Dove nascono i veri campioni? Non sempre sul campo da calcio, ma più spesso sugli spalti tra le migliaia di persone che affollano gli stadi o i milioni di persone che seguono con trepidazione, da casa, la propria squadra. Migliaia, milioni di vite che hanno moltissimo da insegnare, storie, appunto, di veri campioni.
Rodolfo Andrei, con il suo racconto “Dove nascono i veri campioni” ha vinto il primo premio alla terza edizione del Concorso “Vi racconto una storia…” indetto da associazione Rete Malattie rare odv (https://retemalattierare.it/).
“Con il concorso nazionale Vi Racconto una Storia, ideato dal vicepresidente Giuseppe Silvano e co-progettato da Gianni D’Andrea (entrambe di San Giorgio a Cremano, Napoli) – spiega Riccarda Scaringella, presidente associazione Rete Malattie Rare odv – intendiamo celebrare la forza della vita, della speranza, l’emozione della poesia e il potere della narrazione.
Parole che cambiano la vita, in meglio

“Un racconto che esprime la forza delle parole scrive la Giuria nelle motivazioni per l’attribuzione del primo premio. – Le parole che cambiano una Vita. Nel racconto infatti il cambiamento parte infatti dalle parole che il padre di Alessandro dice al figlio: So che provi rabbia. Ma la vita non è solo ciò che perdiamo. È anche ciò che possiamo ancora diventare.”
“Solo noi possiamo realmente cambiare la nostra vita scavando dentro noi stessi con rabbia, ma anche con forza, determinazione e coraggio tutti sentimenti che nascono e crescono insieme alla passione – si legge ancora nelle motivazioni della Giuria -. La disabilità infatti non è la fine, ma solo un altro modo di esistere, un altro modo di affrontare la vita. Il racconto è anche una riflessione profonda sull’aiuto reciproco.”
La realizzazione dei propri sogni oltre difficoltà e ostacoli. Questo vuol dire essere campioni

Sarà il piccolo Luca a confessare ad Alessandro, che dopo aver abbandonato il calcio giocato a causa della malattia è divenuto un noto telecronista: “Quando tu racconti le partite, è come se io fossi in campo. Grazie per farmi sognare”.
“Da questo racconto – conclude la Giuria – impariamo che la disabilità è anche una occasione di testimonianza: grazie all’impegno, tante persone e tanti giovani come Luca possono scoprire di poter realizzare i propri sogni, anche in modi bellissimi e imprevisti.”
La giuria del concorso formata da esperti veneziani e nazionali

La giuria ha visto la partecipazione di alcuni esponenti del mondo veneziano come il presidente Andrea Maurin, collaboratore del settimanale diocesano Gente Veneta, Maurizio Scassola, già presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia, Michela Calmasini, pediatra già responsabile del Centro Territoriale Malattie Rare dell’Azienda Ulss 3 Serenissima, Donatella Tenderini, insegnante, scrittrice e poetessa, Valter Arnaldo Esposito, giornalista, scrittore e poeta, insieme alla piemontese Sabrina Grigolo, infermiera ed esperta di processi formativi, e alla toscana Ilaria Parlanti, scrittrice, giornalista e attivista, che convive con la sindrome di Jarcho-Levin
Il profilo di Rodolfo Andrei e di come si diviene veri campioni

Rodolfo Andrei è nato a Grosseto e residente a Roma. Presidente dell’Associazione Cinematografica “Cineforewer” di Frosinone, da anni scrive racconti, sceneggiature cinematografiche e teatrali, raggiungendo ottimi risultati. A novembre 2024 è uscito al cinema il film “Il silenzio del fiume” tratto da una sua sceneggiatura.
Dove nascono i veri campioni

