Una pittura spirituale carica di luce e colore per ripercorrere le tappe principali dell’evoluzione artistica della pittura di Maria Mingati che il 1 maggio ha compiuto 90 anni. La terra si apre alla Luce è il titolo della retrospettiva dell’artista, promossa in collaborazione con associazione Mestre Mia, e che sarà inaugurata martedì 17 giugno, alle 18,30, nella sala della Provvederia di Mestre, in via Palazzo 1. Interverranno all’evento: la critica d’arte Francesca Brandes, l’assessore del Comune di Venezia Paola Mar e il presidente dell’associazione Mestre Mia Andrea Sperandio. La mostra resterà aperta fino a domenica 22 giugno, dalle 17,00 alle 19,00.
Tutte le opere di Maria Mingati in esposizione

Tutte le opere dell’artista nel catalogo online scaricabile da bit.ly/4mpP0uq. In mostra alcune delle opere dei diversi cicli pittorici dell’artista dal 1999 al 2025: Studio sulla natura (1999-2004), La pittura dell’energia interiore (2001-2003), La terra si apre alla Luce (2003-2005), L’anima del colore (2004-2006), Essenze della natura (2007-2008), Colori in musica (2009-2010), Apocalisse (2011-2018), Stella lucente del mattino (2025). In occasione della mostra sarà presentato anche il catalogo online che contiene le immagini di una settantina di opere di Maria Mingati, scaricabile dal link bit.ly/4mpP0uq.
Saranno esposti nella mostra anche due opere recentissime dell’artista, ispirate all’Apocalisse di san Giovanni e realizzate proprio nella primavera di quest’anno, dal titolo La città santa e Il fiume della vita appartenenti al nuovo ciclo Stella lucente del mattino.
Francesca Brandes, una pittura che è Luce e accettazione del mistero

“La forza della pittura di Maria Mingati sta dapprima in una profonda riflessione sulle origini e, allo stesso tempo, in una fiducia confidente – afferma la critica d’arte Francesca Brandes -.. Fiducia nelle cellule del mondo, come se fosse la visione di Maria a ricostituirci, a definire il nostro Dna. Che è luce, ritmica intermittenza del fluire, danza nei cieli. E lotta, con ciò che non comprendiamo. Dal buio più celato, esplodono i colori dell’artista, e non potrebbero essere così lucenti, se non provenissero da quel fondo sconosciuto: forse, oltre alla grazia che è virtù e auspicio, l’altra chiave per accedere al miracolo di questi dipinti, è l’accettazione del mistero. Tutto, sembra dirci Maria con il suo spirito ancora entusiasta, è questione di meraviglia. È necessario stupirsi di continuo, come di fronte ad un dono inaspettato.”
Abbiamo incontrato l’artista Maria Mingati per una intervista

Maria Mingati, come è nata la passione per la pittura?


Mi è sempre piaciuto disegnare, ma soprattutto mi appassionavano i colori: tutte le sfumature dell’azzurro e del blu, poi il rosso e il rosa, le tonalità di verde, il giallo e l’arancio. Sentivo che la vita si esprimeva attraverso i colori e ciò mi donava felicità. Non mi interessavano le forme, ma appunto i colori che mi davano una immensa gioia. Usavo già gli acquerelli, ma desideravo poter utilizzare colori con una densità più forte e intensa. Da adolescente leggevo le biografie dei pittori: Vincent Van Gogh era per me tra i più affascinanti, con i suoi cieli traboccanti di stelle; mi piacevano gli impressionisti, perché li capivo, sentivo delle affinità profonde: le loro opere erano libere nelle forme e le pennellate erano dominate dai colori.
Maria Mingati, lei raccontò che Venezia, negli anni della sua giovinezza, era patria dell’arte vivente, perché?


