per insanabili contrasti con il gruppo dirigente.
Poggiali e il rugby a sette
Candidato di Pronti al Cambiamento è ora Giovanni Poggiali. Cinquantenne imprenditore ravennate nel settore del vino, anima del Romagna RFC diventato presidente del Comitato Emilia-Romagna nel 2016. Con lui gli unici due consiglieri in quota opposizione, Erika Morri e Roberto Zanovello.
A completare il quadro ci sono Elio De Anna, ex nazionale azzurro con un passato da consigliere regionale in Friuli Venezia-Giulia candidato anche per il ruolo di presidente del Comitato Regionale dell’Atletica Leggera, e Gianni Amore, ex presidente del Comitato Regionale della Sicilia già pluri-candidato alla presidenza nazionale della FIR.
Per giocare una partita di Seven occorrono due squadre, solitamente, ma con questi sette l’avversario non serve, visto che si gioca tutti contro tutti. Le elezioni saranno indette prima di Natale, con data probabile di svolgimento attorno a metà marzo.
Coppe europee: Benetton nuovamente placcata a freddo dal Covid
Dopo l’impresa in casa dello Stade Français, c’era molta attesa per il secondo turno di Challenge Cup che vedeva i biancoverdi ospitare l’Agen nella tana di Monigo. Un secondo successo consecutivo avrebbe significato mettere mezzo piede in zona-qualificazione, e sull’onda lunga dell’impresa parigina le aspettative erano molto alte. A metà mattinata, invece, la tegola. Ci sono casi di positività nel gruppo trevigiano, tanti, il match non si gioca. Il regolamento dell’EPCR è spietato, nella stagione del covid. Match annullato, match perso a tavolino. I transalpini tornano a casa con vittoria e bonus senza aver sudato nemmeno una goccia. Treviso mastica amaro che più amaro non si può. Ed ora anche il classico derby italiano di Pro 14 con le Zebre è fino all’ultimo a forte rischio.
Top 10: Sorride solo il Petrarca, ma a denti stretti
Turno poco felice per le venete della massima serie, con il solo Padova a portare a casa la vittoria nel derby contro il sorprendente Mogliano. Alla Guizza va in scena una gara ruvida, con i moglianesi a gestire meglio la prima frazione, chiusa in vantaggio per 3 a 8 grazie alla meta di Dal Zilio e al penalty di Ormson. Protagoniste le due difese. Quella ospite si fa prendere decisamente la mano e nel giro di due minuti, gli ultimi del primo tempo, perde Lamanna e Garziera. Costringendo il resto della squadra ad un super lavoro che alla lunga peserà moltissimo. Mentale prima ancora che fisico, il logorio del XV trevigiano esplode in un black-out che al quarto d’ora del secondo tempo costa due mete nel giro di quattro minuti. Ed il totale abbandono di ogni velleità di fare il colpaccio a lungo accarezzato. 27 a 8 lo score finale in favore del Petrarca, che con tre successi consecutivi si conferma candidata al titolo pur avendo sofferto non poco per tutta la prima ora di gioco.
A Rovigo
A Piacenza, nel frattempo, un Rovigo ancora ferito per la sconfitta interna proprio contro i cugini in maglia nera punta ad un ampio turn-over per fare bottino pieno contro i Lyons. Gli emiliani sfoderano invece la prestazione della vita, costringendo la capolista (ora Calvisano è a – 1 però) ad una sconfitta per 21 a 16. Tanto inattesa quanto ricca di spunti di cui far tesoro in ottica-Scudetto sul tema dell’umiltà.
Domenica 27 giornata dedicata ai primi recuperi: Mogliano va a Calvisano, Padova a Piacenza, con la classifica pronta allo scossone nei piani alti.