Lo sguardo di un grande fotografo si riflette in quello dei grandi artisti di tutti i tempi nella mostra che il Comune di Casarsa della Delizia (PN), con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, ha voluto dedicare a Elio Ciol in occasione del suoi 95 anni. “In dialogo con l’arte. Elio Ciol e i grandi artisti, da Giotto a Chagall”, questo il titolo dell’esposizione, curata dal critico d’arte Fulvio Dell’Agnese.
Fino al 30 giugno prossimo (il sabato e la domenica e nei giorni festivi con orario 10,30-12,30 e 15,00-19,00 con ingresso gratuito) sarà possibile ammirare una scelta di 76 stampe di grande formato selezionate dal suo immenso archivio, frutto della lunga vita di questo maestro considerato uno dei più autorevoli della fotografia contemporanea.
Una mostra che è un viaggio nell’arte di Ciol

Nel percorso allestito all’interno dello spazio espositivo comunale dell’ex municipio – firmato negli anni Sessanta dall’architetto da Gino Valle e situato a poche centinaia di metri dalla casa materna di Pier Paolo Pasolini – il visitatore viaggia idealmente attraverso le immagini dei capolavori della pittura, della scultura e dell’architettura, indeciso se ammirare di più l’opera stessa oppure la straordinaria capacità di Ciol nel riprodurla e interpretarla fin nei minimi dettagli. Uno sguardo sensibile e di grande impatto visivo, un uso sapiente della luce e dell’inquadratura, una straordinaria limpidezza dei colori e incisività dei chiari e scuri negli scatti in bianco e nero rendono le sue fotografie indimenticabili.
Ciol e le pieghe dell’arte

«All’opera d’arte – così afferma dell’Agnese – Elio Ciol pare accostarsi come racconta capitargli di fronte a un paesaggio: pronto a cogliere l’attimo in cui si manifesta l’inattesa profondità dell’esistenza, traendone il medesimo senso di sorridente stupore. L’ambizione del fotografo è pertanto quella di non limitarsi a una registrazione, bensì di forzare l’opera con cui si dialoga ad uscire dal proprio silenzio – umile, austero o sdegnoso che sia – per rimettersi in gioco nel tempo».
La sua osservazione quindi viene portata fino al punto di far scattare un livello di comprensione che non è puramente tecnico-stilistico. Diventa una purezza di sguardo, oltre che di competenza, che si trasforma in poesia visiva. Elio Ciol si addentra tra le pieghe dei panneggi delle vesti, si immerge nella disposizione dei personaggi presenti nei dipinti cogliendo le forme di relazione tra loro ed entrando quasi a farne parte, rendendoli vivi.
Pareti che raccontano

Dalle pareti emergono splendide le immagini degli affreschi della Basilica di Assisi, la delicatezza dei mosaici di Aquileia e della Basilica di San Marco a Venezia. Il bianco e nero scelto per le opere di Donatello che si trovano a Padova e a Firenze restituisce in modo straordinario i volumi e i dettagli delle sculture sfiorando la tridimensionalità. Il viaggio ideale continua con i dipinti di Gentile da Fabriano, con il Pinturicchio a Spello, il Duomo di Orvieto, i pittori delle Marche, i dipinti del Tiepolo a Udine, le coloratissime vetrate di Chagall.
Il commento di Ciol

«Ho avuto spesso l’incarico, da diversi editori, di fotografare opere d’arte di celebri artisti e offrire così un contributo di visione e conoscenza delle loro opere che si è concretizzato nel tempo in oltre quaranta libri», racconta Elio Ciol, «Molte volte ho pensato che sarebbe stato bello far uscire dai libri queste fotografie che ritraevano opere d’arte di cui avevo potuto godere. Volevo condividerle e mostrarle ai miei concittadini, agli amici, alle persone.»
Ecco dunque che questa mostra diventa, oltre che un omaggio alla sua lunga vita dedicata all’arte e alla fotografia, anche un dono ai suoi concittadini e a tutti coloro che verranno a visitarla.
Il catalogo

Accompagna la mostra un corposo catalogo (378 pagine), sempre a cura di Fulvio Dell’Agnese e pubblicato da Antiga Edizioni: oltre a quelle esposte contiene un’ampia selezione di fotografie del maestro casarsese relative ai medesimi autori e contesti.
Chi è Ciol

Elio Ciol nasce nel 1929 a Casarsa della Delizia (Pordenone), dove tuttora vive e lavora. Inizia il suo percorso, fin da ragazzo, nel laboratorio fotografico del padre acquisendo quell’esperienza tecnica che lo accompagnerà nel corso della sua professione. Il mondo contadino è uno dei soggetti più ripresi dal suo obiettivo. Elio Ciol ritrae la campagna e più in generale un mondo plasmato dai ritmi della natura e insieme dal lavoro dell’uomo.
A partire dagli anni Cinquanta sviluppa un originale linguaggio nel settore della fotografia di paesaggio, con una costante evoluzione fino ai tempi più recenti. Dalla campagna friulana a quella umbra. Dai canyon americani alla Libia. Dall’Armenia alla Terra Santa, il bianco e nero di Ciol sa cogliere di ogni luogo la vita silenziosa e il mistero.
Tra il 1955 e il 1965 fa parte del Cineclub di Udine. Realizza in questo periodo vari documentari a passo ridotto, premiati ai concorsi di Montecatini e Salerno. Dal 1955 al 1960 prende parte al circolo fotografico “La Gondola” di Venezia. Nel 1962 realizza le foto di scena del film Gli Ultimi di Vito Pandolfi e padre David Maria Turoldo. Nel 1963, a Milano, collabora con Luigi Crocenzi alla costituzione della “Fondazione Arnaldo e Fernando Altimani per lo studio e la sperimentazione sul linguaggio per immagini”.
L’attività



Nella sua attività professionale è stata particolarmente significativa la produzione di campagne di documentazione di opere d’arte in Italia e in Europa. Che lo hanno portato a collaborare a un gran numero di pubblicazioni nel settore della storia dell’arte. Ciol ha vissuto l’evoluzione della fotografia degli ultimi ottant’anni: dalle lastre fotosensibili per arrivare attraverso le pellicole ortocromatiche e quelle pancromatiche fino al digitale.
Grande sperimentatore, spesso ha fatto uso di pellicole all’infrarosso. Attraverso queste pellicole, alberi e campi si accendono di una luce interiore che ha fatto definire “trascendentali” e “metafisici” i suoi paesaggi.
Le sue fotografie sono state pubblicate in 225 libri.
Sono 175 le mostre personali realizzate, in Italia e nel mondo; 129 quelle collettive.
I riconoscimenti

Tra i riconoscimenti più recenti: nel 1992 e 1996 a Londra, premio Kraszna Krausz per i fotolibri Assisi e Venezia; nel 1995 a Spilimbergo, premio speciale Friuli-Venezia Giulia Fotografia. Ad Amsterdam, Word Press Photo (terzo premio nella categoria “natura e Ambiente”). 2001 Padova “Dietro l’obiettivo: una vita”; nel 2003 Padova, “Fotopadova 2003” per il fotolibro Ascoltare la luce. Sue opere figurano nelle collezioni di importanti musei internazionali, tra i quali: Metropolitan Museum of Art, New York; Victoria & Albert Museum. Londra; International Museum of Photography Rochester, New York; Centre Canadian d’Architecture di Montreal, Canada; RosPhoto, San Pietroburgo; Musée de la Pho-tographie, Charleroi; Museo A. S. Pushkin, Mosca, MAMM Mosca; Musei Vaticani Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea.