È stata inaugurata venerdì 11 aprile, negli spazi di MACO Arte in via Ognissanti a Padova, la mostra Made in Italy (volevo un titolo Pop), un percorso espositivo che resterà aperto al pubblico fino a sabato 14 giugno. La rassegna, articolata in una trentina di opere – in gran parte pittoriche – realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, si propone di raccontare una delle stagioni più vivaci della pop art italiana: quella dell’esperienza Pop, riletta attraverso lo sguardo di artisti che hanno saputo reinterpretarne i codici con originalità e profondità culturale.
I rappresentanti del Pop Art



L’obiettivo della mostra è chiaramente quello di offrire uno spaccato dell’arte pop italiana, mettendone in evidenza le peculiarità rispetto alle contemporanee espressioni d’oltreoceano. Fenomeno di grande impatto e diffusione, la Pop Art affonda le sue radici nell’opera di pionieri anglosassoni come Richard Hamilton e Allen Jones, per poi esplodere negli Stati Uniti con artisti che hanno fatto dell’immaginario consumistico un vero e proprio linguaggio estetico. A partire dagli anni Sessanta, la cultura di massa fa irruzione nel mondo dell’arte, trasformando oggetti comuni, volti celebri e prodotti dell’industria alimentare in icone da celebrare, spesso con un atteggiamento volutamente acritico.
L’Italia gioca un ruolo centrale in questo processo e sarà proprio con la Biennale di Venezia del 1964 – che viene consacrato l’americano Robert Rauschenberg – e che la Pop Art ottiene il definitivo riconoscimento internazionale. Ma già prima, alcuni artisti italiani avevano iniziato a sperimentare un linguaggio visivo ispirato alla pubblicità e ai mass media, con un uso marcato del colore e un’immediatezza comunicativa che si rifà ai nuovi codici dell’immagine.
Come si sviluppa la pop Art

Tuttavia, la Pop italiana si distingue per un tratto caratteristico pur adottando stilemi simili a quelli statunitensi. Gli artisti italiani si confrontano con una realtà storica e culturale molto più stratificata. Le loro opere riflettono una società attraversata da tensioni ideologiche, cambiamenti economici e un’eredità artistica millenaria. Così, in Mario Schifano si ritrovano echi delle avanguardie storiche e delle inquietudini politiche del tempo (emblematico Senza titolo, dal ciclo A Balla, primi anni Settanta). Mentre Tano Festa rilegge la Cappella Sistina con ironia e nuovi linguaggi cromatici, come nel suggestivo Michelangelo according to Tano Festa n. 29 (1967).
Anche Enrico Baj offre una personale e dissacrante declinazione del Pop, come testimonia l’opera Punching General (1969). Una composizione plastica dai tratti grotteschi, costruita con materiali di recupero, dove emerge una critica tagliente al militarismo e una chiara inclinazione anarchica. Le scene frammentate e ricomposte da Valerio Adami – come in Interno con ombrellone. Modern Living (1967) – danno invece vita a un universo narrativo in cui il quotidiano viene trasfigurato in icona contemporanea.
Gli autori

E ancora, Emilio Tadini mette in scena sulla tela un collage del nuovo paesaggio urbano e culturale italiano. Fatto di elementi di design e segnaletica stradale (Viaggio in Italia, 1971). Di tutt’altra impronta è lo sguardo di Concetto Pozzati, che con ironia corrosiva denuncia i meccanismi speculativi del consumo. Come in Di più per rialzarne il prezzo (1967), dove l’abbondanza di ortaggi commerciali assume una dimensione quasi grottesca.
Queste “illuminazioni iconiche” – come le definiscono i curatori Mattia Munari e Nicola Galvan – restituiscono il riflesso di una società in piena trasformazione. Ssospesa tra il boom economico e i venti di crisi degli anni di piombo. L’esposizione offre quindi un ritratto a più voci dell’Italia di quegli anni, in bilico tra modernità e disincanto.
Pop Art made in Italy


La mostra presenta complessivamente le opere di quattordici artisti italiani. Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Gino Marotta, Aldo Mondino, Concetto Pozzati, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Giangiacomo Spadari ed Emilio Tadini.
Made in Italy (volevo un titolo Pop) è un progetto espositivo che si arricchisce anche di un catalogo, in uscita in occasione del finissage, previsto per sabato 14 giugno. Un appuntamento da segnare in agenda per tutti gli appassionati d’arte contemporanea. E per chiunque voglia riscoprire, attraverso lo sguardo degli artisti, un’Italia che guardava al futuro con occhi nuovi.