Un’azienda biologica nata da una volontà d’amore. Un regalo per il figlio Nicola, ragazzo speciale, di 28 anni, affetto da una malattia rara. Marco Sambo, 65 anni, abita da sempre a Chioggia. Fino al 2015 lavorava nella moda: “Con i miei fratelli gestivamo i negozi di abbigliamento del Gruppo Liliana – racconta – poi, con mia figlia Camilla e mia moglie, abbiamo deciso di creare fattoria sociale. L’obiettivo, che stiamo realizzando poco alla volta, è realizzare una fattoria sociale, in cui oltre a Nicola, possano essere inseriti anche altri ragazzi con lieve disabilità.”
Orto Sambo, due ettari coltivati a ortaggi locali

L’azienda agricola si chiama “Orto Sambo” e conta due ettari, coltivati a ortaggi locali secondo la stagionalità: radicchio di chioggia, carote, cicoria, bieta, crauti, asparagi, zucche zucchine, pomodori, carciofi (il violetto di chioggia), rape rosse, angurie, fragole.
Marco Sambo, fino a dieci anni fa, non si era mai occupato di agricoltura, anche se aveva frequentato per qualche tempo la facoltà di Veterinaria, spiega: “Mi piaceva molto il mondo della natura e ora posso godermi direttamente il rapporto con la terra. Abitiamo a Sottomarina ad una distanza di 7 km dall’azienda, che si trova in località Ca’ Lino. La cosa meravigliosa è godere dei frutti che ogni stagione porta, entrando in un rapporto diretto con la terra.”
Chioggia la scelta del biologico, più adatta per i ragazzi speciali

Perché scegliere di fondare un’azienda biologica? “Perché è meglio evitare contatto con sostanze chimiche nocive – sottolinea Sambo – e perché una coltivazione naturale è la migliore attività per giovani come mio figlio. Nicola, contro ogni aspettativa che ci era stata illustrata alla sua nascita, parla, cammina, va in bici ed è felice di vivere quindi abbiamo voluto creare un ambiente adatto a lui e ad altri ragazzi come lui, con l’idea di offrire un’attività di lavoro e occasioni di creatività.”
Biodiversità, Sambo, 4000 metri destinati a alberi da frutto e piante locali

L’azienda conta anche 4000 metri destinati a biodiversità: alberi da frutta come meleti e pereti, pioppeti, cespugli tipici della zona per creare una barriera verde sul terreno sabbioso.
A coltivare il terreno, oltre al padre Marco, ci sono solo la figlia Camilla, 30 anni, e Nicola: fanno tutto da soli.
“Per colture come piselli, fagiolini, spinaci compriamo i semi e li spargiamo noi – continua Marco Sambo -. Per altre colture come peperoni, melanzane, pomodori, anguria, zucca, melone, finocchi, ecc acquistiamo le piantine per fare poi il trapianto collocandole nel campo.
La vendita dei prodotti nei mercati del contadino

I guadagni derivano dalla vendita al minuto all’interno dei mercati del contadino a Dolo, Marcon, Lido Venezia, Fiesso D’Artico ecc “Siamo presenti con i nostri prodotti a tre/quattro mercati a settimana, è molto impegnativo, ma il rapporto con i clienti ci dà soddisfazione – afferma Sambo -. Il prodotto biologico richiede maggiore manodopera e anche per questo ha un prezzo più alto, ma la qualità è notevole: basta assaggiare questi prodotti per assaporare un gusto più intenso, con la certezza di ricavarne soltanto proprietà nutritive benefiche. Il biologico per alcuni è una moda, ma per altri, come me, è un convincimento profondo.”
“La vendita in azienda o nei mercati del contadino permette una comunicazione diretta con i consumatori – precisa Nazzareno Augusti, segretario dell’area di Chioggia per Confagricoltura Venezia -. In questo modo i consumatori possono avere piena conoscenza della reale qualità dei prodotti che portano sulle loro tavole a beneficio di tutta la famiglia; con una relazione diretta si riesce a comprendere che non si tratta di acquistare alimenti, ma prodotti agricoli coltivati con passione e amore.”
Il fascino della coltivazione biodinamica di Sambo

Tra le nuove sfide Marco Sambo vede anche la coltivazione biodinamica. “Mi sto informando – conclude – per capire se per noi è sostenibile l’impegno che viene richiesto. Di recente abbiamo provato ad utilizzare letame dinamizzato: lo abbiamo immerso in un contenitore pieno d’acqua e abbiamo mescolato per un’ora con le mani, poi lo abbiamo spruzzato sul terreno. L’agricoltura biologica richiede che le erbe infestanti vengano strappate a mano o con colpi di zappa e certamente la fatica si sente, ma è anche appassionante perché si permette alla natura di fare il proprio corso. Quando siamo arrivati, anni di agricoltura tradizionale aveva fatto scomparire i lombrichi, ora li ne abbiamo parecchi che danno il loro contributo per la salute della terra e dei prodotti che coltiviamo”.