Vi ricordate l’ultima volta che avete detto Ohh? Vi ricordate quand’è stata l’ultima volta che dal nulla le vostre labbra si sono inarcuate in un sorriso dettato dalla sorpresa? Bene, pensateci un attimo. Adesso riflettete. Quanto bello è stupirsi, meravigliarsi, rimanere di stucco!
I miei Ohh
Per me, viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere nuove culture, scoprire modi di fare diversi dai miei è proprio questo; trovare qualche cosa che mi faccia dire Ohh, rimanere a bocca aperta!
Quanta magia c’è intorno a noi, ma noi lasciamo che ci passi accanto! Spesso non ci rendiamo conto che per provare sensazioni cosi intense come l’Ohh, non è importante prendere un aereo e volare lontano, molto spesso l’Ohh è proprio dietro l’angolo di casa. Molto spesso l’Ohh lo abbiamo di fronte a noi, ma non abbiamo la capacità di guardare. Troppo spesso siamo impegnati ed assorbiti dalla frenesia della vita quotidiana oppure siamo immersi nello schermo di un telefonino, magari letteralmente incatenati a dei Social.
Il rimedio
Però, a tutto questo c’è un rimedio, se state leggendo quest’articolo di questa rivista di questo giornale, avete la possibilità di scoprire cosa fare il prossimo week end e magari prendendo l’auto o forse solo la bici, avrete l’opportunità di trovare vicino a casa luoghi che magari non conoscevate ed alla vista degli stessi potrete dire Ohh!
Oggi vi voglio portare in un posto che potrei definire senza senso, considerando dove si trova!
L’Ohh più vicino di quanto pensi
A pochi chilometri a sud-est di Cittadella, nel bel mezzo della pianura Veneta c’è un angolo di terra silenziosa e solitaria, ai margini di una palude breve, ombreggiata di folte macchie e corsa del brivido di antiche storie e leggende. Sto parlando di Onara ed in quest’articolo, essendo vicini alla festa (simpatica ma commerciale) di Halloween o per meglio stare nella più tradizionale la ricorrenza di “Tutti i santi” vi scriverò non solo del luogo, ma anche delle sue leggende “oscure”!
Cosa ne sapete di Onara? Cosa c’è ad Onara? Che leggende ci sono ad Onara?
Credo che se non siete limitrofi alla zona probabilmente non ne saprete poi così tanto, ma prima d’iniziare, vi dico subito che passarci una giornata ne vale assai la pena!
Ohh…Onara
Come dicevo Onara si trova a pochi kilometri da Cittadella ed in quel di questo “piccolo” paese, c’è il Parco della Palude di Onara che è un’area naturale protetta situata a pochi chilometri dal fiume Brenta, per capirci siamo in provincia di Padova. Il Parco occupa circa 120 ettari, anche se oggi la parte di interesse naturalistico si è ridotta a meno di 30. La palude sorge in una zona percorsa dalla cosiddetta linea delle risorgive o dei fontanili, un tracciato caratterizzato dall’alternanza di terreni ghiaiosi, sabbiosi e argillosi della bassa pianura.
Onara
Quanto sopra è la spiegazione “basica” del posto che potete trovare anche in Wikipedia, in realtà la magnificenza di questo parco sta proprio nella capacità di farvi dire Ohh!
Si arriva in uno spiazzo dove potete parcheggiare l’auto con tranquillità, in due passi vi trovate in un largo prato con panchine dove già di suo ha il suo fascino; prato, alti alberi ed una chiesetta, ma non una chiesetta normale, quando sarete fronte a questa, starete ammirando la medievale chiesa campestre di Santa Margherita, un gioiello d’arte cristiana che conserva simboli risalenti alla fondazione stessa dell’edifico, affreschi quattrocenteschi, la tomba di sacerdoti e una iscrizione della padovana famiglia Cittadella che, a Onara, dal ‘600 tenne feudo e contea.
La storia
Storia! E si Onara è famosa per la sua storia e per i “Signori” che qui vi fecero dimora! Il più famoso sicuramente è Ezzelino da Onara! Ohibò chi era costui?
Ezzelino (o Ecelino) III da Romano, detto il Terribile (Onara, 25 aprile 1194 – Soncino, 27 settembre 1259), è stato un condottiero e politico, signore della Marca Trevigiana. Appartenente alla famiglia germanica dei “Da Romano”, detti anche Ezzelini, audace, astuto e valoroso, la sua decisione e volontà di dominio sfociarono in atti di spietatezza e crudeltà di fronte ai tanti pericoli che lo circondavano, in massima parte successivi alla morte del suo alleato Federico II di Svevia, avvenuta nel 1250. Grazie alle sue abilità politico-militari, Ezzelino III estese il suo dominio su Bassano, Belluno, Brescia, Padova, Trento, Verona e Vicenza, creando una sorta di signoria.
Dal 1225 al 1230 fu podestà e capitano del popolo di Verona. Ezzelino però visse in un periodo dove il potere Temporale e quello Imperiale erano in forte conflitto, come oggi lo sono quello economico e quello sociale, ed in quanto “indipendente” si trovò di fronte “tutti” e dovette combattere contro tutti, infatti su ordini “papali” venne lanciata una “crociata” contro Ezzelino alla quale parteciparono, partendo dalla Torre delle Bebbe, il presidio veneziano, i soldati di Venezia, Bologna, Mantova, il conte di San Bonifacio e molti altri signori.
