“Entro breve, la Regione predisporrà gli strumenti per la realizzazione della variante di Aquileia, per trasferire all’esterno dell’abitato il traffico che ora percorre il nucleo urbano, con l’obiettivo di facilitare la visita dell’antica città romana e completerà le infrastrutture per poter dotare della banda larga l’intera località. In questo modo, si potrà consentire ai turisti, ai visitatori e agli appassionati di storia e archeologia di affrontare con i più moderni strumenti multimediali tutti i percorsi disponibili per la scoperta delle memorie dell’antica località romana. Inoltre, la banda larga consentirà di vedere Aquileia non solo in orizzontale, ma anche in verticale”.
Aquileia e la Domus di Tito

Lo ha annunciato l’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, intervenendo ad Aquileia e portando il saluto del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga all’inaugurazione della struttura di protezione e valorizzazione degli scavi, nonché alla presentazione dei lavori di restauro della Domus di Tito Macro.
Il costo
Un intervento da sei milioni di euro finanziato dalla Regione, attraverso la Fondazione Aquileia, presieduta dall’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi,e dall’Ales, lo strumento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il recupero dei beni storici.
Aquileia e la sua riscoperta
Accanto alla messa in luce degli antichi mosaici dei resti della dimora di un facoltoso protagonista della vita dell’antica Aquileia, città che all’epoca rappresentava un importante snodo economico e politico tra la civiltà romana, i Balcani, il Nord Africa e il Medio Oriente, l’intervento è consistito nella realizzazione di una copertura di protezione.

Si tratta di una teca lunga 77 metri e larga 25, che oltre a proteggere i reperti restaurati dagli archeologi, tra i quali 320 metri quadrati di mosaici, permette ai visitatori di ammirare i resti della casa romana di Tito Macro in tutte le stagioni dell’anno, al riparo dal sole e dalle intemperie.
Aquileia e cultura
Si tratta di un evento fondante per la città di Aquileia, perché come ha evidenziato Gibelli, presente il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, assieme a numerosi consiglieri regionali, amministratori, ricercatori e studiosi, segna l’avvio di una nuova stagione per uno dei monumenti architettonici dei quali il Friuli Venezia Giulia si può fregiare e rappresenta un luogo ideale per consentire a tanti visitatori, anche ai giovani, di approvvigionarsi di un bene essenziale qual è la cultura.
La Domus come patrimonio
“La valorizzazione della Domus di Tito Macro – ha affermato Cristiano Tiussi, Direttore della Fondazione Aquileia – ha rappresentato per la Fondazione, e certo rappresenterà anche in futuro, una sfida costante e appassionante nel coniugare la realtà dei resti archeologici con la loro ‘narrazione’, sia sotto il profilo delle scelte architettoniche adottate per la copertura e per la restituzione delle antiche strutture, sia sotto il profilo del racconto, o meglio dei racconti, che la domus, le sue trasformazioni, la vita al suo interno, il rapporto con la città antica possono ispirare. Tengo a ringraziare di cuore il personale della Fondazione, i tecnici, i professionisti e le imprese che hanno collaborato con noi per giungere a questo risultato”
Il progetto di valorizzazione della Domus e di Aquileia
L’articolato progetto di valorizzazione, ideato per assicurare la conservazione dei reperti esistenti e garantire la più ampia fruibilità del sito, ha previsto la risistemazione dell’area. In seguito a un’importante attività di scavo condotta dall’Università di Padova, nonché la costruzione di un’elegante e moderna copertura in laterizio monocromo. Tra le più ampie esistenti in Europa all’interno di un’area archeologica. Sostenuta da pilastri d’acciaio in rosso pompeiano. La costruzione consente al pubblico di entrare concretamente in un’antica dimora romana. E di comprenderne in maniera più immediata l’articolazione, le volumetrie, i percorsi. Le fonti di illuminazione e il rapporto fra le sale principali e le aree scoperte.
Il restauro
Sono state inoltre effettuate operazioni di pulitura, consolidamento, risarcimento di lacune e protezione finale su una superfice di 320 mq di pavimenti decorati con mosaici. La cui fase visibile è databile tra la fine del I° secolo a.C e la metà del I° d.C.
Arriva il digitale
La visita sarà prossimamente arricchita con un allestimento multimediale. Attento agli aspetti didattici, che permetterà di ricostruire le caratteristiche degli ambienti e delle pavimentazioni attraverso l’utilizzo delle più moderne tecnologie.
La Fondazione Aquileia

“La valorizzazione della Domus di Tito Macro – ha dichiarato l’Ambasciatore Antonio Zanardi Landi, Presidente della Fondazione Aquileia – rappresenta un punto importante di un percorso che la Fondazione Aquileia segue da tempo. Allo scopo di raggiungere una migliore fruibilità dei resti della grande città romana. L’obiettivo è rendere ‘parlanti’ i reperti archeologici e le grandi opere d’arte conservate ad Aquileia. Aiutando la comprensione nel contesto originalissimo di una città che fu punto d’incontro della romanità con il mondo balcanico e con quello nordafricano e mediorientale. Confidiamo che la Domus di Tito Macro possa richiamare ulteriormente l’attenzione del pubblico. Unendosi così ad altri due grandi edifici costruiti dalla Fondazione, l’Aula Meridionale e la Domus Episcopale, che attraggono ogni anno 60.000 visitatori ciascuno”
L’intervento di De Simoni
A sua volta Mario De Simoni, Presidente e AD di Ales S.p.A., ha sottolineato che “questo progetto conferma la capacità dell’Italia di essere leader nella valorizzazione dei beni culturali. Con la ricostruzione dei volumi della Domus di Tito Macro il visitatore avrà modo di immergersi in modo ancora più coinvolgente nella realtà del tempo. E coglierne al meglio le caratteristiche”. Ales conferma così il suo impegno a supporto del MiBACT. Per la realizzazione di progetti volti alla valorizzazione e al miglioramento delle condizioni di fruibilità del patrimonio del Paese”
La soprintendenza

“Si tratta di un’impresa particolarmente lunga e complessa”. Ha invece rimarcato Simonetta Bonomi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Ma anche appassionante. Frutto di un lavoro corale, di riflessioni, discussioni e scelte non banali. Mirate a trovare un equilibrio tra tutela, restauro e ricostruzione filologica, leggibilità e godibilità. Il risultato consente di apprezzare in modo nuovo i resti archeologici, restituendo loro atmosfere, luci e volumi”
Il progetto di ricostruzione è stato redatto dal Raggruppamento Temporaneo di Professionisti, coordinato dall’arch. Eugenio Vassallo e realizzato sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli-Venezia Giulia, con la direzione dei lavori dell’ing. Ermanno Simonati.