Un momento delicato tra l’autonomia differenziata che fatica a decollare, le polemiche sulla Sanità dopo il Covid, il problema dell’immigrazione riesploso drammaticamente dopo il naufragio di Cutro. Certo, problemi nazionali, ma investono una delle Regione trainanti dell’economia italiana, quella dove si è sviluppato un modello di integrazione lodato dall’Europa. Quella dove vivono 600 mila immigrati, più di un abitante su dieci. Luca Zaia, 55 anni, nato a Conegliano, una laurea in Scienza della Produzione Animale, è presidente della Regione Veneto da 13 anni; l’ultima volta nel 2020 è stato eletto col 76,8% dei voti, la percentuale più alta nella storia dell’Italia repubblicana per un presidente di Regione. Una carriera politica nella Lega, un passato da presidente della Provincia di Treviso, di vicepresidente della Regione con la giunta Galan e due anni da ministro delle Politiche Agricole nel quarto governo Berlusconi del 2008.
Luca Zaia e il Covid

Nei giorni complicati del Covid ha tenuto in pugno la situazione facendo il punto quotidianamente davanti ai teleschermi e informando i veneti. Un lavoro spesso spiacevole, ma necessario. Dicono che ci metta sempre la faccia e che questo ne faccia un Governatore apprezzato, al punto da conquistare il primato di presidente di Regione più amato.
Un uomo dalle posizioni moderate

Si distingue anche per le sue posizioni moderate, lui preferisce chiamarle di “buon senso”, su temi anche scottanti della polemica politica; posizioni che talvolta lo distanziano dai vertici nazionali della sua stessa maggioranza, soprattutto sul tema dei diritti civili. Dice: “Le libertà devono essere garantite a tutti e non c’è spazio per l’omofobia e il razzismo”. Al centrodestra chiede di cambiare pelle rispetto al passato.
Luca Zaia scrittore

Anche autore di due libri di fila che sono andati in testa alle classifiche dei più venduti nel Veneto e che hanno meritato la ribalta nazionale, anche dei salotti tv. In “Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia” e “I pessimisti non fanno fortuna”, entrambi editi da Marsilio, Zaia ha raccontato la sua storia, la sua politica, il suo Veneto. Ora si racconta in esclusiva al nostro giornale www.enordest.it .
Presidente Luca Zaia cos’è questa autonomia differenziata e perché certe regioni ne hanno paura?

“E’ una vera assunzione di responsabilità, è dare adempimento al dettato della Costituzione. Non è la secessione dei ricchi, come dicono certi, non è la volontà di spaccare il Paese, ma sostanzialmente è il modo di dare al territorio la possibilità di gestire le competenze in proprio. La vicenda Covid ha insegnato cosa vuol dire gestire in proprio una situazione di emergenza da parte delle Regioni, parlo del Veneto, ma anche di regioni come la Campania, la Puglia, l’Emilia….”.
Allora perché il Sud fa resistenza?

“Il Sud non è contrario, lo sono soltanto i governatori delle regioni rette dal centrosinistra. Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise hanno votato a favore dell’autonomia differenziata. Questa sta diventando una battaglia sempre più politica, invece, si tratta di una conquista che gioverà molto di più al Sud che al Nord. Le regioni del Nord hanno meno margini di crescita rispetto alla situazione attuale, quelle che hanno più da guadagnare sono proprio le regioni del Mezzogiorno”.
Ma che cosa cambierà?

“L’efficienza diventa reale, certe competenze oggi gestite dallo Stato centrale le gestiremo in proprio. Basta pensare al Covid e a quello che è accaduto, noi siamo riusciti ad affrontare il problema enorme e inatteso perché non si doveva attendere un distantissimo gestore romano. Si trattava di assumersi subito le responsabilità di ogni genere e di fare in fretta, non c’era il tempo di esitare, ogni ritardo era fatale”.
Presidente Luca Zaia, a proposito di Covid, com’è oggi la situazione nel Veneto e cosa comporta la vicenda giudiziaria di Bergamo?

