Cesare Campa è da decenni un protagonista della vita politica veneta, soprattutto quella veneziana. Uomo di grande esperienza, formatosi nelle sezioni di quartiere della Democrazia Cristiana di Spinea, lui, muranese di nascita e trasferito in terraferma, oggi compie un passo indietro in quella realtà che lui chiama “figlioccio”, il Circolo Veneto, fondato e fatto crescere in questi anni. Una realtà che ha formato, in tempi di improvvisazione e di scarsa attenzione alle specializzazioni, un paio di generazioni di giovani politici, di giovani amministratori. Una rivisitazione in chiave attuale e con mezzi moderni di quelle che erano le scuole politiche dove i grandi partiti del dopoguerra, dalla Dc al Pci, allevavano, istruivano e costruivano le classi dirigenti del futuro.
Laureato in Lettere alla Sapienza di Roma, Campa ha ricoperto tutti i ruoli della politica: consigliere comunale, consigliere regionale, assessore della Regione Veneto. Infine, deputato del Parlamento nella fila di Forza Italia. Conosce Venezia e Mestre e la realtà del Comune come pochi, aperto al dialogo e al confronto, oggi all’età di 83 anni ha deciso di seguire il suo “Circolo” da dietro le quinte, lasciando spazio ai giovani e alle nuove idee, sempre mantenendosi saldo a quei valori che lui definisce imprescindibili della Democrazia Cristiana.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva per http://www.enordest.it per conoscere i motivi della sua scelta e anche per conoscere il Cesare Campa che, ragazzino appena giunto a Spinea per occuparsi di calcio, ha visto le trasformazioni dalla Prima alla Seconda Repubblica.
Campa, ci racconti la tua vita politica….

“ Per fare un po’ di attività mi sono trasferito a Spinea e mi sono occupato di calcio. Proprio per la scuola di calcio mi sono avvicinato alla politica del quartiere e da Murano, proiettato a Spinea, inizio la mia carriera politica del fare ricreando il campo da calcio di Chirignago e Spinea. È stata la mia prima battaglia che mi ha permesso di entrare in contatto con le istituzioni e sono entrato in politica per fare qualcosa di concreto”
Le è piaciuto fare il politico?

“Politico non è una parola esatta. Preferisco a definirmi un amministrativo ed è così che mi sono candidato a consigliere comunale di Spinea, ma sempre con l’ottica del fare. E ho dedicato le mie attenzioni alla terraferma. Quando ho fatto il consigliere comunale da giovane scalpitavo e prendevo indicazioni dal mio capogruppo e ritenevo di non essere del tutto apprezzato. In realtà era un modo intelligente per farmi crescere e preparare e dopo quasi un anno io, che ero delegato al bilancio, mi sono sentito dire che avrei dovuto intervenire sul bilancio di Venezia. Ho incontrato persone come Costante Degan, che è stato ministro, e altri esponenti della Democrazia Cristiana e da loro ho imparato il dialogo e l’apertura verso tutti”
Campa, poteva anche diventare sindaco di Venezia; cosa non ha funzionato?

“La situazione politica di Venezia era cambiata. Non c’era più la Democrazia Cristiana, ma c’era Forza Italia una parte della quale non mi ha dato fiducia e ha fatto una sua lista che mi ha portato via circa 3000 voti che sono andati a Cacciari contro Casson (743 voti) e se Forza Italia fosse stata compatta sono certo che avrei vinto”
Cosa pensa della Mestre di oggi?

“Mestre da un certo punto di vista è migliorata moltissimo. Merito delle ultime amministrazioni, ma c’è qualche problema che ancora la fa percepire come non sicura, vediamo la questione immigrazione legata a Porto Marghera o altre situazioni. Molto sicuramente è stato fatto. Molto c’è ancora da fare”
Campa, da mestrino ha seguito sempre lo sport: cosa pensa del Venezia? E della Gemini Mestre?

“A Mestre c’è un grosso fermento sportivo. A partire dalla Reyer, poi il Venezia e il Mestre che hanno i loro seguaci che seguono anche le loro squadre in trasferta, come è successo per la Gemini a Cento. Per quanto riguarda il calcio, il Venezia non ha giocato male ma non doveva arrivare a giocarsi la salvezza all’ultima giornata contro una Juventus a caccia di punti. Doveva essere capace di mettere fieno in cascina prima e arrivare alla fine già salva. Adesso si riparte dalla serie B con i miei personali auguri di un pronto ritorno nella massima serie”.
Il suo rapporto con Gianni De Michelis?

