Ho una predilezione per i muri scrostati e i frammenti d’affresco, lacerti incantati e pieni di mistero. Se potessimo osservare un tempio greco come realmente lo vedevano i greci rimarremmo travolti da un’atmosfera kitsch difficile da accettare perché la civiltà della bellezza assoluta non era monocroma. I Greci amavano i colori vivaci e intensi: blu, rosso, oro. Pigmenti a volte tossici e utilizzati generosamente: statue, edifici pubblici, templi. Siamo davvero fortunati che tutto si sia dissolto in un meraviglioso e pallido bianco e nero. Nulla è più affascinante di un oggetto che si consuma o sparisce, come il glicine o il fiore di ciliegio, anche se gli artisti da sempre aspirano all’immortalità delle loro opere. Non tutti. Nel mondo della creatività c’è anche una generazione di autori che ha fatto della provvisorietà una bandiera: i writers. Con i loro graffiti e murales sparsi in tutto il mondo, oggi la street art si trova al centro di un quesito molto suggestivo: l’opera “Migrant Child” va restaurata?
Banksy e la street art

Banksy ha realizzato lo stencil sul muro di un palazzo fatiscente a Venezia utilizzando come sempre le sue incursioni a sorpresa. Appare all’improvviso nel maggio del 2019 in concomitanza con la Biennale Internazionale d’Arte. Un bambino con un giubbotto nautico impugna una torcia di segnalazione, simile al fusto di una pianta, dalla quale si sprigiona un fumo dal colore rosa fucsia che avvolge il muro circostante. Ora il fumo dalle tinte accese sta diventando grigio, Migrant Child è avvolto sempre più dalle incrostazioni della facciata, destinato a soccombere alle insidie di umidità, salsedine e alta marea.
È la sua natura, deve dissolversi, dicono a gran voce i writers. La street art è effimera, nasce spesso con l’intento di svanire

Come fotografa e giornalista amante delle dissolvenze, sono completamente d’accordo con loro, ma il dibattito è aperto a tutte le proposte e mi piacerebbe molto avere una vostra opinione considerando che esistono attualmente solo tre opere a firma Banksy in Italia, due a Napoli (di cui una cancellata da un altro artista di strada probabilmente invidioso) e una a Venezia.
È stato il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi a sollevare le polemiche attivandosi come certamente saprete per salvare il murales. Per il progetto è già pronto un finanziamento di una banca importante: “Non ci interessa se l’opera abbia o no più di settant’anni, né se l’autore sia vivo e neppure se ci dia il consenso al restauro, dal momento che, tra l’altro, il murales è stato realizzato illegalmente. Mi assumo io la responsabilità dell’intervento avendo la delega sull’arte contemporanea, ed è mio compito tutelarla”, ha dichiarato Sgarbi.
Street art e Tiziano

Gli permetteranno questo strappo alla regola? L’operazione Banksy sarà analoga agli altri strappi d’affresco eseguiti molte volte per salvare dalla rovina opere famose? A Venezia l’esempio più eclatante è quello del Fondaco dei Tedeschi un tempo decorato da splendide opere di Giorgione e Tiziano, staccate per salvaguardarle dalla rovina. La Nuda di Giorgione strappata nel 1937 e la Giuditta con la testa di Oloferne di Tiziano un monumentale frammento tolto dalla parete nel 1967. Quest’ultimo l’ho fotografato recentemente alla bella mostra dedicata a Tiziano alle Gallerie dell’Accademia presentata dallo stesso Sgarbi.

C’è un altro capolavoro che voglio aggiungere nella lista degli strappi: Il Mondo Novo di Giandomenico Tiepolo, meraviglioso affresco realizzato per la villa di famiglia a Zianigo. Staccato nel 1906, stava per essere venduto all’estero ma fortunatamente è rimasto in Italia, pezzo forte del Museo Ca’ Rezzonico.
Abbandoniamo questi affreschi blasonati e torniamo alla street art