“I processi si celebrano in Tribunale e non per strada sono i Tribunali quelli chiamati a giudicare se sono state applicate le leggi oppure no. Non possono entrare nel merito delle scelte discrezionali che spettano alla politica. Io ho fatto tamponare tutti gli abitanti di Vo’ Euganeo, era una scelta discrezionale. Se si contestano anche queste scelte non andrà più nessuno a gestire le emergenze. In Veneto ci sono stati 16.668 morti, oggi ci sono ancora 820 ricoverati.
E’ stata un’emergenza che ci ha visto coinvolti in più fasi: una iniziale, quella delle polmoniti bilaterali; oggi siamo di fronte nella maggioranza dei casi a una nuova forma di influenza, certo da tenere sotto controllo, da non sottovalutare. Nel Veneto abbiamo ancora alcuni decessi al giorno, in maggioranza si tratta di pazienti fragili, con patologie pregresse, per loro il Covid funziona purtroppo da acceleratore. Noi abbiamo fatto l’impossibile, quando non si sapeva bene nemmeno cosa si dovesse fare. Oggi sono tutti esperti, sono come quelli che giocavano la schedina del vecchio Totocalcio al lunedì mattina, quando si conoscevano tutti i risultati. Ma allora era difficile anche capire come muoversi.
Inizialmente ci siamo fidati del fatto che le autorità sanitarie internazionali avevano garantito di dare indicazioni che poi non sono arrivate. Se potessi decidere oggi manderei i miei medici a Wuhan dove la pandemia è esplosa e dove hanno incominciato a usare mascherine, respiratori. Non avevamo respiratori e se li avessi comprati a caro prezzo e non fossero serviti, oggi di cosa mi potrebbero accusare?
Nella Asl padovana prima del Covid usavano 950 camici usa e getta al mese, col Covid nella stessa azienda se ne sono usati 4500 al giorno! Non era possibile pianificare certe spese, come potevi sapere che il consumo di un mese non sarebbe bastato nemmeno per mezza giornata?”.
L’emergenza ha lasciato come conseguenze anche liste d’attesa lunghissime nella sanità veneta…

“Siamo usciti dal Covid con 500 mila persone in attesa, adesso stiamo abbattendo i tempi e sfoltendo le liste. Mancano, però, 3500 medici solo in Veneto, 45 mila in tutta Italia. Uno dei fattori della produzione è avere uomini e donne della Sanità, ma questo è un problema che riguarda tutti. Il Veneto eroga ogni anno 80 milioni di prestazioni sanitarie, questo vuol dire che molti milioni di prestazioni vanno a pazienti che vengono da tutta Italia, i veneti sono meno di cinque milioni.
Vuol dire anche che l’eccellenza della nostra Sanità è riconosciuta ovunque e che vengono da ogni parte d’Italia. E’ anche questo un esempio di autonomia differenziata al servizio di tutti”.
Presidente Luca Zaia, parliamo di immigrazione, purtroppo dopo una tragedia…

“Non si può restare indifferenti alla povera gente che disperata scappa da morte e fame e l’Europa si dimostra vergognosamente assente. Sembra quasi che l’immigrazione sia un problema solo italiano, invece è dell’Europa intera: noi siamo solo la prima porta, tanti sono di passaggio per il resto d’Europa. L’anno scorso via mare sono arrivate 90 mila persone e 20 mila sono entrate via terra e dall’Ucraina in guerra sono giunti 150 mila profughi. Si può ragionevolmente parlare di quasi 300 mila persone. Indubbiamente occorre fare qualcosa, intervenire, studiare misure adatte. Per esempio, si può cercare di aiutarli creando le condizioni nei loro paesi perché non siano costretti a partire.
Ma soprattutto si deve ristabilire il contratto di soggiorno, fissare regole ferree che devono essere rispettate. Attenzione, viviamo il paradosso di un ingegnere argentino, del quale ci stiamo occupando in questi giorni, che ha un contratto di lavoro già pronto ma non può venire perché è un extracomunitario. Ecco perché serve introdurre il contratto di soggiorno. La maggior parte di chi arriva cerca un lavoro onesto, la frazione di chi si comporta male è infinitesimale. Il Veneto ha meno di 5 milioni di abitanti dei quali 600 mila sono immigrati, il nostro modello di integrazione è riconosciuto a livello internazionale come il migliore in Italia.
Non abbiamo fatto ghetti, non abbiamo zone no-limit. Quei barconi sono uno spaccato di disperazione, quei bambini che muoiono sono qualcosa che nessuno può sopportare di vedere. Ma attenzione a scaricare le colpe sul governo, quello attuale o quelli che c’erano in occasioni di altre tragedie simili. Purtroppo queste sono solo le punte dell’iceberg”.
I Giochi di Cortina: la Regione si gioca la fama di capacità e efficienza, a che punto sono le opere?
“Il 27 febbraio abbiamo ospitato a Palazzo Balbi la seconda riunione della cabina di regia. C’erano molti punti all’ordine del giorno e, per quanto riguarda l’operatività, devo dire che abbiamo fatto molto lavoro. Abbiamo parlato di opere in Veneto: dal bob al villaggio olimpico. Siamo stati molto operativi, si è deciso gran parte del lavoro che si farà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Per le opere che riguardano Cortina siamo sul pezzo e nei termini previsti.

