C’è la Venezia dei foresti, come si dice da queste parti, la Venezia delle grandi mostre: paludate, qualche volta significative. C’è la città della nostalgia per le personalità artistiche del passato, da Tintoretto a Vedova. I movimenti, l’eco delle avanguardie, le gloriose stagioni della creatività lagunare. E oggi, cosa rimane di autenticamente veneziano, se può esistere una realtà siffatta, nel panorama contemporaneo? La risposta può arrivare da sette artiste
Sette artiste per un’idea locale

L’idea di un’arte locale, di una scuola ha aspetti scivolosi. Si rischia costantemente di cadere nell’ovvio, nella retorica di una mimesi scontata, quanto banale (specie quando si usa, e si consuma, la veduta lagunare, a tal punto abusata da divenire un modello culturale di massa). La questione, tuttavia, resta aperta.
Un dubbio legittimo

Se esista o meno una modalità autonoma ed innovativa per definire esteticamente la città, e per raffigurarla, è dubbio legittimo: forse si dovrebbe partire da criteri indiscutibili, e a mio parere fondamentali. La capacità e la profondità, ad esempio. Il silenzio e il sentimento del tempo, la conoscenza dei ritmi. Come la marea, in un mondo non impazzito. Perché anche la luce, qui, prevede formule alternative; e l’olfatto ha la sua parte.
Quando Venezia è difficile

Difficile, si potrebbe obiettare, in una città vetrina, dove tutto sembra a portata, raggiungibile e, soprattutto, riproducibile; dove tutto scorre velocemente, a tal punto da raggiungere l’invisibilità. Difficile, ma forse non impossibile.
Una considerazione ottimista può arrivare dalla scoperta di isole di senso, gruppi autonomi di pacifica ribellione
Una preziosa mostra di sette artiste

L’ho pensato in occasione della vernice di una piccola, preziosa mostra che è ancora in corso per qualche giorno negli spazi del Palazzo della Provvederia, in via Torre Belfredo a Mestre. Una mostra manifesto, si potrebbe definire, tali sono gli spunti e le testimonianze che offre. Senza titolo, ma dedicata alla città d’acqua. Si tratta della collettiva del gruppo veneziano Atelier Contemporanei: sette artiste, conosciute in laguna per la loro esperienza, accomunate innanzitutto dal fatto di avere studio in Centro Storico.
Le caratteristiche delle sette artiste





Testarde, probabilmente, viste le continue difficoltà che una simile scelta comporta, o forse semplicemente innamorate di quella luce, di quei silenzi che costituiscono la tessitura ineludibile del loro lavoro.
Nessun inganno
Il livello generale è alto, al di là delle modalità espressive utilizzate, e questo è già fondamentale per un’analisi minimamente seria della situazione. Si tratta di personalità decise e consce; si sente l’odore delle tinte, il rispetto che si deve al percorso; s’intuisce la fatica quotidiana, come fosse un rito. Qui si respira, niente inganni.
Poi, Venezia
Qualcuna si affida al suo lucore, in certi tramonti trionfali, o compie ricerche sulle trasparenze di sabbia e fuoco. Altre operano in una sintesi estrema, o creano un’atmosfera onirica, persino dissonante. Allora si può, verrebbe da pensare. Così questa, che è una collettiva, ma può essere anche esplorata come sette mini personali, ridà fiducia al tempo critico, restituisce misura.
Chi sono

Le artiste vanno doverosamente citate, con l’invito a conoscerle meglio. Ciascuna di esse è un mondo. Tra loro, Luana Segato, detta Luse: le sue mani trattano la stoffa come maneggiassero teleri antichi, la ricuciono, la segnano. Molti ricordano le sue tele da calpestare, da condividere, stese sui ponti veneziani; i suoi libri d’artista materici, corrosi e ritinti; la sua indagine sulle forme di Venezia che si fanno segno, di una pulizia assoluta. Amica, e irrinunciabile compagna di avventure.
Paola Turra