Da quando è apparso Banksy a Venezia nel 2019 passo sempre a salutarlo. Un percorso affascinante tra San Pantalon e Santa Margherita. Il bambino ti guarda dal palazzo abbandonato di Rio Novo grande arteria di passaggio, uno dei canali più trafficati della città. Ho cercato di fotografarlo in modo diverso dalle classiche panoramiche inserendo tutto ciò che passa davanti ai suoi occhi nel corso del tempo, dai turisti fermi ai piedi del ponte, ai taxi che sfrecciano veloci. Ci sono due immagini che amo particolarmente, il passaggio appena abbozzato di una gondola con un fiore, in contrasto con la drammaticità degli eventi che il soggetto racconta e il gruppo di studenti spagnoli intenti a seguire l’accompagnatore che regge in mano un disegno di Banksy. Quel giorno accanto al migrante c’era anche una madonna con bambino in legno dipinto. Sul piedistallo la scritta: “La Madonna dell’acqua lurida”. La statua è sparita in breve tempo, lo stesso artista, lo scultore Federico Soffiato aveva diffuso la notizia parlando del furto di un’opera ideata per dare un messaggio contro l’inquinamento delle acque e il moto ondoso.
Giorni fa Il Gazzettino ha pubblicato una bella intervista con Marco Nereo Rotelli, allievo di Vedova e artista di spessore internazionale che ora vive a Milano ma conosce bene il palazzo affacciato sul Rio Novo. Lo chiamavano “San Pantalon number One” perché è il civico 1 di San Pantalon, (naturalmente sono andata a fotografare il portone). C’era anche una squadra di calcio con quel nome racconta Rotelli, sottolineando come fosse un luogo d’elezione per l’arte e la cultura. Se è veramente un murale di Banksy, afferma, bisogna lasciare che si dissolva perché questo è il suo messaggio.
Le domande a questo punto sono tante, dall’attribuzione dell’opera all’identità dell’autore

Il Daily Mail recentemente ha fatto un nome: Robin Gunningham 53enne di Bristol. Sarebbe imputato per diffamazione assieme alla società che commercializza i prodotti del misterioso writer, un processo che riguarda proprio Banksy. In teoria dovrebbe comparire in tribunale per la causa, gesto che rivelerebbe al mondo la sua vera identità.
Con certezza sappiamo che è di Bristol e che l’alone di mistero ha ingigantito il potere suggestivo delle opere sempre incisive e graffianti. Nel 2019 Sotheby’s ha battuto all’asta una sua opera per 11 milioni di euro. Tutti ricordano la “Ragazza con palloncino” che all’atto della vendita sempre da Sotheby’s a Londra (oltre un milione di sterline) si è sfilata dalla cornice triturandosi automaticamente. L’opera danneggiata ha cambiato titolo diventando “Love is in the bin” – L’amore è nel cestino.
Architetti contro

Nel dibattito aperto sul salvataggio dell’opera a San Pantalon si inserisce anche l’Associazione architetti veneziani nettamente contraria all’intervento di restauro. Gli architetti sottolineano lo spirito del graffito nato con lo scopo di rappresentare qualcosa che si disperde e scompare nell’acqua a testimonianza del dramma di tanti bambini scomparsi nel Mediterraneo in questi ultimi anni.
La street art è un’arte temporanea ha dichiarato il francese James Colomina, autore di Red Virgin, una statua della Madonna dipinta di rosso con una maschera da subacqueo posizionata tempo fa sul Ponte del Lovo. Messaggio legato alla crisi climatica con particolare attenzione all’innalzamento del mare, tema di grande importanza per la città di Venezia.
Street art e Sgarbi

