Ottant’anni fa, il 25 Aprile 1945, finiva in Italia la seconda guerra mondiale con la Liberazione del Paese dall’invasione tedesca, il crollo della dittatura fascista, l’avvio di una strada di libertà che avrebbe portato in pochi mesi all’archiviazione di una monarchia che aveva assecondato il fascismo in una guerra sbagliata. Fu il momento che avrebbe portato alla nascita della Repubblica e della democrazia.
La data della libertà

Il 25 Aprile è la data istituita da allora per la Liberazione, per ricordare la Resistenza al nazifascismo che mise insieme tutte le anime dell’antifascismo italiano. Fu un movimento trasversale che restituì all’Italia l’orgoglio e la dignità dopo vent’anni di dittatura che avevano condotto alla tragedia della guerra e avevano visto la monarchia firmare l’Armistizio con quelli che sino a quel momento erano stati i nemici, gli Angloamericani, i nuovi alleati. Il re e la sua corte fuggirono vergognosamente da Roma per mettersi al sicuro dopo l’8 settembre 1943, lasciando la capitale e la nazione spaccata: il sud occupato dai nuovi alleati, il centro nord dai vecchi alleati tedeschi. E milioni di militari abbandonati senza ordini e a centinaia di migliaia fatti prigionieri e deportati dai tedeschi.
La guerra civile

Mussolini destituito e incarcerato sarebbe stato liberato, portato in Germania e da lì nell’Italia del Nord totalmente in mano ai tedeschi per far nascere nell’autunno del ’43 la Repubblica di Salò, un governo collaborazionista. Fu l’inizio di una guerra civile, fratelli contro fratelli, destinata a protrarsi sino all’aprile del 1945 in un’Italia divisa, bombardata, umiliata, massacrata. Con decine e decine di stragi nazifasciste anche in paesini isolati, migliaia di civili sterminati senza badare all’età. Una guerra, se possibile, ancora più feroce.
Libertà e speranza

Il 25 Aprile è il giorno della Liberazione e del ritorno alla speranza. Quest’anno si celebra in condizioni particolari, è appena morto Papa Francesco, un pontefice amato e capace di parlare a quella parte del mondo più trascurata. Un Papa degli ultimi. Il governo ha proclamato 5 giorni di lutto nazionale, nei quali forzatamente ricade anche il 25 Aprile, e invitato alla sobrietà nelle celebrazioni. Ricordare i caduti della guerra, da qualsiasi parte siano caduti, non è una festa, è un dovere. Anche sottolineare da che parte sono caduti, perché c’è differenza tra chi ha combattuto accanto all’invasore e chi per la libertà.
Quella libertà mancata per troppo tempo

Una differenza fondamentale, nella sua sostanza davvero sobria. Perché è la verità e la verità non richiede trionfalismo, non accompagnamento musicale, non troppe parole. Sobria come un elenco di caduti. Sobria come un articolo della Costituzione nata da quella Liberazione e che ci ha reso tutti liberi, tutti uguali davanti alla legge, libertà di esprimere il nostro pensiero, di eleggere i nostri governanti, di rispettare gli altri. Di pensare che davvero a quei caduti dobbiamo molto.