Abbiamo anche confermato che l’Arena di Verona sarà il teatro della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi e di quella di apertura delle Paralimpiadi. Stiamo parlando di un totem, un simbolo universale che diventerà una pietra miliare in tema di abbattimento delle barriere architettoniche. Dall’Arena deve partire un nuovo modello di accessibilità ai grandi monumenti pubblici, non solo per gli atleti ma anche per tutti i cittadini disabili”.
Il problema strade, ancora insufficienti. E soprattutto la tragedia dei troppi incidenti con vittime sempre più giovani

“Quello della sicurezza stradale è un problema che è tornato ancora ad affacciarsi in maniera rilevante soprattutto nella vita dei giovani. È una partita di civiltà che dobbiamo vincere assolutamente, ma per farlo dobbiamo avere i ragazzi al fianco. Come ripeto spesso, non sono le strade ad essere pericolose, ma lo sono i comportamenti. È fondamentale, quindi, educare al modo corretto di stare alla guida e sulla strada. Da parte della Regione c’è un impegno senza tregua.
Recentemente abbiamo anche messo online il portale www.unaltrastrada.it, dedicato alla sicurezza stradale e a un concorso di idee per la campagna di sensibilizzazione in materia. È rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e alle Scuole di Formazione Professionale. Si inserisce all’interno di un quadro più ampio di iniziative assunte dalla Regione nel corso degli anni, volte al raggiungimento di migliori condizioni di sicurezza stradale del territorio, sia attraverso il finanziamento di interventi di natura infrastrutturale, sia mediante iniziative volte all’educazione e alla sensibilizzazione di un corretto comportamento da parte degli utenti della strada.
Quale Veneto ha trovato Luca Zaia quando è entrato in Regione e come è il Veneto di oggi?

“Negli anni in cui sono stato Presidente, abbiamo affrontato tanti problemi di grande portata come grandi calamità naturali o la pandemia che hanno condizionato non solo il ritmo produttivo della regione ma anche la vita dei cittadini. Ma se estendo lo sguardo posso dire che il Veneto non è realmente quello che abbiamo trovato. Siamo riusciti a imporre il Veneto e i Veneti su un piano nazionale e internazionale. La regione che aveva ancora tanti strascichi di un passato in cui era considerata una Cenerentola, in questi anni ha maturato una standing di prim’ordine.
Nulla a livello nazionale viene più deciso senza interpellare il Veneto, la sua voce è ascoltata e considerata. Lo hanno capito anche i Veneti e lo hanno voluto sottolineare anche con il referendum sull’autonomia. Sono convinto che raggiungeremo l’autonomia differenziata proprio per questo: non si può più prescindere dal parere espresso dai Veneti”.
Luca Zaia si ricandida?

“Non è possibile, la legge non lo prevede e sinceramente penso che non la cambieranno. Ma non è una cosa non mi lasci dormire la notte. Io sono fatalista, lo sono sempre stato. Un lavoro lo troverò, mi guarderò in giro, rispolvererò la laurea. Lavoravo anche prima di entrare in politica. Il tema del quarto mandato non mi ossessiona, non ci vado dietro. Nel frattempo faccio il mio dovere che è quello di governare questa regione”.
Pesa a Luca Zaia essere considerato il più popolare tra i presidenti di Regione?

“E’ una grande soddisfazione, ma anche la popolarità pone problemi, diventi bersaglio. Sallustio diceva che il sentimento che viene dopo la gloria è l’invidia”.
Chiedete a Luca Zaia cosa lascia della sanità del camposampierese dopo il suo mandato.
O provate a chiederlo a qualche cittadino che è costretto a usare la sanità Camposampierese cosa ne pensa, vedrete che vi dice quanti danni ha fatto la politica leghista nel nostro territorio. E chi vi scrive ha votato lega per anni.