Se la street art è per sua natura effimera, salvandola si pone il problema dei diritti d’autore. Su questo punto Sgarbi ha dichiarato che, essendo l’opera abusiva, l’autore non avrebbe voce in capitolo.
Il dibattito è decisamente aperto e surreale, in attesa di “un colpo di scena nel colpo di scena” chiudo questi appunti fotografici con un’altra immagine presa dal mio repertorio di vecchie interviste ai tempi in cui presentavo dei convegni al Lido di Venezia durante la Mostra del Cinema. Tra i miei ospiti, un Vittorio Sgarbi superstar. La fotografia si stava dissolvendo e ho deciso di salvarla con una bella scansione, anche se rimango una fervente sostenitrice dell’effimero.
Dott.ssa Elisabetta anche oggi ci ha mostrato dei cimeli e dei personaggi del suo archivio fotografico. Prima di tutto Le faccio i complimenti, è bellissima e anche una eccellente giornalista, non era facile, così giovane, intervistare il genio di Vittorio Sgarbi, ma La vedo completamente a suo agio. Premesso che io non ho competenze, credo che la street art, in molti centri e Comuni d’Italia sia diventata una moda. Nella Regione Marche, in molte cittadine, ci sono affreschi celebrativi sulle facciate di luoghi pubblici e privati che hanno lo scopo di sostituire i monumenti. Questi dipinti non hanno nulla di artistico, a volte sono esageratamente grandi, incombenti, inquietanti. Alcuni paesi di montagna o collina hanno trasformato gran parte delle facciate delle case come tele per questi artisti della bomboletta, ma il risultato, a mio avviso, è stato terribile. Stessa cosa sulle facciate di edifici in città. Nell’opera veneziana che è attribuita a Banksy, il discorso è diverso: le proporzioni sono adeguate, il disegno si inserisce bene nel contesto dell’edificio, c’è un messaggio. Ora è necessario stabilire se è un’opera d’arte con un significato politico sociale oppure no. Io credo che se viene riconosciuto come bene artistico, il disegno debba essere tutelato, indipendentemente se si tratti di Banksy o di un semplice artista di strada anonimo. A volte è il gradimento del pubblico a stabilire il valore di un bene artistico. Dalle foto che Lei ha pubblicato vedo che i tour turistici l’hanno inserito il disegno nel percorso, speriamo però che si vada a vedere anche le opere di Tiziano e questa arte non sia il surrogato di un’opera d’arte più o meno che la pizzeria rispetto al ristorante di tradizione.
Caro Marco grazie per gli apprezzamenti e per gli interessanti quesiti da lei sollevati che aprono sicuramente un bellissimo dibattito sull’argomento.
Ciao Elisabetta io ritengo che il dipinto debba essere lasciato così questo è l’intento dell’artista Sgarbi mi permetto di dire deve ogni volta sollevare delle polemiche per partito preso Se venisse staccato perderebbe tutto sarebbe un’opera morta e forse finirebbe nelle mani di qualche mercante
Margherita Errera
Cara Margherita, grazie per il commento, anch’io come ho raccontato nell’articolo penso che l’opera dovrebbe consumarsi nel luogo dove è stata concepita.
Complimenti per le fotografie gentile Elisabetta. Per me il bambino di Banski deve rimanere su quel muro scrostato. E’ il pensiero dell’autore e lo spirito di questa espressione artistica. Sgarbi è un polemista nato e gli piace andare contro corrente. Discutere è bello ma in questo caso, per me, non ci sono dubbi. L’opera è fatta per dissolversi
Gentile Paolo grazie per il commento e per aver apprezzato quel meraviglioso muro scrostato che molto spesso vado a fotografare.
Perfettamente in tema con il tuo articolo, cara Elisabetta, voglio condividere l’iniziativa dell’amministrazione della mia città, Caserta.
Si tratta di una delibera che autorizza un museo lineare di street art dedicato a Luigi Vanvitelli sulle pareti dell’ex Macrico, una zona militare dismessa, il cui muro bianco ritinteggiato da poco funge da tela bianca.
L’amministrazione comunale ha pensato di dare spazio in pieno centro a una prosecuzione ideale della Reggia. Questo museo gratuito e democratico sarà dedicato a Luigi Vanvitelli e celebrerà i 250 anni dalla morte del celebre architetto.
Amo la street art ben organizzata perché valorizza facciate e muri che diversamente risulterebbero solo un agglomerato di cemento. Il risultato è un concetto di arte condivisa e alla portata di tutti, una generosità artistica dicui essere grati.
Buona street art a tutti!
Cara Marinella davvero interessante questa notizia su Luigi Vanvitelli e il museo lineare di street art a lui dedicato. Tienimi informata sull’argomento.
Grazie Elisabetta per questa stupenda foto che hai pubblicato ma, soprattutto ti ringrazio perché hai messo in risalto l’opera di Banksy .
Quel bimbo sembra parlare e,secondo me,dopo la tua descrizione,deve rimanere lì,su quelle mura sbiadite e scrostate a illuminarle di luce nuova.
Grazie e complimenti!
Adelina
Grazie Adelina! Da tempo volevo fare un articolo su quest’opera e spesso passavo a fotografare il migrante sul muro scrostato. La cosa più bella è che esiste una città che si muove intorno a lui: turisti, gondole, taxi. Così ho cercato di cogliere i momenti nei quali il bambino partecipava alla vita di Venezia togliendolo dalla sua solitudine.