Per fare il vescovo ci vuole un fisico speciale? Non è una regola, ma l’aspetto – dice il proverbio- ha sempre la sua importanza. Diciamo che aiuta. Certo, non sarebbe proprio il metro più giusto per giudicare un pastore d’anime, visto che in questo caso dovrebbero contare ben altre doti, ma può succedere anche dove meno te lo aspetti. E’ il caso di Albino Luciani.
La storia di Luciani
Luciani, per esempio, si vide bocciare due volte la nomina anche per questo. Dicevano è piccolo di statura, esile, ha una voce che non s’impone. L’aspetto del vescovo, insomma, non ce l’ha. Come se ci fosse stato un protocollo da rispettare.

La verità dietro Luciani
In aiuto di questi esteti, capaci di valutare a spanne la dignità pastorale, a dirla tutta c’era però un motivo ben più serio che si aggiungeva a tutti quei no: è malato, ha un male che non perdona, non potrà mai sopportare il peso di una diocesi. E questo sì era un argomento valido, supportato da tanto di certificato, per una tubercolosi secondo i medici bellunesi incurabile. Siamo nella prima metà degli anni ’50 e Luciani è costretto ad abbandonare tutto e rinchiudersi in sanatorio.
Il viaggio a Sondalo e la scoperta
Va a Sondalo, in Valtellina, in un sanatorio specializzato in malattie dell’apparato respiratorio. Siamo a 940 metri sul livello del mare, in mezzo alle montagne, l’aria è frizzante e pulita, c’è tanto silenzio. L’ideale per chi si sta spegnendo. Invece è la rinascita, i medici del sanatorio hanno una lunga esperienza, si accorgono subito che nella diagnosi c’è qualcosa che non va. E non ci mettono molto a scoprire che c’è stato un errore: Luciani non ha la tubercolosi, ma la polmonite. E’ la sua vecchia bestia nera con cui fa i conti da sempre, ma almeno è curabile.
Prima di Luciani

Si arriva così al 28 ottobre 1958, Albino è rientrato da tempo a Belluno, ma quella è una data molto importante per lui. Con gran sorpresa di tutti al soglio di Pietro viene eletto Giuseppe Angelo Roncalli, il Patriarca di Venezia, che tutti conosceranno poi come Giovanni XXIII°. Uno che di diplomazia sapeva molto ed era di natura molto cortese, perciò gli intermediari li stava a sentire sempre con rispetto, poi però decideva di testa sua o meglio come credeva fosse giusto. E nessuno, come sapeva benissimo il suo segretario Loris Capovilla, poteva dopo fargli cambiare idea. Ma in questo caso non faceva nemmeno fatica perché già a Venezia aveva imparato a stimare quel monsignore di Canale, di cui tutti parlavano tanto bene tra Feltre e Belluno.
Luciani Vescovo a sorpresa
Perciò, poche settimane dopo, quando si era trattato di decidere il nome del nuovo vescovo di Vittorio Veneto, aveva tagliato corto : per lui quella di Luciani era la scelta giusta. E a chi se n’era venuto fuori ancora con la solita tiritera, è troppo dimesso e soprattutto non sta bene, aveva replicato a modo suo che la smettessero: “Se è malato, vorrà dire che morirà vescovo”. Parola di Papa. E tanto basta. Per la verità, però, siccome la provvidenza si serve sempre di qualche intermediario, è giusto raccontarla tutta come è andata. In un primo tempo Roncalli per la diocesi di Vittorio Veneto non aveva le idee chiare e comunque non aveva pensato ad Albino.
Il dialogo e il dubbio

Poi si era orientato per un parroco padovano, ma andava a tentoni e soprattutto non aveva un nome preciso. Così – come raccontano Andrea Tornielli ed Alessandro Zangrando nel loro libro “Papa Luciani il parroco del mondo” – proprio per orientarsi meglio aveva invitato a cena il vescovo di Padova Girolamo Bartolomeo Bortignon che stimava moltissimo. E a lui aveva chiesto aiuto. Il testo stenografato del colloquio trai due, ovviamente non ce l’ha nessuno, ma ad occhio e croce le cose sembra che siano andate proprio in questo modo: “Conosci qualcuno adatto per spostarsi a Vittorio, un parroco dei tuoi in gamba?” aveva chiesto il pontefice.
– Santità il nome giusto ce l’ho, ma non è dei miei, è Albino Luciani, canonico del duomo di Belluno che conoscete anche voi. E che lo stesso vescovo di Belluno Gioacchino Muccin ha da tempo proposto alla dignità di una diocesi. E’ lui la persona giusta.-
E così Luciani fu Vescovo
E siccome quello era un tempo in cui non c’era bisogno di troppe parole, tutto finì lì. Albino Luciani da Canale, 46 anni, sarebbe diventato vescovo.
Perché la scelta

Per amore di chiarezza, però, qualche parola in più anche per spiegare meglio il perché di una scelta così convinta, monsignor Bortignon la merita, anche se quello che diremo è già scritto in tutti i libri di scuola. Nel marzo del 1945 la guerra è ormai agli sgoccioli. I tedeschi stanno abbandonando la pianura Padana, sfilano perfettamente armati lungo le strade che portano verso il Brennero e Tarvisio. E con la brutalità che li contraddistingue seminano di sangue la loro ritirata. A Belluno il giorno 17 le SS catturano quattro partigiani, li trascinano in piazza Campitello, che diventerà piazza dei Martiri, e li impiccano ai lampioni.
Poi costringono i cittadini ad assistere a quell’orrendo spettacolo e delle sentinelle con le armi spianate controllano perché nessuno possa avvicinarsi troppo a quei poveri corpi che penzolano nel vuoto. La gente che guarda tutto intorno è sconvolta da tanta ferocia, c’è chi piange e c’è chi prega, ma nessuno ha il coraggio di intervenire. Del resto sarebbe un puro suicidio. Poi, all’improvviso, ogni rumore si spegne. Dalla strada che porta al Duomo è apparso un piccolo frate che insieme ad un altro prete trascina faticosamente una scala. Incurante delle urla delle SS, che tentano di allontanarlo ma non hanno il coraggio di sparare, la appoggia faticosamente ad ogni lampione, sale i pioli, benedice e bacia i corpi dei quattro martiri: Salvatore Cacciatore, Valentino Andreani, Gianni Piazza, Giuseppe De Zordo.
Chi era al suo fianco
Quel giorno, il frate cappuccino che aveva sfidato i tedeschi in nome della carità cristiana era l’allora vescovo di Belluno Girolamo Bortignon, il giovanissimo prete che gli era vicino e portava l’olio santo si chiamava Albino Luciani. E tanto basta.
La nomina comunque porta la data del 15 dicembre del ’58; 12 giorni dopo, con una solenne cerimonia nella Basilica di San Pietro avviene l’ordinazione episcopale. Albino è commosso, nelle foto vicino a lui c’è un altro nuovo vescovo dalla pelle scura, è Charles Msaklia. Viene dalla Tanzania ed anche se il suo cognome è difficile da pronunciare diventerà un suo grande e sincero amico.
