C’era una volta (e c’è ancora, solo che da quelle parti, come sostiene De Pisis, «anche il tempo si ferma ad attendere non si sa cosa») un signore che andava a caccia di relitti di barche nella Sacca di Scardovari, in Polesine. Poi Roberto Antico, questo è il suo nome, li assemblava, facendone opere d’arte bellissime che tanto piacevano a Gian Antonio Cibotto: quel sapore ancestrale, di scabra lontananza che solo il Delta del Po può offrire.
Il Delta e la sua magia

Terra sconfinata nella sua finitezza, spazio magico. C’è chi racconta che le spoglie dei paladini di Francia siano state nascoste qui, in un sarcofago, transitate da San Basilio durante il tentato assedio di Venezia. Oppure, qualcuno ricorda ancora la rovra, una quercia plurisecolare situata nel comune di Ariano nel Polesine, su cui si narra si fosse arrampicato Dante Alighieri per ritrovare il cammino che aveva smarrito. Povera pianta, non c’è più dal 2013 (dopo tanto vedere e patire, le radici non ce la facevano più a sostenerla), ma la suggestione del Vate abbarbicato ai suoi rami resta.
Il mito di Apollo

Questa è la terra di Fetonte, precipitato con il carro rubato al padre Apollo nell’Eridanio (che oggi chiamiamo Po) e dei Sagusei, gli spaventosi uomini acquatici coperti di squame, con piedi e mani palmati che pare popolassero le anse del fiume. Come a dire, La forma dell’acqua, lo splendido film di Guillermo del Toro, tra valli e barene.
Il Delta e il cinema
Del resto, non si possono dimenticare quanti registi hanno fatto del Delta il set ideale per le loro riprese: da Pupi Avati con La casa dalle finestre che ridono a Carlo Mazzacurati, da Ermanno Olmi a Roberto Rossellini (assistito in Paisà da un giovane Federico Fellini), da Bertolucci a Comencini. La lista potrebbe essere molto più lunga.
Il Delta e Luigi Salvini

Un posto speciale, dunque, dove – a un filologo serio e accreditato come Luigi Salvini – venne persino in mente di fondare nel 1946 una repubblica autonoma, quella di Bosgattia, destinata ad ospitare ogni anno, da luglio a settembre, gente con tanta voglia di divertirsi e dimenticare le preoccupazioni del vivere quotidiano: niente giornali, radio, denaro e tutto ciò che potesse avere un collegamento con la realtà. Tanto, in loco, si stampavano banconote e si emettevano francobolli. Astenersi malinconici, depressi ed intellettuali verbosi. L’esperimento durò dieci estati, fino alla morte del padre fondatore. Ma resta il dubbio che potesse succedere solo qui, tra sacche e scanni, nella più vasta zona umida d’Italia, tra le province di Rovigo, Ferrara e Ravenna. Qui, dove ha sede il Parco Regionale Veneto del Delta del Po e gli amanti del birdwatching possono contare sulla presenza in zona di oltre quattrocento specie di uccelli che vi nidificano: dalle volpoche ad aironi e sterne, dalle avocette ai cavalieri d’Italia.
Come orientarsi

Per orientarsi – e ce n’è davvero bisogno, sia per il frequentatore esperto, sia per il turista sprovveduto – ci soccorre una guida cartacea nuova nuova. S’intitola Un viaggiatore sul Delta, edita da Arti Grafiche Diemme. L’autore è Luca Grandi, veronese di nascita e, come commenta lui stesso «per ora ferrarese d’adozione». Si tratta di un addetto ai lavori: a vario titolo scrive o ha scritto per Slow Food e per varie testate gastronomiche; ha ideato e progettato mostre ed eventi culturali, fa parte del team di Foodyes – The Millenials’ Food Journal e della redazione di Birra Nostra Magazine. Da qualche anno, Grandi cura anche una rubrica di recensioni su Facebook dal titolo Pangea. L’ospitalità secondo Luca.
Luca Grandi

La sua guida ai piaceri e alle curiosità di un viaggio nel Delta del Po ha un grande pregio, non comune in tempi di predominio virtuale. Possiede un senso di “usato sicuro”, di provato e riprovato. Se Luca consiglia, suggerisce o indica, è perché si tratta di una strada, un punto di vista, un mezzo di trasporto che lui stesso ha sperimentato. Nulla di commerciale o sponsorizzato: Grandi organizza il percorso in quattro grandi itinerari, racconta l’indispensabile e lascia al turista il brivido della scoperta. Un po’ come essere tenuti per mano, senza percorsi obbligati. Con il gusto che solo una guida di carta, il libro per eccellenza, atlante e insieme diario di bordo, può restituire.
L’itinerario

Così si va da Adria al mare, magari fermandosi al Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri; da Porto Viro a Boccasette e Pila. O più su, a Porto Levante, con la scultura di Cinthia Sah Il Guardiano del Mare a proteggere i naviganti. Quattro metri di altezza in marmo bianco di Carrara, rappresenta una conchiglia, una foglia o l’ala di un uccello, chi lo sa? Ci si regala lo spettacolo dei casoni del Delta, costruzioni fantasma rosso mattone, con il loro tipico camino a dado, o delle dune fossili di epoca pre-etrusca. Si opta per una visita all’oasi naturalistica di Panarella, una golena di venti ettari lungo la strada arginale del Po verso Adria, gestita dal comune di Papozze e dal WWF di Rovigo.
Il Delta. Alla scoperta di un mondo

Si va a piedi, in bicicletta, in barca. Si va, quasi in tutte le stagioni, godendo di scenari mozzafiato, o nella nebbia. Luca Grandi offre «un nuovo modo di vedere le cose», come recita in esergo al volume una bella citazione da Henry Miller. Perché «la propria destinazione non è mai un luogo», un luogo e basta. È una storia, un incantesimo, un mondo.