La Trattoria Povoledo è un angolo di autentica tradizione veneziana, situata in una posizione privilegiata sul Canal Grande, a pochi passi dalla stazione di Santa Lucia. Qui, il fascino senza tempo di Venezia si unisce alla passione per la cucina, regalando ai suoi ospiti una bella esperienza. Il punto forte del locale è senza dubbio la sua splendida terrazza, dove si può mangiare con vista mozzafiato sul Canal Grande: un luogo ideale per gustare piatti raffinati circondati dalla magia della città lagunare. A guidare la Trattoria Povoledo è Simone Ippolito, un titolare attento e appassionato, che ha fatto dell’ospitalità e della qualità i pilastri del suo lavoro. Simpatico, sornione, nato 62 anni fa il 21 giugno, ultimo giorno del segno dei gemelli, ci invita nel suo locale tipicamente veneziano.
Simone Ippolito, ci racconta di lei?
Sono nato a Sidney in Australia da genitori siciliani emigrati dalla loro isola, dal Belice, dove c’è stato il terribile terremoto. Mio papà Giuseppe e mia mamma Giuseppina avevano aperto un’attività commerciale nel paese australiano. Ma nel 1976 ritornarono in Italia, nella loro Sicilia. Io avevo 14 anni con la vita dinanzi a me. Sognavo qualcosa di mio, i miei genitori mi avevano insegnato molto. C’era mia zia, Ninfa, che abitava a Mestre e sapevo che nel Veneto c’era lavoro e si poteva costruire un futuro. Ci trasferimmo lasciando la Sicilia. Così iniziò il mio lavoro nel campo della ristorazione, prima in società aprendo un bar e un ristorante sempre a Venezia, poi nel 2006 ho fatto il grande passo acquisendo la Trattoria Povoledo e da allora la gestisco direttamente.
Come è arrivato nel mondo della ristorazione?

Mi ha spinto la passione, sono praticamente un autodidatta e sono cresciuto professionalmente studiando, osservando i colleghi, migliorando sempre di più. Sono anche sommelier dal 2016 perché da sempre ho maturato la passione per i vini. Nel mio locale ho saputo creare, con tutti i miei collaboratori, un’atmosfera accogliente e genuina, dove ogni cliente si sente a casa.
Simone Ippolito, la sua cucina e la sua sala…

In cucina lo chef Alessandro Varagnolo è l’artefice di un menù che celebra i sapori della tradizione veneziana, rivisitandoli con un tocco moderno. Alessandro lavora al Povoledo da cinque anni; con la sua esperienza e creatività sa come valorizzare i prodotti freschi e locali, trasformandoli in piatti che conquistano al primo assaggio. Tra le proposte più apprezzate : il risotto di pesce, i bigoli in salsa e il fritto misto, preparato con una leggerezza e una croccantezza invidiabili. Tutta cucina veneziana, in alcuni piatti rivisitata. Abbiamo una brigata di 7 persone, tutti bravi cuochi. Mentre in sala direttore è Roberto Costantino che segue la clientela con i collaboratori con attenzione e scrupolo. Mi preme ricordare anche il giovane sommelier che consiglia i vini : è Paul Ciobanu, romeno, da tanti anni vive nel Veneto, ha frequentato il Barbarigo ed è un ottimo intenditore.
Lei ha partecipato alla gara “Quattro ristoranti” di Alessandro Borghese…

E’ stata una bellissima esperienza e ci siamo divertiti moltissimo. Ancora oggi arrivano i clienti e mi chiedono di farsi i selfie con me. Peccato solo che abbiamo girato il programma alla fine del 2019, poi nel 2020 il covid ci ha letteralmente buttati a terra. In particolare a Venezia, abbiamo avuto un crollo di fatturato dell’85 per cento, sono stati due anni terribili, tenga conto delle difficolta’ con 22 dipendenti da sostenere. Negli anni successivi, fortunatamente, stiamo recuperando gli oneri subiti nel 2020 e parte del 2021.
Mi parli della sua famiglia
Quando sono arrivato da giovane nel Veneto ho incontrato una ragazza la cui famiglia era nel mondo della ristorazione. Quella ragazza si chiama Mariella Berton, era figlia di Annibale Berton, campione olimpico di canoa, una istituzione qui a Venezia. Mariella divenne mia moglie, ci sposammo nel 1997. L’anno dopo nacque Chiara, la nostra prima figlia, laureata in medicina. Nel 2000 è nata Noemi, la nostra seconda figlia.
Simone Ippolito, i suoi hobby?
Mi ricavo un po’ di tempo per fare sport. Da giovane giocavo a calcio. Ora non rinuncio a qualche partita a tennis. Mi piace la montagna, mi piace sciare e quando posso esco in barca.
Per i lettori di www.enordest.it Simone ha preparato la ricetta del risotto cacio, pepe e tartare di branzino ed emulsione di lamponi.
Risotto cacio, pepe e tartare di branzino ed emulsione di lamponi

Ingredienti (per 4 persone). 2 filetti di branzino senza pelle, 2 litri di brodo di parmigiano, 300g di riso Carnaroli, 300g di Parmigiano, 50g di burro 10g di pepe in grani, 1 cestino di lamponi, olio di girasole qb, 1 bicchiere di vino bianco, succo di limone.
Preparazione. Per il brodo. Mettiamo 2 litri d’acqua a sobbollire per 20 minuti con 250g di Parmigiano. Trascorso il tempo filtriamo il tutto, ottenendo cosi il brodo di Parmigiano.
Per l’emulsione di lamponi. In un bicchiere mettiamo i lamponi, un pizzico di sale, un po’ di succo di limone, frulliamo a filo e aggiungiamo l’olio di girasole fino a creare l’emulsione che dovrà essere simile a quella di una maionese. Filtriamo con un passino e mettiamo da parte.
Prepariamo la tartare di branzino e condiamola con sale, olio e pepe. Formiamo poi delle quenelle.
Per il risotto. Tostiamo il riso, bagnamolo con del vino bianco e portiamo a cottura con il brodo di Parmigiano. Pestiamo in un mortaio il pepe in grani, mantechiamo il riso con burro, Parmigiano e pepe. Mettiamo il risotto nel piatto, aggiungiamo la quenelle di branzino e decoriamo con l’emulsione di lamponi.
Il vino in abbinamento

Per il vino in abbinamento Simone propone un Chardonnay Planeta siciliano. Un vino che lui, proveniente dall’isola, conosce bene: corposo, di buona struttura maturato per 12 mesi in barrique. In bocca è morbido, cremoso e croccante e fa sentire molto il sole della sua Trinacria.