La vicenda Messi è paradigmatica della nostra società. Quello che regna nel mondo del calcio è l’arricchimento, la spasmodica ricerca di soldi non soltanto delle società ma soprattutto dei molti personaggi che le girano attorno. Non il calcio di periferia, sia chiaro, ma quello che si gioca ad alto livello nelle varie leghe europee dove i milioni impazzano tanto da sembrare coriandoli.
Messi, calcio e business
Il calcio è oramai puro business con molti avvoltoi che trattano il futuro dei giocatori (meglio il commercio) portando a casa laute prebende e sontuose provvigioni. Il passaggio dei giocatori da una squadra all’altra è la fonte primaria dell’arricchimento del quale gode il calciatore, il procuratore e la società che lo cede. I 700 milioni che aveva preteso il Barcellona per la clausola rescissoria di Messi, così i generosi stipendi corrisposti, sempre al netto delle tasse, visto che queste se le sobbarca la società, entrambi sono un affronto per la stragrande maggioranza delle persone che vivono degnamente del proprio lavoro.
Non più sport ma spettacolo
Ma non è così perché questo affronto viene facilmente metabolizzato. Sono attori di uno spettacolo popolare ed è quindi accettabile che le star prendano molti soldi e i comprimari in proporzione. Inoltre per i tifosi e gli appassionati il calciomercato è una attrazione, che viene seguita con viva partecipazione. E’ un completamento che incide positivamente o meno sul loro tifo, che trova poi manifestazione con la loro presenza in tribuna o di fronte ad un televisore, assistendo finalmente alla partita.
Messi e il calcio d’altri tempi
Questo ricorso al soldo ha cancellato un comportamento che nel calcio era diffuso, specie nel lontano passato. Quello dei “giocatori bandiera” che si identificano con la maglia indossata per anni, con la società che li ha lanciati e che li ha coccolati con stipendi principeschi. Non abbandonavano la società neanche a fine carriera. Parlare di Rivera era riferirsi al Milan, così di Mazzola all’Inter. Gli ultimi “giocatori bandiera” sono stati Buffon con la Juve e Totti con la Roma.
Un esempio
Adesso anche quelli più fedeli alla squadra che li ha lanciati verso fine carriera avvertono un “formicolio ai piedi” che li spinge a cambiare aria, per intascare gli ultimi sontuosi stipendi. Vi sono numerosi esempi di questo modo di comportarsi. Prendiamo Ibrahimovic, grande giocatore, che grazie all’aiuto di un altrettanto affamato procuratore, cambiava squadra di frequente e con quest’ultimo contratto con il Milan, a 38 anni di età, porta a casa uno stipendio netto di ben sette milioni.
Messi e il “suo” calcio
Messi ha sempre vissuto in mezzo ai milioni fatti guadagnare anche al Barcellona. Per ora l’addio al Barcellona è rimandato al prossimo anno, promettendo che in campo darà sempre il massimo. Questo improvviso voltafaccia è dettato, secondo quanto sostiene Messi, “da non voler fa causa al club che amo”. Un ripensamento mosso da un nobile sentimento oppure un goffo tentativo per pilotare l’epilogo della faccenda? In questo mondo del calcio tutto è possibile, visto che al di là del gioco, regna sempre tanta comunicazione pilotata che i media assorbono facendo felici i tifosi!