“Il primo handicap “dice il professore dalla barba bianca, “sicuramente è la tarda età, cioè la vecchiaia. Quando arriva, assorbe tutti gli altri malanni vissuti ai quali, come se non bastasse se ne aggiungono di nuovi. Non c’è una graduatoria, ma tutto rientra nella dimensione della senescenza”.
Insomma, non si finisce mai di ricevere insulti dalla vita. Per esempio, c’è un caso che l’Anonimo conosce bene: riguarda un novantenne che un brutto giorno scopre all’improvviso di essere menomato: non riesce più a leggere il giornale e i libri, abitudine e piacere di una vita.
E’ scattata la paura, un’angoscia sospesa perché lui spera che sia un guaio di breve durata; del resto non ha mai problemi di vista. Invece… non è riuscito a leggere nemmeno le ore sull’orologio e le etichette delle merci esposte al supermercato e con vergogna, ha dovuto chiedere aiuto. Il mondo si è ristretto ed è diventato più oscuro e indecifrabile, una leggera nebbia si è interposta tra quell’uomo e le cose a lui vicine, perfino i volti apparivano sfocati.

Ragioniamo: gli handicap degli altri ci interessano umanamente, però che succede quando colpiscono te?
La realtà ti pesa addosso come un macigno, entri in sofferenza e ti guardi intorno smarrito cercando di uscire dalla cappa di solitudine che ti stringe. Ma non siamo soli: nel nostro tempo possiamo contare su un aiuto mai avuto prima e reso possibile dalla Tecnologia. Infatti la lettura quotidiana diventa un ascolto: perché i giornali e i libri “parlano” sia con voce artificiale, sia umana. Le tecniche informatiche tolgono i limiti propri dell’handicap, cancellano la paura, però il disagio rimane.
La libertà dell’ascolto non può bastare ad un ipovedente che porterà con sé la sua diversità. Comunque, vive in mezzo e con gli altri consapevole di aver superato una specie di analfabetismo che lo umiliava come una malattia da nascondere. La scienza del nostro tempo ha fatto uno dei suoi prodigi: il miracolo tecnologico che ha resuscitato le parole della inarrestabile narrazione umana da cui il novantenne non riesce a sfuggire.
Un ponte sulla Via della Seta

Sembra il titolo di un articolo di politica estera ma è, invece, il riassunto di un evento culturale: una mostra d’arte ospitata nella galleria civica Cavour nel cuore di Padova, in cui trenta artisti cinesi e italiani rivivono, simbolicamente, con le loro opere lo storico percorso che congiungeva l’Occidente europeo all’estremo Oriente.
L’iniziativa promossa dall’Istituto Confucio e, fra gli altri dall’università di Padova, si segnala per il suo valore fondato sullo scambio di due culture antiche che indicano nel dialogo artistico una via “politica”alle relazioni tra popoli geograficamente lontani: e questo avviene oggi in un clima geopolitico in cui popoli inermi vengono sopraffatti da sovranismi aggressivi.

Artisti cinesi e italiani mettono a contatto diretto le loro rispettive opere, confrontano i loro linguaggi: è la forza dell’Arte. Fra gli espositori italiani c’è il pittore trevigiano Lorenzo Viola, caro all’Anonimo: la sua pittura ha radici profonde nella civiltà veneta, quella stessa di cui Marco Polo fu il primo ambasciatore alla corte di Kublai.
Lunario variabile

(poesia)
1.
Sei la luce della notte
che sparge profumi e sogni,
sei la bellezza segreta
dei giorni, angelica Luna.
2.
Guidami tu stanotte sui sentieri segreti
che entrano nel sonno di colei
che mi aspetta fantasticando.
3.
Hanno conquistato gli oceani marini,
ma le profondità del tuo regno stellato
sono nascoste nell’immaginazione.
4.
Luna che sorgi dai vapori del buio
sei tutta tremante come il disegno di un bambino
stregato dal tuo lucore misterioso.
5.
Lo spazio dove rinasci nel tuo ciclo
vitale è sacro alle creature che più ti assomigliano
e cantano alla vita con voce soave.
Anonimo 2025