Solo contro tutti, alla fine capitolò! Ezzelino venne catturato e portato a Soncino, nell’attuale provincia di Cremona, dove spirò il 27 settembre, a 65 anni di età, così come era vissuto: rifiutando sacramenti e medicine, e lasciandosi morire dopo essersi strappato le fasciature. Fu sepolto nel castello di Soncino. A Soncino ancora oggi ogni settimana si ricorda la sua morte con il rintocco di una campana e si favoleggia circa il fatto che sia stato sepolto con il suo tesoro.
Chi vince fa la storia
Nelle cronache posteriori come sempre scritte dai vincitori, gli vennero dati appellativi come “feroce” e “terribile”, anche se molte delle nefandezze attribuitegli sono frutto di leggenda.
Ohh, le leggende
Dopo torneremo anche al parco, ma adesso addentriamoci nelle leggende!
Alcuni narrano di tesori favolosi nascosti in anfratti sprofondati, altri di gallerie in grado di collegare vecchi edifici lontani chilometri fra loro, altri sostengono la presenza di grappe (erpici) d’oro sepolte sotto le motte, queste sono leggende a “vecchia data” e poi c’è la leggenda del “Signorotto spocchioso” e questa ve la racconto con dovizia di particolari!
“Un Signorotto percorreva con una lussuosa carrozza una via della scomparsa antica Onara, guardando con aria sprezzante, i popolani che al suo passaggio si spostavano intimoriti ai lati della strada. Il cocchiere, vedendo avanzarsi la folla dei fedeli che accompagnavano devoti l’immagine del Cristo, portato da sacerdoti biancovestiti: “Signore – disse – disse al suo padrone, comodamente sdraiato sui cuscini della carrozza, dobbiamo fermarci. C’è il padrone del cielo!” Ma il Signorotto che non accettava mai ordini, né consigli, né pareri, né suggerimenti, non si scompose e gridò: “Se lui è il padrone del cielo, io sono il padrone della terra; e va avanti!”
Come nasce la palude
Non appena pronunciate queste parole, la terra si aprì la carrozza sprofondò e sparì nelle sue viscere, tra le grida dei presenti, sbigottiti a quest’inatteso manifestarsi della potenza del Signore del cielo e della terra e tutti si inginocchiarono ad adorarlo, chiedendo perdono dei loro peccati.
Rimase a testimonianza del fatto prodigioso un abisso profondissimo, subito colmato da un impetuoso gorgo d’acqua torbida. Gli abitanti della zona si tennero sempre lontani dal “fionco”: nessuno per molti secoli osò toccare quell’abisso aperto del fulmine dell’ira divina e, intorno, non crebbero però, mine e regnò lo squallore.
Ohh, adesso parliamo della palude
Magari con queste righe vi ho creato interesse per la storia. Ma proprio partendo dall’acqua che sgorga da terra, torniamo alla palude, da dove tutto ebbe inizio!
Eravamo rimasti al prato con la chiesetta medioevale. Proprio da questi prati partono i percorsi naturalistici che come vi garantisco riusciranno a farvi dire Ohh!
Il percorso
Attraverso pedane in legno rialzate da terra, parte il percorso naturalistico che attraversa la palude di Onara. La quale offre al visitatore i paesaggi rigogliosi tipici delle aree di risorgiva.
Qui, lungo le sponde della Tergola, un’acqua di falda che non supera mai i 14° C torna alla luce dopo un lungo viaggio nelle profondità della terra. Dando vita a un ambiente lussureggiante e contraddistinto da rare presenze floristiche: veri e propri “relitti glaciali”. La bellezza del percorso sta nel fatto che voi v’immergerete esattamente nello stesso dovendo spostare il più delle volte le piante, le felci che vi si pareranno di fronte. Ad ogni angolo scoprirete un tesoro naturale che vi lascerà di stucco!
La palude di Onara
La Palude di Onara rappresenta uno dei siti più significativi della pianura veneta dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Il sito, che si sviluppa in corrispondenza della linea delle risorgive, dove l’acqua di falda riemerge in superficie formando i caratteristici fontanili, si contraddistingue per il complesso sistema di rogge, fossati e polle sorgive affioranti. Che danno origine a una rigogliosa vegetazione. È un raro biotopo caratterizzato da ambienti microclimatici freddi generati proprio dalle copiose acque di risorgiva. Rifugio di un particolare tipo di flora relitta dai cicli glaciali, qui conservatasi grazie alla temperatura dell’elemento liquido che non supera mai i 14° C.
L’area paludosa è attraversata dal fiume Tergola e trae origine dall’affioramento di una falda freatica collegata al fiume Brenta.
Una natura da ohh
Inoltrandosi nel suggestivo ambiente palustre di Onara fra canneti, spazi boschivi e zone prative, si possono scoprire interessanti varietà di flora acquatica e numerose specie di avifauna. Per questo la palude è una delle mete preferite degli appassionati di fotografia naturalistica. Moltissimi sono gli uccelli. L’airone cenerino, la garzetta, la gallinella, il germano, il falco di palude, lo sparviere, i picchi rosso e verde, la poiana e molti altri. Fra gli anfibi, si segnala la presenza della Rana di Lataste, della Raganella, del tritone e del gambero. Specie sempre più rare, che prediligono ambienti ricchi di vegetazione acquatica, poco disturbati dall’uomo e con acque di buona qualità.
Se avete voglia di fare Ohh, fate un salto alla Palude di Onara e non rimarrete delusi!
Io continuo a stupirmi. È la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta.
(Oscar Wilde)