Il giorno in cui la vita di Alessandro cambiò per sempre era iniziato come un giorno qualsiasi. Aveva quindici anni e una passione sconfinata per il calcio. Sognava di diventare un campione, di calcare i campi di Serie A, di sentire il boato del pubblico, mentre segnava un gol decisivo. Ma quel giorno, durante un allenamento, qualcosa di strano accadde. Le gambe, improvvisamente, non rispondevano come avrebbero dovuto. Sentiva una stanchezza insolita, un peso insopportabile sulle ginocchia. Si accasciò sul prato, senza più riuscire a rialzarsi.
Dopo settimane di visite e analisi, arrivò la diagnosi: distrofia muscolare.
Una malattia rara, progressiva, senza cura.
Le parole del medico sembravano echi lontani, come se appartenessero a un’altra realtà. “Non potrai più giocare a calcio”, gli dissero.
“La vita è ciò che possiamo ancora diventare”
Ma Alessandro non sentiva solo la fine di un sogno, sentiva di aver perso se stesso.
All’inizio, la rabbia lo divorò. Non voleva parlare con nessuno, rifiutava la fisioterapia, evitava gli amici. Si chiuse in camera, spegnendo totalmente il mondo fuori. La sua famiglia cercava di spronarlo, ma lui rispondeva con il silenzio.
Finché, un giorno, suo padre si sedette accanto a lui e gli disse: “So che provi rabbia. Ma la vita non è solo ciò che perdiamo. È anche ciò che possiamo ancora diventare.”
Quelle parole scavarono dentro di lui. Alessandro capì che, se non poteva più giocare a calcio, doveva trovare un altro modo per esprimere la propria passione.
La passione per le telecronache sportive
E fu così iniziò ad allenarsi nelle telecronache sportive. Guardava partite in continuazione, annotava ogni dettaglio, anche il più minimo, esercitava la propria voce. Un giorno, il suo professore di italiano lo sentì commentare una partita nel cortile della scuola e gli propose di partecipare a un concorso radiofonico per giovani telecronisti.
Alessandro accettò con esitazione, ma quando si sedette di fronte al microfono, capì che era nato proprio per quello. La sua voce trasmetteva emozione, passione, energia. Il pubblico lo amava. Il concorso gli aprì le porte di una piccola radio locale, dove iniziò a commentare le partite della squadra cittadina. Non era il calcio che aveva immaginato, ma era ancora il suo mondo, il suo sogno, vissuto in un modo nuovo.
La disabilità è solo un altro modo di esistere. E di essere veri campioni
Col tempo, Alessandro diventò una voce conosciuta nel panorama sportivo.
La sua storia ispirava chiunque lo ascoltasse: un ragazzo che aveva perso la capacità di correre, ma non quella di sognare. Dimostrò a tutti che la disabilità non è la fine, ma solo un altro modo di esistere.
Ma il cammino non fu facile per Alessandro.
Le giornate erano spesso scandite dalla frustrazione e dalla fatica della fisioterapia.
I muscoli si indebolivano lentamente, e ogni piccolo movimento richiedeva sempre più sforzo. Eppure, Alessandro non si arrese, non voleva arrendersi.
Trovò conforto nelle parole dei suoi ascoltatori, nelle moltissime e-mail che riceveva ogni giorno da centinaia di persone che lo ringraziavano per quella sua forza.
La testimonianza del piccolo Luca. Perchè veri campioni si nasce e non solo si diventa
Un giorno Alessandro, ricevette un messaggio particolare.
Luca, un bambino di dieci anni, affetto anche lui da una malattia simile alla sua. “Ciao Alessandro, mi chiamo Luca e ti ascolto sempre. Anche io amo il calcio, ma non posso giocare. Però quando tu racconti le partite, è come se io fossi in campo. Grazie per farmi sognare.”
Quelle parole commossero profondamente Alessandro, e capì che la sua voce non era solo una nuova opportunità per lui, ma anche per gli altri. Decise di incontrare Luca e, con il permesso della sua famiglia, lo portò a visitare lo studio radiofonico. Gli insegnò a usare il microfono, a descrivere l’azione con passione.
Per la prima volta Luca si sentì parte di qualcosa di grande.
Da quel giorno, Alessandro capì che la sua missione era più grande di un sogno personale. Si impegnò a sensibilizzare le persone sulle malattie rare, a dare voce a chi non poteva farsi sentire e, grazie al suo impegno, tanti giovani come Luca scoprirono di poter realizzare i propri sogni, anche in modi diversi da quelli immaginati, ma ugualmente bellissimi.
