Toccanti, vibranti, cariche di emozioni di forza, autodeterminazione e speranza, le poesie vincitrici della terza edizione del concorso nazionale “Vi Racconto una Storia”, promosso a livello nazionale da associazione Rete Malattie Rare (RMR) odv (https://retemalattierare.it/). La cerimonia di premiazione, tenutasi a Mestre a inizio giugno e realizzata in collaborazione con Gianni D’Andrea, co-organizzatore dell’iniziativa, e Andrea Sperandio, presidente di Mestre Mia, ha visto la partecipazione della presidente di RMR odv, Riccarda Scaringella, e dell’attivista veneziana Renza Barbon Galluppi.


La giuria, poesie per sentire e pensare malattie rare e disabilità con il cuore

Le opere premiate sono state lette e commentate dalla giuria composta dal presidente, Andrea Maurin, collaboratore del settimanale diocesano Gente Veneta; Maurizio Scassola, medico di medicina generale, già presidente Ordine dei Medici di Venezia; Michela Calmasini, pediatra, già responsabile del Centro Territoriale Malattie Rare dell’Azienda Ulss 3 Serenissima; Donatella Tenderini, insegnante veneziana, scrittrice e poetessa; Valter Arnaldo Esposito, giornalista e autore di romanzi gialli e di raccolte di poesia; Sabrina Grigolo, infermiera specializzata in bioetica e metodologia della ricerca clinica; Ilaria Parlanti, scrittrice e attrice affetta da una malattia rara.
In questo articolo proponiamo le opere vincitrici del primo, secondo e terzo premio della sezione Poesia con una citazione delle motivazioni della giuria e una breve nota biografica degli autori.
Le motivazioni della giuria per il primo premio a Valentina Panfili

“La sfida dura e avvincente della poesia è saper usare le parole in modo non convenzionale per portare alla luce i sentimenti e vissuti più reconditi di ciascuno di noi. Nella poesia vincitrice del primo premio intitolata I sentieri che non ho scelto, Valentina Panfili, con parole semplici e uno stile chiaro, è riuscita a conseguire uno dei compiti più difficili: essere fonte di immedesimazione per il lettore. Il primo premio meritato quindi va a questa poesia che, superando le difficoltà della malattia, è in grado di riunire tutti nella unica voce narrante.”
Profilo di Valentina Panfili

Valentina Panfili (1979) è mamma di due figli, un ruolo che ha trasformato profondamente la sua vita dopo la nascita del secondo, Davide. Ha lasciato il lavoro da dipendente per diventare caregiver a tempo pieno. Quella che inizialmente sembrava solo disperazione si è rivelata un percorso di trasformazione, che le ha permesso di vedere la vita con occhi nuovi. Senza l’esperienza della disabilità, molte cose le sarebbero rimaste invisibili: oggi sa che ogni esperienza, anche la più difficile, può essere un arricchimento. Valentina Panfili ha trovato nella scrittura il suo spazio di libertà, il modo per raccontare la realtà con autenticità e ironia. Ha imparato sulla propria pelle quanto la società sia spesso sorda nei confronti delle persone più fragili e per questo si batte affinché chi ha meno voce possa essere ascoltato. Nei suoi scritti racconta con autenticità, sentimento e ironia la complessità della vita, trasformando le sfide quotidiane in storie che offrono uno sguardo sincero, combattivo e mai rassegnato.
La poesia I sentieri che non ho scelto di Valentina Panfili
Cammino, convinta di sapere dove andare.
Scelgo il bivio più luminoso.
Ma la vita, silenziosa come il vento
che cambia direzione senza preavviso,
mi sposta.
E torno indietro, o altrove,
in luoghi che non volevo visitare.
Attraverso campi secchi,
viali pieni di cocci,
dove i sogni si sono spezzati
come vetri sotto la grandine.
Ma poi, tra i resti, qualcosa germoglia.
Un fiore nuovo,
nato dal concime dei desideri finiti male.
Non è quello che volevo,
ma è vivo.
Capisco che il tragitto non è mio,
non del tutto.
Posso scegliere,
ma non comandare.
La strada vera
è quella che mi piega,
che mi svia,
che mi insegna a restare in piedi
anche quando volevo volare.
Ogni sogno spezzato ha lasciato semi.
Ogni deviazione ha inciso la pelle,
ma anche scritto pagine
che oggi sanno parlare.
E adesso cammino,
non per arrivare,
ma per fiorire ovunque mi trovi.
Anche tra le spine,
anche se non era lì
che pensavo di vivere.
E a volte, proprio lì,
mi scopro felice.
Le motivazioni della giuria per il secondo premio a Rosario Cascone

