L’immunità di gregge? Non è una fiaba mediatica, ma un progetto scientificamente delineato all’orizzonta della pandemia: è un processo che procede a rilento e chissà quando la vedremo stabilizzata. Il morbo, però, infuria tutt’ora. E intanto c’è sicuramente un gregge nostrano, proprio dello Stivale: quello esiste già, e molto numeroso. Ne ho avuto la prova una di queste mattine aperte sull’improbabilità, quando ha cominciato a sciamare per strade e piazze. Ieri il capotribù aveva proclamato la propria dottrina dal suo tronetto mediatico, vago ma ammiccante, da furbetto, e plurale: “Noi qua, Noi là…” E il resto, cioè il gregge? “Si arrangino, o chiamino Roma”. Voto: insufficienza.


Patria terrestre
C’è un aggettivo che ha poca diffusione e scarsa considerazione. Eppure, proprio in seguito all’aggressione choc del coronavirus è diventato importante e, se io potessi, lo metterei in poesia: è terrestre. E’ forte e veritiero. Perché tutto accade sulla faccia della Terra, che noi vediamo solo sulle carte geografiche o, meglio, sui mappamondi scolastici (in molte case si trovano). Ma che significato ha “terrestre” in relazione al morbo virale? Beh, signori, proviamo a studiare la geografia, oppure pensare alla terra che calpestiamo.
Futuro profondo
C’è scritto uscire, ma si legge fuggire. E questo ci riporta al tempo che qui e adesso è recluso con noi. Fuggire indietro sarebbe follia, ma fuggire in fuori, che è in realtà avanti, sarebbe saggezza e realismo. Voglio dire che se “profondo è il pozzo del passato” (Thomas Mann), però è profondo anche il futuro. Pensa: indietro non si viaggia, in avanti sì. Futuro è dove espandere la nostra umanità. E, poi: come il Cosmo, così il Tempo non è immagine dell’Infinito? Dirai: in questa nota c’è contaminazione fra tempo e spazio. E allora?
La forza dei replicanti


Siamo provvisori, e lo sono anche gli eterni (quelli sì, replicanti) Azzeccagarbugli che le cronache propongono nella loro instancabile nenia ideologica bloccata su frasi fatte e bugiarde. Solitari o in coppia, anzi in terzetto, sfogano il fiele della loro sdentata ferocia. Totalitari nell’anima, invocano democrazia. Da che pulpito… Si credono perenni, ma ululano alla inarrivabile luna.
Solo nelle fiabe il male è separato dal bene. Qui, invece, sono appiccicosi e di questa loro promiscuità approfittano i demagoghi in agguato. Siamo il mosaico italico: molte tessere dello Stivale sono staccate dalle altre, e ne soffre la bellezza del disegno d’insieme. Si ipotizzava che il disgustoso Virus invasore diventasse il cemento unificatore? Si sognava.
Il bene che facciamo
“Voi umani – ragiona il saggio Yoda – sembrate vergognarvi del bene che fate e che spesso ricevete. Sembrerebbe che qualcuno vi abbia instillato l’idea di un peccato da scontare, di una colpa remota, così antica da essere diventata mito fondatore. Voi sentite il peso di questo male originario? Ma il vostro Dio vi ha donato il libero arbitrio: avete dunque la libertà di cancellare le colpe dei padri. Cancellate, cancellate, e godete il bene che fate e che vi è dato”. Sagge parole, sembrano… umane.