O Paola Turra, surreale vedutista dalle tematiche consuete, ma dall’interpretazione affascinante: la sua città è uno splendido vortice di tinte e nebbie sottili, senza mai perdere la rotta, perché in laguna è vero l’impossibile, lo smarrimento, l’incidente. Con incorruttibili dedizione e tenacia, Paola – da molti anni – si occupa della benemerita associazione culturale “Le Colonete”, di cui oggi è presidente (vicepresidente Carla Erizzo): occasioni uniche, i suoi incontri artistici nel sestiere di San Marco, in cui tutti sono chiamati ad esporre e a condividere, i grandi nomi e i pittori di buona speranza. In fondo, una delle poche manifestazioni autentiche della città.
Tra le sette anche Nicoletta



Nicoletta De Grandis, a sua volta, lavora con il vetro ed altre superfici, più propriamente pittoriche: il risultato ha una valenza segreta, come scoprissimo tesori nascosti nelle acque di barena, ma la struttura del progetto è solida, innovativa. Nel passato di questa artista c’è un’esperienza nella vetreria Sent, divenuta un’autentica icona della manifattura muranese, marchio prezioso, esclusivo. La medesima eleganza sta nelle opere di Nicoletta, sia pur rielaborata in una cifra personale.
Elisabetta Zanutto porta in mostra soli abbacinanti, cascate d’oro in laguna, a tal punto potenti da vivere una vita propria, quasi informali. La coscienza della visione parcellizzata, elaborata a livello retinico s’incontra, tuttavia, con la preparazione sapiente della tela antica. Un’opera paziente, difficile, quotidiana, che si esplica in un magistrale corto circuito di forma e contenuto.
Paola Madormo intesse forme nell’aria, danzanti ragnatele tridimensionali. È scultrice di materie leggere, che organizza in forme riconoscibili, dinamiche: sembra lontana dagli orizzonti veneziani, ma l’esecuzione rivela una conoscenza dello spazio trasparente, le nuvole di Tiepolo.
La sperimentazione di sette artiste
La sperimentazione non si ferma all’elemento scenico, o meramente estetico; è sostanza creata, visione attraverso, irresistibile gioco costruttivo. Un equilibrismo tutto lagunare.
Quando si è Venezia

Carla Erizzo conosce Venezia, è Venezia, quella dipinta e quella vissuta, attraversata, amata. Restauratrice di opere, filologicamente accorta, ne coglie gli intimi cedimenti, le inevitabili crepe. In lei il tempo di ascolto ha le vibrazioni di un orecchio assoluto: tocca di pennello e di animo. Ammiro da sempre la sua pittura, soprattutto certi interni percorsi dal vento, o i panni stesi sul rio; scene di un’intimità cara, a cui da qualche tempo Erizzo regala la forza di un colore pieno, materico.
A chiudere Carmela Cipriani

Ultima, ma non ultima Carmela Cipriani, conosciuta per aver portato nel mondo – con la stessa passione del padre Arrigo – un’immagine della città in cui gola, tradizione e innovazione si coniugano, anche in splendidi libri per l’infanzia. Qui però mostra la sua capacità di fotografa: scatti ad angoli e facciate di una Venezia minore, dove protagonista assoluto è il colore. Una scelta lontana dalle rappresentazioni ufficiali.
Sette artiste, sette tappe





Una storia in sette tappe, questa collettiva mestrina, a tal punto incredibile – nel clamoroso carnevale estivo dalle troppe e stranianti offerte – da apparire utopica. Invece è occasione concreta, tutta da godere, per ricostruire una mappa della città che vorremmo. Molto più che un sogno.
Atelier Contemporanei Venezia Arte
Palazzo della Provvederia, via Torre Belfredo, 1, Mestre-Venezia
1-14 settembre 2022
10-12 / 16-18
Sono ammirata per come, con splendide parole, hai colto la nostra essenza. Complimenti e un grandissimo ringraziamento🌺