“Quando ho fatto il consigliere comunale, poi provinciale, poi regionale e assessore e, infine, sono andato a Roma e ho dovuto affrontare la mia prima esperienza da parlamentare, sono andato a chiedere consigli a uno che aveva già una buona esperienza a Montecitorio. Sono andato da Gianni De Michelis che ha dimostrato di essere un grande formatore e mi ha aiutato tantissimo a entrare subito nel ruolo dimostrando di essere una persona generosa, preparata e molto intelligente. Gli sarò sempre grato per questo”.
È anche alla luce di quelle esperienze e di quello che ha visto che poi ha dato vita alla scuola politica?

“Ho sempre seguito con grande attenzione la questione della formazione e mi sono cimentato con la formazione socio – politica. Un fiore all’occhiello. Una scuola che continua a durare e continuerò a seguire anche se non in prima persona. Favorisce dibattito, confronto, dialettica, un luogo di formazione libera e ascoltare il punto di vista degli altri con relatori che appartenevano e appartengono a tutte le parti politiche. E con orgoglio ci stiamo avvicinando ai 30 anni”
Campa, le manca la DC?

“Manca un punto di riferimento per i moderati per ragionare con calma e mediare sui problemi che abbiamo ogni giorno. La DC aveva questa capacità di interpretare il volere della gente e non accettava la politica urlata, ma apprezzava il dialogo e valorizzava le cose che servono alla nazione anche se arrivavano da voci diverse. Ci sono state anche ombre, non nei valori del partito ma in alcune persone e quelle andavano giustamente giudicate. La DC aveva quei valori legati alla società e alla comunità coesa che potevano risolvere tanti problemi. Ero amico di tutti e vedevo in Boldrin e in Degan politici che sapevano motivare le persone. Ho imparato da tutti. Ricordo anche un ottimo rapporto con Gianni Pellicani, leader del Pci, che era un amante della città”
Il suo rapporto con Berlusconi

“L’ho conosciuto da parlamentare. Era una persona squisita, aveva creato una squadra ben composta e valida. Mi ricordo che un giorno mi si avvicina e mi chiede dove avevo preso alloggio. Io risposi che cercavo una casa e due giorni dopo mi ferma e mi chiede, chiamandomi per nome, se l’avevo trovata. Ricordava il mio nome, voleva sapere della mia famiglia. Era una figura paterna ma capace di creare una squadra forte e compatta”
Campa, come mai un passo indietro da presidente del Circolo Veneto?

“Per un semplice motivo. L’ho coltivato come un figliolo ed è diventato un circolo di primissimo livello. Tutti mi hanno riconosciuto la capacità di unire diverse realtà, ma ho 83 anni e per farlo ancora crescere c’è bisogno di far crescere i giovani e portare idee nuove e sono contento della classe dirigente del Circolo Veneto e sono contento perché sono convinto visto l’entusiasmo che il Circolo Veneto continuerà ancora molto a lungo”
Cosa ne pensa delle ultime amministrazioni comunali?
“Hanno fatto molto, lo dobbiamo riconoscere. C’è sempre questo dualismo che è sbagliato. Ci sono grossi problemi che vanno ancora risolti e Mestre soffre di questa situazione di insicurezza che va superata. L’amministrazione Brugnaro ha sistemato il bilancio, ma c’è ancora molto da fare perché la politica non è ancora vista con la giusta ottica. Non c’è un approccio costruttivo; si vuole tutto e subito. Manca il fatto che la gente si avvicini alla politica. Siamo anche noi protagonisti del cambiamento e forse andrebbero anche cambiate le leggi elettorali perché ci sono cose comuni che devono essere realizzate con l’aiuto di tutte le forze politiche”
Campa, cosa sarebbe stata Venezia con lei sindaco?

“Io mi sarei approcciato facendo la mia parte non tirandomi indietro con grande umiltà, conscio che Venezia è una città fragile e delicata. Avrei sicuramente avuto alle spalle una squadra forte, di valore, coesa e proiettata al futuro”
Previsioni per le regionali e le amministrative?

“Più che previsioni, sono aspettative. Le Regionali dovrebbero vedere confermato un centro destra che negli ultimi anni è compatto e ci vuole una classe dirigente veneta che sappia valorizzare ancora di più il potenziale della Regione che è già un crocevia per i commerci e il turismo e farne una “regione” simbolo per tutto il resto della Nazione. A livello amministrativo credo che le ultime vicende abbiano un po’ scosso l’opinione pubblica e l’amministrazione uscente ha però puntato su alcuni paletti (penso al bosco dello sport) che devono essere portati avanti e ci vuole una figura che sappia realizzare e continuare sui passi di una amministrazione che a parere mio ha molto bene operato. E per fare questo bisogna anche riallacciarsi ai vecchi valori che guidavano la DC”