Il Brescia esonera Pierpaolo Bisoli, il padre di Dimitri, giocatore simbolo. E’ il secondo licenziamento nella stessa stagione per il tecnico di Porretta Terme, Bologna, abitante a Cesenatico. Un unicum, alla seconda annata in cui si può rientrare in corsa nella stessa categoria e nel medesimo campionato, almeno dalla serie B in giù.
“Un terzo di secolo fa, quasi – ricorda il nostro editore, Vanni Zagnoli -, Nedo Sonetti venne esonerato dal Lecce, ultimo in serie A, e poi vide retrocedere anche il Monza, dalla serie B, dov’era subentrato, nella stessa stagione. Parliamo di due eccellenti professionisti, Sonetti è stato in A più a lungo e a livelli complessivamente più alti di Bisolone, come viene soprannominato”.
Bisoli è una bella persona, l’abbiamo conosciuto negli anni

“Non solo a Modena. Al Cesena, al Bologna. Peccato che impronti il suo calcio alla difesa estrema, strenua, all’equilibrio tipico di Allegri ma con il massimo della grinta, com’era anche da centrocampista. Si ispira a Mazzone, di fatto fa un altro mestiere rispetto alla maggioranza dei tecnici, oggi. E’ perfetto per salvarsi, a mio avviso anche in serie A, ha vinto campionati e meritava maggiore pazienza al Cagliari e al Bologna, in A. Il calcio però è anche e soprattutto spettacolo, emozione e il gioco offensivo sicuramente cattura di più”.
Anche Fonseca ritorna in panchina nella stessa stagione, veniva da una buona stagione al Brest, va di nuovo in Francia, al Lione

“Paulo Fonseca – sostiene la firma di Reggio Emilia – è un ottimo tecnico ma non eccellente, non tra i migliori d’Europa, dunque del mondo. Al Milan aveva comunque vinto a Madrid, contro il Real, meritava una maggiore pazienza ma non andava preso, perchè è un po’ insipido, come il suo calcio. In teoria la sua idea di responsabilizzare i migliori talenti, Theo Hernandez e Leao, ovvero mettere anche in panchina, era coraggiosa, eccellente, ma è stata un boomerang”.
Da Bisoli a Danilo

Guardando Skysport24, a casa, notiamo l’addio di Danilo alla Juventus, a 34 anni, dopo 5 stagioni e mezza.
“Qui – osserva Zagnoli – è entrato in azione il solito Cristiano Giuntoli, eccellente nel liquidare professionisti, nell’interrompere contratti, in maniera spiccia. Con Massimiliano Allegri non è stato sincero, aveva già scelto Thiago Motta a prescindere, a Danilo ha fatto sapere che se ne doveva andare. Si parla tanto di bandiere, non importa se siano straniere, poi quando restano volentieri sono le società a cacciarle. Danilo era in scadenza, è un buon difensore, torna in Brasile e questo è bello, perchè i carioca hanno comunque un bel campionato. Sarebbe piacevole che qualche calciatore italiano andasse in Sudamerica e magari disputasse le coppe. Però, manca la cultura. Il Brasile è la patria del football mondiale, inteso come talenti, tradizione, anche più dell’Inghilterra. Non c’è paragone, come gratificazione, fra giocare nella terra carioca e l’Arabia, al di là della differenza economica”.
Tornando a Danilo, un difensore può reggere sino a 42 anni, come Costacurta, teoricamente.
“Già, gli si potrebbe abbassare lo stipendio, i 5 milioni abbondanti che guadagnava a Torino era effettivamente troppi, però si poteva rinnovare l’accordo. E’ importante che giochino i migliori, non importa se vecchi. La longevità nello sport è un valore”.
Vanni Zagnoli è diventato editore di questa testata???