Siete, o siete stati, lettori compulsivi e appassionati della Recherche? Oppure avete sempre avuto una sorta di timore reverenziale verso uno dei capolavori della letteratura mondiale, e per questa ragione non l’avete mai affrontato? Oppure lo ritenete inattuale per l’ambiente salottiero, alto-borghese e aristocratico nel quale si svolge la narrazione, e per questo motivo non l’avete amato o l’avete abbandonato?
La Recherche e un nuovo libro su Proust
Ebbene, finalmente è uscito un libro su Proust che fa per tutti voi, per tutti indistintamente. Un libro che si propone proprio di abbattere quella fama che tende a monumentalizzare e sacralizzare l’opera di questo autore facendone un testo sacro quasi inarrivabile. Un libro che offre validi strumenti interpretativi che aiutano in modo diretto, spontaneo e gradevole l’approccio con questo capolavoro, rendendolo amichevole e capace di offrire non solo conoscenza, ma anche divertimento.
Brugnolo dalla parte di Proust
Stefano Brugnolo, nel saggio Dalla parte di Proust (Roma, Carocci, 2022), partendo dal presupposto che il romanzo sia il genere letterario che “meglio e più di tutti ha saputo indagare [gli] interstizi, [le] impasse dell’esistenza in cui non possiamo regolarci richiamandoci a codici prestabiliti, ma dobbiamo rispondere in proprio” (p. 24) ci svela, con convincenti argomentazioni e molti esempi e citazioni, come la Ricerca del tempo perduto sia in definitiva un tentativo di ristabilire la “verità essenziale” su di noi, tutti noi. Ci fa capire che questo romanzo, mostrando quello che rimproveriamo agli altri, in realtà ci riguarda molto da vicino. Parla di noi.
Proust e la Recherche
L’autore non è altro che uno di noi, ci spiega Brugnolo, la sua vita imperfetta e fallimentare è molto simile, nelle sue dinamiche, alla nostra, e nel raccontarcela tenta di darle un senso, dando allo stesso tempo un senso anche all’esistenza in generale. Se dovessimo sintetizzare in poche parole di che cosa tratti in definitiva la Recherche, scrive Brugnolo, dovremmo dire che tratta “della rivelazione del senso della vita generalmente intesa attraverso il senso della propria” (p. 42).
L’analisi di Brugnolo
Brugnolo indaga il testo attraverso diverse prospettive, soffermandosi in particolare su alcune tematiche ricorrenti in Proust quali lo snobismo, la politica, la gelosia, l’omosessualità, l’arte e dalla sua analisi puntuale emerge come questo scrittore riesca ancora, dopo cento anni dalla sua morte, a parlarci, illuminando anche alcune profonde contraddizioni della nostra epoca.
Recherche non è un passato
La Proust non è affatto, quindi, un autore superato, che scrive di questioni obsolete, anzi. Anche se gli ambienti salottieri della sua narrazione ci sembrano molto distanti da noi, in realtà, come ha affermato Brugnolo in un’intervista a Letture.org (https://www.letture.org/dalla-parte-di-proust-stefano-brugnolo), “quegli ambienti funzionano come serre dove una serie di dinamiche psicologiche anche molto sottili e sfuggenti si sviluppano in modo complicato e abnorme: lo snobismo, l’invidia, la gelosia, la permalosità, la persecuzione del timido, del diverso, del goffo, ecc.
La modernità
Ebbene pensiamoci: sono meccanismi che si sono diffusi tantissimo nelle società cosiddette democratiche e di massa contemporanee e questo mi fa dire che Proust è stato profetico. I fenomeni di bullismo che possiamo osservare in certe classi scolastiche sono per esempio fondamentalmente gli stessi che Proust osservava nei suoi salotti, dove il più debole finiva sempre per fare da capro espiatorio.”
Il saggio si articola in sei capitoli
L’arte della narrativa proustiana; Percezioni, memoria e oblio in Proust; Proust come teorico della letteratura; Proust, la storia, la società, la politica; Su alcuni lettori, critici, maestri ed eredi di Proust;
I grandi temi della Recherche: snobismo, gelosia, omosessualità, ebraismo
Si tratta di un saggio denso che in sole duecento pagine si è prefissato di esplorare un’opera immensa, anche per la mole, rendendoci partecipi di una lettura ricca di spunti e di riflessioni sulle quali soffermarci.
Qualche esempio
Dal punto di vista narratologico, molto interessanti sono le riflessioni di Brugnolo sul punto di vista uno e bino utilizzato da Proust, che si sviluppa in un doppio regime della voce narrante: in qualche momento è distante nei confronti dei personaggi, in altri momenti si identifica con loro e prova per loro compassione (p. 30-31).
Il tema dell’amore
Il modo in cui Proust affronta l’amore: per lui non c’è differenza tra amori omo o etero. Ciò che gli interessa sono le dinamiche amorose e relazionali. Essendo consapevole che l’essere umano è bisessuale, per Proust costringerlo a limitarsi a una sola identità significa fargli perdere qualcosa della sua ricchezza e della sua complessità (p. 77-78).
Nella Recherche c’è molta contemporaneità
Nella Recherche si anticipano i temi della cosiddetta cancel culture in cui noi contemporanei siamo immersi, così come anche il pensiero politicamente ed eticamente corretto (p. 97). Da rileggere le riflessioni di Proust sulla guerra (p. 102), così attuali: dietro alle proclamazioni di odio per il nemico si cela l’invidia, ma anche, paradossalmente, l’ammirazione verso di esso.
Il caso Dreyfus
Sul caso Dreyfus: nel raccontare come i diversi personaggi del romanzo hanno reagito, Proust ci ha dato una fenomenale rappresentazione “delle ricadute delle divisioni politiche e ideologiche” sulle vite degli individui, cosa che possiamo verificare nella nostra ogni giorno (pensiamo, ad esempio, alle fratture relazionali tra gruppi di amici e parenti che si sono verificate per la campagna vaccinale Covid o per la guerra in Ucraina) (p. 113).
Le mille e una notte della modernità
Nella conclusione del volume Brugnolo, infine, spiega perché la Recherche si può considerare Le Mille e una notte della modernità, dimostrando che quest’opera è anche uno straordinario compagno per letture sempre nuove e appaganti, anche attraverso gli spunti che troviamo in questa sua nuova fatica.
Stefano Brugnolo, Dalla parte di Proust, Roma, Carocci, 2022
Stefano Brugnolo è docente di Teoria della letteratura presso l’Università di Pisa. Ha scritto vari saggi tra cui ricordiamo La tradizione dell’umorismo nero (1994) e La letterarietà dei discorsi scientifici (2000), entrambi pubblicati presso Bulzoni; L’impossibile alchimia: saggio sull’opera di Joris-Karl Huysmans (1997), presso la casa editrice Schena; L’idillio ansioso. “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta e la letteratura delle periferie, (2004) presso la casa editrice Avagliano; Strane coppie. Parodia e antagonismo dell’uomo qualunque (2013), presso il Mulino.
Con Giulio Mozzi Ricettario di scrittura creativa (Zanichelli 2000, 2. ed.) e L’officina della parola. Dalla notizia al romanzo: guida all’uso di stili e registri della parola (2014) presso Sironi. Per conto dell’Associazione Malatesta ha coordinato un seminario di studi dedicato a La letteratura e il piacere del Male nel Novecento (settembre 2014). Nel 2021 è uscito Nuove forme di critica. Del buon uso della letteratura su facebook, Novate Milanese, (MI), Prospero Editore, 2021.