Immagina una pagina di diario, vera o inventata non importa: quel che conta è ciò che puoi scriverci. Il bello sarebbe avere registrato, per esempio, questa frase: “Oggi ho imparato qualcosa di nuovo”. Non importa la tua età: la vita trasmette sempre, in continuazione, ogni giorno e ogni notte; basta fermarsi ad ascoltarla. O no?

Per esempio, oggi puoi registrare una parola o frase che non ti aveva mai interessato prima. Tante parole scivolano via, si sa, non è una colpa. Ma si possono recuperare. Io l’ho fatto di recente con due parole: “gioco democratico” (fonte il Presidente della Repubblica). Gioco? Naturalmente si tratta del parlare figurato, di una metafora. Da altro autore prendo “è nel gioco fra queste due dimensioni, individuale e collettiva che…” Tornando alla democrazia: noi la viviamo come normale condizione in cui siamo oggi, come bene acquisito insieme alla libertà, ma sappiamo dalla Storia che per poterla vivere gli italiani hanno dovuto conquistarla fino a pagarla col proprio sangue. I dittatori non giocano con gli oppositori, li eliminano.

L’altro giorno ho sottolineato una citazione da Ferruccio de Bortoli che raccomandava la lettura di un libro come Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana (Einaudi editore) che molti hanno nella biblioteca di famiglia o hanno letto da ragazzi nella prima edizione. E mi è nato questo pensiero: tanti, oggi, conoscono le poesie dell’Antologia di Spoon River fitta di personaggi che popolano un cimitero, inventati dall’americano Lee Masters, ma quanti ricordano i resistenti al fascismo e al nazismo che persero la vita in nome della libertà e della democrazia? Quei nostri compatrioti non erano creature letterarie: erano persone, erano come noi e ci hanno parlato di patria e di amore con il loro ultimo respiro.
Ah, l’indifferenza…

Fra le notizie curiose che ho letto qualche tempo fa, e precisamente nei giorni post 25 Aprile, ne ho segnata una che oggi distinguo con un numero: 10.000. Si tratta di diecimila veneti iscritti all’Anpi che è, per chi ancora non lo sapesse, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia. Nota curiosa veramente perché i diecimila non sono e non possono essere tutti partigiani storici, sono infatti pochi, ormai, i superstiti di quelle bande che per liberare la patria dalla dittatura fascista e dall’aggressione della bestia nazista si organizzarono sulle montagne e nelle città soffocate dall’odio, dando anche la vita per scacciare gli invasori e per sconfiggere i loro alleati della Repubblica di Salò.

Oggi, posso dirlo con certezza, ci sono in Italia tanti “partigiani ideali”, di età diverse: la loro scelta mi ricorda un esempio illustre, quello di Antonio Gramsci che scrisse questa frase: “Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Mi fanno tenerezza i giovani tesserati che forse continuano la scelta di un familiare o, più verosimilmente, compiono un gesto politico-patriottico nel momento storico in cui si vedono ancora in giro gruppetti di nostalgici del fascismo che fanno il saluto romano. E non sono sicuro che siano la manifestazione di puro folclore nero.
Citazione d’autore

“Si tollera un gesto, si tollera il ritardo di un treno. Tollerare implica che si abbia a che fare con qualcosa di sgradevole. Essere intolleranti, insomma, vuol dire pensare che quella certa cosa, quella certa persona siano poco gradevoli, ma che per una questione di educazione occorra sopportare la loro esistenza, la loro presenza. Tollerare chi è differente da noi implica che riteniamo di essere superiori, di essere ‘quelli giusti’, e che le altre persone, quelle diverse, siano in qualche modo inferiori. Eppure, quanto ci sentiamo virtuose e virtuosi a tollerare il prossimo…”
Vera Gheno, Grammamanti, Einaudi 2024, pag. 88
Visione notturna

(poesia)
Verranno altri tempi dopo questi
e il loro colore sarà
il grigio dei fumi
che salgono dai campi dell’odio.
Verranno altre stagioni da lontano
e porteranno fiori
dai colori elettrici
cresciuti su campi non sterilizzati.
Verranno anche angeli azzurri
dal buio del futuro
e, miracolosamente,
porteranno con sé la speranza.
Avremo un giorno bello e puro
quando sarà finita
la lunga quarantena
che osiamo chiamare nostra pace?
Anonimo ‘24
“Tollerare”, una parola che pronuncio poche volte o quasi mai. Eppure ha tanti significati, vuol anche dire accettare, sopportare; ma poi il suo senso implica dei seguiti come amare, apprezzare, coinvolgere … e può risultare in sostenere, aiutare, supportare, coinvolgere … È una parole importante e comunque positiva! Che fa riflettere.
Tollerare , dal latino tollere , significa sostenere , sollevare,sopportare , reggere … Vi fu un tempo in cui i dissenzienti invocavano la tolleranza come una grazia ; oggi la chiedono come un diritto. Così si esprimeva James Stanhome nel 1700 , parlando alla Camera dei Lord , quando gli intellettuali già avevano capito che la tolleranza è ” instrumentum regni” .. Non è cambiato nulla , da allora ! Ora , alla soglia dei miei novant’anni , faccio mia la riflessione del Beato Carlo Acutis ! ” Siete stati creati unici . Non vivete come fotocopie. Grazie.
Grazie ! Ivo è riconoscente per l’attenzione con cui segui i suoi scritti e per la condivisione dei suoi ideali.