La morte, quando ci tocca da vicino e si porta via una persona cara, ci lascia senza parole. Il dolore ci rende muti, non riusciamo a esprimere quanto ci sta attraversando. Eppure oggi le parole voglio cercarle, trovarle e scriverle per ricordare un amico fraterno, che ho conosciuto ragazzo all’Università Ca’ Foscari, nella sede di Lettere e Filosofia a San Sebastiano, e che ha accompagnato la mia vita fino a ora, per cinquant’anni. Una catena di ricordi e di immagini mi corre davanti agli occhi e nei pensieri da quando ho saputo, nel tardo pomeriggio di martedì 10 giugno, che Stefano Brugnolo aveva abbandonato questo mondo e aveva lasciato tutti coloro che gli volevano bene e lo stimavano, ed erano tantissimi, più soli.
Chi era Stefano Brugnolo

Nato a Padova nel 1956, si era laureato nel 1980 in Lettere moderne all’Universita’ di Venezia, discutendo una tesi su “Il surrealismo e la psicoanalisi freudiana: l’inconscio tra retorica e antiretorica”, relatore il professore Francesco Orlando. Dopo aver insegnato Materie letterarie presso gli Istituti di Istruzione secondaria di secondo grado per alcuni anni, nel 2001 ha ottenuto la cattedra di Letterature comparate presso l’Università di Sassari, per approdare successivamente all’Università degli Studi di Pisa come professore ordinario di Critica Letteraria e Letterature Comparate presso il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica.
Era uno studioso brillante e profondo, con una spiccata inclinazione pedagogica che ha espresso anche nel campo della scrittura creativa non solo conducendo corsi e laboratori, ma anche producendo manuali rimasti insuperati come Ricettario di scrittura creativa (Zanichelli 2000, 2. ed.) e L’officina della parola. Dalla notizia al romanzo: guida all’uso di stili e registri della parola (2014), entrambi scritti con Giulio Mozzi.
Allievo di Francesco Orlando, a cui era subentrato nella cattedra a Pisa, ne aveva «sviluppato il pensiero verso una teoria della letteratura – suo campo d’indagine di elezione – che insisteva sulle molteplici valenze e significati del testo letterario, intrecciando riflessioni di ordine sociale, culturale e politico», cosi come hanno scritto amiche, amici, colleghe e colleghi dell’ateneo pisano nel loro bel ricordo pubblicato e diffuso dopo la sua scomparsa.
Stefano Brugnolo e i suoi studi

I suoi studi, in cui era instancabile, hanno prodotto moltissimi volumi: La tradizione dell’umorismo nero (1994), La letterarietà dei discorsi scientifici (2000), L’impossibile alchimia: saggio sull’opera di Joris-Karl Huysmans (1997); L’idillio ansioso. “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta e la letteratura delle periferie, (2004); Strane coppie. Parodia e antagonismo dell’uomo qualunque (2013); La tentazione dell’Altro. Avventure dell’identità occidentale da Conrad a Coetzee (2017); Nuove forme di critica. Del buon uso della letteratura su facebook (2021), Dalla parte di Proust (2022), Rivoluzioni e popolo nell’immaginario letterario italiano ed europeo (2023).
Sapeva unire il rigore critico con la passione divulgativa, di cui era generosissimo. I suoi colleghi ricordano come fosse «un maestro nel farci vedere come in ogni opera, nella più famosa e studiata come nella meno conosciuta, si nascondeva sempre un qualcosa di inaspettato, d’inatteso, semplice, rendendo comprensibile, anche il testo più difficile.
E questo valorizzare nel testo le differenze, le posizioni contrastanti e spesso inconciliabili, ha caratterizzato non solo la postura dello studioso, ma anche quella dell’uomo, dell’amico, del maestro: gentile, comprensivo, capace di mettersi in dubbio e di riconosce le ragioni dell’altro, anche quelle a lui meno congeniali. Con Gianni Iotti, Sergio Zatti e Luciano Pellegrini ha fondato il Seminario d’interpretazione testuale che, da dodici anni, arricchisce la comunità intellettuale pisana. Brugnolo sapeva guidare i più giovani alla scoperta delle esperienze umane custodite negli scritti dei grandi pensatori della cultura occidentale. Le sue lezioni – sempre frequentatissime – si distinguevano per libertà di pensiero, accoglienza verso tutti i punti di vista, e passione intellettuale».
Stefano Brugnolo un amico

Stefano Brugnolo era anche un amico attento, che sapeva ascoltare e comprendere, ma anche, quando necessario, stigmatizzare con veemenza in quel suo modo tutto speciale di accendersi durante la conversazione, tanto da guadagnarsi nel gruppo degli amici padovani, il nomignolo di “fumino”.
Non si sottraeva mai alla discussione, ed era maestro nell’arte dell’argomentazione, come aveva dimostrato anche nei lunghi, sempre interessanti – e gustosissimi nella frequente e pungente ironia – post che pubblicava sulla sua pagina Facebook. Erano un appuntamento irrinunciabile per i suoi followers e scatenavano spesso un tourbillon di commenti e alle, volte, anche di aspre polemiche alle quali rispondeva sempre per le rime, senza mai, però, eccedere.
Ci mancherà, tantissimo, ma resterà sempre presente negli insegnamenti che ha lasciato, nei ricordi che custodiremo gelosamente, sempre.
Quante avventure culturali insieme

Dalle lezioni ed esercitazioni che gli chiedevo di tenere ai miei corsi di scrittura a Mestre, alle letture sceniche al Teatrino della Murata, sempre a Mestre, all’apertura della prima edizione di CartaCarbone Festival, che abbiamo inaugurato insieme, alla presentazione di uno dei suoi libri più recenti all’M9 – Museo del ‘900, fino alla sua presentazione di un mio saggio su Pasolini al Centro Studi di Casarsa.
E quante serate con gli amici dei Nuovi Samizdat a Padova, dove lui era uno degli animatori, quante telefonate che non finivano mai, quante chiacchierate sempre illuminanti, e anche quante discussioni, quando non ci trovavamo d’accordo su questioni politiche. Perché capitava, naturalmente. E come dimenticare la sua gentilezza, quella sua risata esplosiva che ti travolgeva, i suoi entusiasmi, i suoi stupori, lo sguardo pensoso e concentrato con cui ascoltava i suoi interlocutori, e quel suo modo a volte svagato che gli faceva dimenticare e perdere la borsa, la sciarpa, il cappello e che poi andava a cercare tutto affannato.
Impossibile pensare, e accettare, che Stefano non ci sia più. Alla compagna Valentia Sturli, alla sorella Donatella e al fratello Furio, a tutti gli amici, allievi e colleghi desidero esprimere il cordoglio più sincero da parte mia e di tutta la redazione di http://www.enordest.it.
Cara Annalisa, come sono toccanti e vere queste tue parole. Conservo un ricordo intenso di Stefano, un Maestro leggero e profondissimo, con la sua caparbia proverbiale nello smascherare i “sapienti” gergali e spocchiosi, con i suoi insegnamenti documentati e mai pretenziosi, dove sempre faceva capolino il diavoletto dell’ironia. Già, è una perdita, non solo affettiva. Che la terra gli sia lieve.
Caro Roberto, grazie per le tue parole, così affettuose.
Io davvero non mi capacito. Un uomo così elegante nei modi e nei pensieri, capace di gentilezza e umanità.
♥️
Grazie, Diana. Non riesco ad accettare che Stefano non ci sia più.
Ho cominciato anch’io a leggere i suoi post e ne ho sempre tratto ‘illuminazione’. Mi mancherà la sua presenza. Grazie.