Facciamo un riepilogo storico. All’inizio c’erano solo il carnevale di Burano e quello di Campalto.Parliamo dei mitici anni Settanta. Si andava in isola dove la Pro-loco organizzava la festa delle maschere. Bellissima e spontanea. Le ragazze e i ragazzi veneziani riempivano piazza Galuppi e poi, a centinaia, prendevano alle 5 del mattino il vaporetto di ritorno per Murano e Fondamente Nove, quello degli operai del vetro.
Il Carnevale passa in Piazza San Marco

Nel 1979, il sindaco Mario Rigo, socialista, stufo dei lanci di farina in centro storico e delle spiacevoli birichinate contro i passanti, propone il Carnevale a Piazza San Marco. Il vice-sindaco comunista Gianni Pellicani, amico fraterno del sindaco, per via delle comuni origini noalesi, si dichiara apertamente contrario. Piazza San Marco non si tocca e poi non ci sarà nessuno. In Consiglio comunale, Mario Rigo, alle sette di sera di un giovedì grasso, si mette il cappello tricorno e la bautta e va in Piazza. “Ma dove ti va? – esclama Pellicani – tanto no ghe xe nissuni!” Ma a San Marco c’erano già 20 mila giovani. É il memorabile 1979, con le musiche di Radio Vanessa, il banchetto di frittelle e il mitico animatore Uccio Todeschini.
Il Carnevale oggi

L’anno successivo, la Biennale con Maurizio Scaparro e il teatro del Mondo di Aldo Rossi, faranno il resto. La festa delle maschere cominciata in città mille anni prima, diventa un evento mondiale. Super culturale. Chiare origini romane con i Saturnalia, poi continuate nella capitale Aquileia. Storia, anche antica.
E veniamo a oggi. Trovo a Piazzale Roma un gruppo di turisti napoletani. Esclamano, quasi divertiti: tutte le maschere parlano straniero, ma i veneziani dove sono? A saperlo. Già, i veneziani. Chi può a Carnevale scappa, soprattutto in montagna. Chi non può, continua a maledire: per le calli intasate, le maschere ingombranti che bloccano il passaggio per via delle foto dei guardoni, la città sporca per i take-away gettati per terra dai soliti incivili.
Momenti di panico due domeniche fa, primo giorno di Carnevale

A Rialto durante l’arrivo della “pantegana”, con un centinaio di veneziani in barca e migliaia di turisti sulle rive, (ovvero veneziani comparse, anche se provviste di megafono). Il ponte si blocca. Che sarà mai? Commenteranno poi gli organizzatori-soloni di Vela spa: per mezz’ora di impasse, suvvia. Che sarà mai. Ma c’erano bambini che urlavano per non essere schiacciati. Ed ero testimone oculare, anzi corporale. Impaurito e bloccato in mezzo, pregavo l’architetto Antonio Da Ponte, di averlo costruito robusto e duraturo. Nel 1591.
Dal Carnevale spontaneo e divertente di mezzo secolo fa, ecco l’inquinamento mascherato di oggi, con centinaia di borseggiatori pronti all’azione. Nel solito ponte degli Scalzi, dove i pick-pocket sono presenti come i colombi e i gabbiani, ecco due ladre doverosamente incinte ma con maschera, scappare, inseguite da un turista tedesco vestito in abito dell’800 come un qualsiasi Johann Wolfgang Goethe nel diario di viaggio in Italia. Tutti a ridere, ma la scena, purtroppo, è vera.
Non vedo l’ora che arrivi la Quaresima! Ansimano le commesse della pasticceria Tonolo a Dorsoduro, dove fanno le frittelle più buone di Venezia (e costano solo 1,80 euro contro le 2,5 dei concorrenti…). La coda per le “fritole” veneziane comincia in calle alle 8,30 del mattino e finisce alle sette di sera. Manco fosse una prima delle Fenice.
Gli ultimi dei “resistenti”

A maledire il Carnevale sono i netturbini“Quando torno a casa, stracco morto – mi dice un simpatico lavoratore Veritas – mi sogno di coriandoli colorati e mi vengono gli incubi”.
È il carnevale visto da un’altra angolatura.

PS. Dimenticavo. Gli ultimissimi resistenti al Carnevale. Ci sono stati problemi per organizzare il Carnevale a Forte Marghera, uno degli spazi più belli, monumentali e naturalistici di Venezia-Mestre. I resistenti sono i “mici”, ovvero gatti, del Forte, per colpa delle feste in maschera e delle musiche assordanti. Ma anche altri mammiferi, come i pipistrelli. Stanno soffrendo di esaurimento nervoso.
Pensate un po’, altri mammiferi (umani), residenti in centro storico soffrono uguale…Ma alla fine (morale d’obbligo) chi ci guadagna?