Un sindaco delle nostre parti, forse ispirato dalla “gente”, ha vietato i giochi di strada su suolo pubblico, in particolare il gioco del pallone che tutti i ragazzi del mondo conoscono. Ah, quei momenti magici in cui i minuti scorrono via veloci, si liquefanno, evaporano si ferma il tempo finché dura il gioco. I giovani, che non sono sindaci, devono seguire la fantasia e le passioni che nutrono la loro crescita, così veloce e selvatica, anarchica in fondo, che è la bellezza di ogni gioventù.

La passione per il pallone è diffusa, e tenace come l’erba che nasce tra le crepe dell’asfalto e dei muri. Le passioni sono difficili da arginare, anche perché sono legate alla libertà, e la libertà ha bisogno di spazi, di aria e di sconfinare dalle ordinanze della vita: proprio come il gioco del pallone.
I giochi di strada sono anche scatenamento di energie che si accumulano nei giovani corpi.
I giochi sono importanti per la continuazione delle generazioni, sono il segno visibile e fisico delle tradizioni.

I sindaci hanno le ordinanze, i bambini e i ragazzi hanno l’incontenibile tumulto dei cuori. E noi che navighiamo tra i ricordi, ci commoviamo se inciampiamo nella realtà. E’ successo in questi giorni di primavera in centro a
Mestre, entrambi verso sera: un gruppo di giovani che giocava una partitella a pallone tra la gente incuriosita; il secondo nella silenziosa piazzetta del teatro, pochi bambini che stavano giocando anche loro a pallone, si sono fermati, come temessero un rimprovero, per lasciare passare.
La giovinezza, siamo tutti d’accordo, non la si può mettere in gabbia, sia pure con le migliori intenzioni: il gioco obbedisce alle sue regole esclusive e a nessun’altra, forse per questo i giochi si assomigliano un po’in tutto il mondo.
Silenzio, si guarda

Guardare è un atto silenzioso ma non passivo: c’è un dialogo senza voci fra un soggetto che guarda e un oggetto che è guardato. Il nostro sguardo interroga la realtà, e quella risponde. L’arte ci consente di guardare in faccia il silenzio, per esempio quando è espresso nelle forme e nei colori della pittura. Come si può vedere in questi giorni a Rovigo dove è allestita una perturbante mostra intitolata “Hammershoi e i pittori del silenzio” ( Palazzo Roverella, fino ad agosto)
Hammershoi (1864-1916) dipinge gli interni della sua casa: sono i suoi “paesaggi”che si alternano con la figura della moglie.
Lo spazio domestico in cui la figura umana sembra ospite delle cose che costituiscono l’arredo; in particolare, la presenza della sedia suggerisce una attesa infinita quasi metafisica. Il tutto fermo nel tempo come per incantesimo. La realtà delle cose è muta, tutto è dominato da un velo di silenzio protettivo.

In quelle stanze gli oggetti, nella loro immobilità sembrano sognare: non c’è solitudine, nella casa, perché il mobilio è impregnato di vite vissute. Forse soltanto la poesia potrà risvegliare quegli ambienti imbalsamati.
In fondo, l’arte di Hammershoi è l’esaltazione dell’immagine, cioè di una dimensione in cui il silenzio non esclude la parola ma la supera. Dice il poeta: la Pittura, come sempre, ci seduce silenziosamente.
Primavera

Dolce scende la pioggia, stasera
e batte alla finestra
Insieme all’ombra della notte.
Chiara acqua dal cielo deterge
l’anima del mondo affaticato,
porta dentro di sé un messaggio
questo presente è sporco e melmoso
e ha sete, come anche la terra
e noi insieme.
Guizzi di luce crepuscolare
Brillano tra le gocce generose.
Coraggio, tu dici, è Primavera.
Anonimo ‘25
Questo presente è sporco e melmoso e ha bisogno che l’ acqua lo lavi , così i bambini possono ancora giocare in strada . Ma se arriva qualcuno a pulire le strade ecco comparire i giovani con mazze e bastoni che non vogliono la pulizia : vogliono la sporcizia e la melma , il disordine e la paura , cosi i bambini non possono più giocare in strada . Quanta tristezza !