A partire dal 2015, oltre 432 mila imprese italiane, dell’industria e dei servizi, hanno investito in prodotti e tecnologie green, quasi una su tre. E sono proprio queste, quelle che hanno reagito meglio al “terremoto economico” provocato dalla pandemia ancora in essere.
L’indagine sulle imprese

Un’indagine svolta nel mese di ottobre da due istituzioni prive di interessi propri e diretti in questa questione, Symbola (Fondazione per le Qualità Italiane) e Unioncamere (Unione Italiana delle Camere di Commercio), eseguita analizzando i dati di operatività quotidiana e i progetti di sviluppo previsti da oltre 1.000 imprese manifatturiere, tra i 5 e i 499 addetti, rileva un dato molto interessante. Tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità della loro produzione e del trattamento delle loro scorie e rifiuti, il 16% di esse è riuscito ad aumentare il proprio fatturato. Contro il 9% delle imprese non green.
Il “plus” del green
Il vantaggio delle imprese eco-investitrici su quelle tradizionali, si conferma anche in termini occupazionali. Il 9% delle imprese green assume, nonostante la crisi dovuta alla pandemia, contro il 7% delle altre. Ma anche nell’export, la maggior competitività si fa sentire. Il mercato aumenta e si amplia per il 16% delle aziende green, contro il 12% di quelle tradizionali.
Green e innovazione

Questo è dovuto anche alla maggior propensione all’innovazione, caratteristica tipica delle imprese green. Innovazione: 73% contro 46%; investimenti in sviluppo e ricerca: 33% contro 12%. La lettura di questi dati, ovviamente, non significa che le difficoltà che sta vivendo il nostro sistema economico-produttivo non siano presenti e di difficile gestione anche in questo settore. Ma, secondo gli autori dello studio, è dimostrato dai numeri che investire in tecnologie green (miglioramento dell’efficienza energetica, sempre maggior utilizzo di fonti rinnovabili, massima attenzione al taglio dei consumi e quindi diminuzione degli sprechi, riduzione delle sostanze inquinanti, ecc.), rafforza la capacità competitiva delle aziende italiane.
Imprese e GreenItaly
Nel recentissimo Rapporto GreenItaly 2020, sempre a opera di Fondazione Symbola, nel paragrafo agroalimentare sono evidenziate molte delle buone pratiche suggerite da Coldiretti e messe in pratica dai produttori agricoli, associati e non, per indirizzare il consumatore. A far data dall’inizio dell’emergenza provocata dal Covid-19 a tutt’oggi, oltre il 27% degli Italiani (più di un Italiano su quattro), ha acquistato un maggior numero di prodotti sostenibili, rispetto a quanto non facesse prima della pandemia.
Agricoltura green al top

Questa tendenza, opera una sensibile svolta ambientalista e questa variazione di rotta nei consumi alimentari è stata resa possibile anche dal fatto che l’agricoltura italiana è, oggi, la più green d’Europa, continuando a garantire produzioni biologiche e praticando sempre di più l’agricoltura sostenibile e di qualità, nonostante tutte le evidenti e ovvie difficoltà. La nuova sensibilità degli italiani verso la sostenibilità a tavola al tempo della pandemia, è confermata dall’aumento dei consumi di alimenti biologici, consumo che ha superato la cifra di 3,3 miliardi, grazie a una crescita degli acquisti pari al 4,4% su base annua, a partire dal mese di Giugno 2019, dati forniti da ISMeA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).
Imprese e rilancio green
Le aziende Italiane sono (saranno) tenute all’obbligo di redigere il Bilancio di Sostenibilità, nel quale dovranno esserci informazioni relative all’utilizzo di energie rinnovabili, all’impiego oculato di risorse idriche, alle emissioni di gas serra, all’impatto attuale dell’azienda sull’ambiente e le previsioni di quello futuro.
Le raccomandazioni
A questo punto, sono doverose sei raccomandazioni per il green reporting, finalizzate a fare del Bilancio di Sostenibilità delle imprese italiane, uno strumento di strategia e non solo di comunicazione. Le raccomandazioni sono il frutto di una riflessione sui risultati dell’indagine svolta per valutare le modalità e la qualità con cui gli aspetti ambientali vengono trattati nelle Dichiarazioni Non Finanziarie (DNF) delle imprese italiane e l’indagine ha interessato buona parte delle imprese assoggettate a quest’obbligo.
Ecco le 6 raccomandazioni alle imprese
1 – Dare più spazio alle tematiche ambientali: planet first!
2 –Dal processo al prodotto: mettere al centro la qualità ambientale dei beni e servizi.
3 -Obiettivi e target: misurare le proprie performance ambientali.
4 -Climate action: misurare e ridurre la carbon footprint (parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente) di processo e di prodotto.
5 –Circular economy: orientare il modello di business in chiave circolare.
6 –Capitale naturale e biodiversità: un nuovo patto tra imprese e territorio.
Imprese e economia circolare

In un’ottica di economia circolare, solo l’11% delle imprese rendiconta interventi di miglioramento, a partire dal proprio modello di business. Il 28% delle imprese che rendiconta gli approvvigionamenti di materia prima riciclata e il 31% descrive le azioni intraprese per ridurre l’uso di materia prima vergine.
In questa direzione (finalmente, verrebbe da dire!) si sta muovendo anche la scuola, con iniziative molto interessanti, sia dal punto di vista della sensibilizzazione dei più giovani sia per i risultati ottenuti.
I progetti
Il progetto principale che voglio citare si chiama “Green Jobs” ed è un percorso, dedicato agli studenti delle scuole superiori, volto a sviluppare l’autoimprenditorialità green. Ai ragazzi viene chiesto di creare mini-imprese, che propongano risposte concrete a problemi ambientali. Il tutto in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Nato e avviato in Lombardia nel 2015, il progetto Green Jobs interessa ora l’intero territorio nazionale, coinvolgendo 157 classi di istituti superiori e più di 3.000 studenti.
Mini Imprese green a Nord Est

Tra le mini-imprese partecipanti, ognuna con progetti davvero di grande interesse, si è particolarmente distinta la classe 4G del Liceo Rosmini di Rovereto. Che ha realizzato una smart card con il legno proveniente dagli alberi caduti durante la tempesta del 2018 in Trentino. Il grande merito dei ragazzi che hanno dato vita a questa mini-impresa green è di aver saputo raccontare il loro territorio. Con spirito di innovazione e grande creatività e, per questo, ancora più meritevoli di attenzione.
In questa incertezza sul futuro, una cosa è certa: l’eco-innovazione è la chiave per brillare.