Sono nata a Padova nel 1935, ma all’età di sei anni sono venuta ad abitare a Venezia. Negli anni Cinquanta, da ragazza, andavo a vedere le gallerie dei Musei Civici con le amiche della parrocchia di San Trovaso. Nella Venezia di allora, si respirava l’arte tra calli e campielli: la città traboccava di artisti. Più tardi con la mia famiglia d’origine ci siamo trasferiti nella zona di S. Stefano e lì, in campo, sorgeva una famosa galleria frequentata da molti pittori, in particolare da Giorgio De Chirico.
Quando guardavo i quadri nelle gallerie o vedevo gli artisti, provavo una grande gioia e un senso di familiarità, perché l’arte era dentro di me, mi apparteneva, anche se allora ero impegnata ad aiutare i miei genitori: mia madre in casa (mio fratello era nato da poco) e mio padre, artigiano orologiaio, nelle consegne del suo lavoro ai vari clienti. La pittura intanto restava un sogno nel cassetto, ma la custodivo come un prezioso segreto.
Lei è una pittrice astratta, perché ha scelto questo stile espressivo?


Mi sono formata al corso sulla pittura astratta tenuto a Mestre dall’artista Maria Rosa Da Ponte. È stato un incontro del destino: Maria Rosa spiegava come esprimersi con il colore, come superare le forme e lasciar fruire l’energia. Di fatto aveva creato un atelier con i suoi studenti e le sue studentesse: ogni mese veniva invitato un artista locale che ci spiegava il suo metodo di pittura. Si potevano così conoscere le tecniche utilizzate da ogni artista, ma anche il sentimento pittorico che lo animava. Ho frequentato il corso per dieci anni, approfondendo soprattutto la pittura astratta. Nell’astratto non c’è disegno, ma sentimenti ed emozioni espresse con il colore, è una via di liberazione artistica: mi ha colpito fin da subito, perché sentivo che questa tecnica era lo strumento perfetto per poter esprimere ciò che sentivo nel profondo, dando finalmente spazio alla mia passione.
Maria Mingati, come descriverebbe la sua tecnica?

Quando ho cominciato a dipingere, sentivo dentro di me qualcosa di indescrivibile. Mi metto davanti alla tela: prima di tutto faccio la base con il colore giallo, poi mi lascio andare e mi viene istintivo scegliere alcuni colori. Comincio allora a buttare sulla tela macchie di vari colori, coprendoli poi anche con l’oro e l’argento. Il movimento con la spatola serve per tirare fuori i colori sottostanti, lasciando che la mia mano si muova come in una danza sulla tela.
Tutto questo processo avviene mentre sono immersa nell’energia interiore, per questo ho chiamato così il mio primo ciclo di opere “La pittura dell’energia interiore”. Quando dipingo, entro in contatto con un’altra dimensione, riesco a meditare così profondamente da diventare tutt’uno con l’ispirazione che accolgo in me e posso percepire come i colori stessi siano vibranti. È un contatto con il sé più profondo, in cui l’ego scompare in un fluire vitale che tutto coinvolge: artista e opera nel suo realizzarsi.
Maria Mingati, perché la sua viene definita spirituale?

La mia pittura è spirituale: cerco di esprimere emozioni e sentimenti che riguardano me nel profondo, ma che, proprio per questo motivo, costituiscono la parte più intima di tutti noi, di voi. Io aspiro alla Luce, che è via di liberazione ed elevazione verso la Sapienza del cosmo. Noi esseri umani, credo, veniamo dalla Luce divina e torniamo a questa Luce, nel nostro cammino troviamo purtroppo anche il male (dentro e intorno a noi) che ci può condurre fuori strada. L’arte è una guida per restare connessi alla Luce, per far fluire, dentro di noi e nelle opere, l’energia di Vita eterna ed infinita, che muove il cosmo.
Viviamo tempi estremamente difficili, sembra che l’umanità possa trovarsi ad un passo dall’Apocalisse, così ho chiamato infatti il mio penultimo ciclo compiuto. Questa retrospettiva ripercorre tutti i miei cicli – Studio sulla natura, La pittura dell’energia interiore, La terra si apre alla Luce, L’anima del colore, Essenze della natura, Colori in musica, Apocalisse, Stella lucente del mattino -, ma ho voluto scegliere come titolo onnicomprensivo quello del ciclo La terra si apre alla Luce, come augurio e come speranza che questi tempi bui siano occasione di risveglio per accogliere la Luce e coltivarla affinché siano giustizia e pace a trionfare.