“Il tempo, nella poesia di Rosario Cascone, vincitrice del secondo premio e intitolata Il tempo passa, non è solo lo scorrere dell’orologio, ma è una dimensione etica, uno spazio della mente e dello spirito, in cui l’avvicendarsi degli eventi si colloca nella dimensione dell’amore. Nel tempo del dolore e nella solitudine si aprono sguardi nuovi, spesso perduti e lontani. Solo l’amore non finisce e resta immutato. L’autore ci fa entrare in questa realtà vissuta nella malattia con un linguaggio coinvolgente ed armonioso e ci accompagna per mano nella speranza, che, sostenuta dall’amore, trasforma la realtà in eternità.”
Profilo di Rosario Cascone

Rosario Cascone nasce a Pagani (Sa) nel 1955, e vive da sempre ad Angri, sempre in provincia di Salerno, con la moglie, i suoi due figli e la nipotina Ginevra. Scrivere è una passione che si porta dentro fin dalla sua adolescenza, condivisa solo con una penna ed un diario per via del lavoro.
A marzo 2022 pubblica raccolta di poesie intitolata “Tentativi di Poesia attraverso me”, edita dal Centro Iniziative Culturali di Angri. Successivamente, ha iniziato a partecipare ai concorsi letterari che si tengono nelle varie città italiane, riscuotendo lusinghieri successi.
Le sue poesie sono inserite in varie riviste e antologie tra cui “Canto d’Amore “edita da Oceano edizioni di Bari che comprende poeti italiani, rumeni, brasiliani e palestinesi.
Sta già lavorando alla sua seconda creatura letteraria con nuove poesie che conta di pubblicare entro il 2025.
La poesia Il tempo passa di Rosario Cascone
Scorre il tempo,
e porta via con sé
il tesoro di un amore
celato in ogni tuo sguardo.
Lo vedo consumarsi
nella clessidra che regola la vita.
Mi lascio trasportare dai giorni,
rassegnato,
sempre più in angoli
dove si scontra la realtà,
cercando di liberarmi delle mie debolezze.
In un pianto da schernire,
incapace,
lascio lentamente
rubare il tuo amore
al tempo che scorre inesorabile.
Nel desiderio di te,
in una realtà
in cui forse non è lecito amarti,
mi restano solo immagini ferme,
occhi che ricordano, come custodi immortali,
un rifugio
dove si sono nascosti
i pochi, unici, meravigliosi indimenticabili momenti
vissuti con te.
Ricordi che proteggerò in eterno!
Saranno linfa fresca sopra le ferite,
leniranno gli spasmi di un cuore
che, preso dalla paura di cadere nel vuoto,
non ha saputo cogliere, giunto in cima alla vetta,
un rarissimo fiore.
Ed ora che ho capito di non aver vissuto,
urlo al tempo di fermarsi,
ma nulla… continua ad andare avanti
e mi risponde:
“Non ho più niente da darti.”
La mia corsa si fa sempre più lenta,
e tu, ombra lontana, sempre più distante da me.
Non so se mi amerai ancora,
ma io ti amerò per sempre.
Le motivazioni della giuria per il terzo premio di Laura Russo

“Sono versi incisivi e ben costruiti quelli della poesia Mezz’asta di Laura Russo, vincitrice del terzo premio. Versi in grado di liberare una potenza espressiva e comunicativa attraverso la quale trasmettere, insieme a rabbia, amarezza e dolore, desideri e pulsioni destinati a rimanere tali pur senza negare la sacralità della vita. Un grido efficace per chiedere visibilità e rispetto.”
Profilo di Laura Russo

Laura Russo vive a Battipaglia, scrive per alcuni giornali del territorio ed è moderatrice e relatrice di eventi letterari. Le sue poesie e i suoi articoli giornalistici hanno ricevuto importanti premi in concorsi nazionali ed internazionali e le sue poesie sono state tradotte in albanese, inglese, spagnolo, greco, ucraino, rumeno, arabo e cinese e pubblicate su autorevoli riviste letterarie e giornali stranieri.
La poesia Mezz’asta di Laura Russo
Io, che guardo a mezz’asta la tua vita
e del tuo corpo mi fermo all’ombelico.
Che pigio forte sulle ruote,
per portare avanti il peso mio.
Io, che guardo l’amore altrui
sospirandone l’amaro sapore,
godendo di virtuali desideri
che invano tento di colmare.
Io, che non oso sognare
per non donare dolore al fragile cuore,
che scandisco il giorno tra vane cure
ad un immutato stato.
Io che vorrei chiedere, indossare,
provare, riempirmi
di quel tanto bramato amore
Io, che resto nel fondo,
nell’ eterno limbo di un tempo
pregno di dolore,
a guardare la luce filtrare
dall’uscio socchiuso
che mi preclude al mondo.
Io, che trovo vita
nei versi sgrammaticati
di una vita senza senso,
in attesa di una voce
che dia il passo alle parole.
Io, che chiedo venia
per il peso della mia presenza
relegato all’angolo,
mentre regalo parole d’ira
in cerca di una carezza
che quieti il mio dolore
Dedicato agli ammalati di SMA (Atrofia Muscolare Spinale)
