Sono 350 i bovini allevati nell’azienda agricola di Luigi Andretta a Mira: i capi sono, quasi tutti di razza limousine, una delle più pregiate per la qualità della carne prodotta. Il titolare è allevatore appassionato ed orgoglioso del sistema italiano che definisce uno dei migliori del mondo. “Nella mia azienda alleviamo capi per il 50% maschi e per il 50% femmine, compriamo i vitelli piccoli, generalmente dalla Francia, e li teniamo per 8 -12 mesi.
Non produciamo per la grande distribuzione, ma solo per piccoli commercianti o macellai locali, abbiamo una clientela esigente che cerca una costante qualità. La sicurezza alimentare della carne italiana è senza pari, poiché i controlli sanitari che ci sono in Italia non hanno eguali in Europa e nel mondo. Il nostro sistema di allevamento “protetto” garantisce agli animali un’alimentazione sempre equilibrata tra proteine, carboidrati, grassi minerali e vitamine. Nelle stalle tutto viene controllato per il benessere dell’animale.”
Bovini allevati per produrre carne per piccoli commercianti

“I nostri clienti sono piccoli commercianti di carne o macellai che ricercano qualità e costanza del prodotto – precisa Andretta -. Spesso ci si accorda in anticipo sulle caratteristiche che l’animale dovrà avere a fine ciclo produttivo per accontentare il più possibile il consumatore finale. Il consumatore medio dei nostri prodotti infatti non si accontenta di mangiare una “bistecca”, ma ricerca qualità organolettica completa, una carne tenera saporita con la giusta quantità di marezzatura. Queste sono per noi caratteristiche fondamentali che riusciamo ad ottenere con controlli costanti e attenti sull’alimentazione del bovino, oltre al fisiologico tempo di maturazione e crescita di ogni singolo animale.”
Benessere animale garantito con alta qualità dell’alimentazione

“I bovini allevati nella nostra azienda provengono da allevamenti francesi e italiani, dove sono stati selezionati per particolari caratteristiche fisiche che ne predicono la qualità di crescita futura – aggiunge Andretta -. Fondamentale per noi è garantire all’animale la miglior qualità di vita possibile, cerchiamo di prevenire infortuni e malattie con un costante controllo dei bovini e dei locali adibiti all’allevamento. L’alimentazione, che forniamo agli animali, è di altissima qualità, indipendentemente dai costi, perché solo così riusciamo a garantire una dieta sana e a prevenire possibili complicazioni sanitarie. Siamo in costante ricerca e sperimentazione di metodi alternativi di prevenzione e cura per ridurre al minimo necessario l’uso di farmaci, negli ultimi anni facciamo uso di fitoterapici e oli essenziali.”
Il cibo distribuito ai bovini proviene direttamente dai campi che circondano l’allevamento. Nell’azienda infatti vengono coltivati frumento, soia e mais, in proporzioni diverse a seconda delle esigenze. E’ attiva inoltre una collaborazione con ditte sementiere, sperimentando ogni anno varietà nuove e metodi di coltivazione e concimazioni volte a diminuire l’impatto sull’ambiente, mantenendo comunque la produttività e la qualità.
Veneto al primo posto in Italia per bovini macellati, ma al supermercato una bistecca su due viene dall’estero

In Veneto gli allevamenti sono 10.745 con un totale di 453,190 capi di bovini da carne: in testa Verona con 129,181 (capi allevati), seguita da Treviso con 117,460, poi segue Padova con 79,918. Venezia si pone al quarto posto con 46,276 capi allevati e 627 allevamenti (fonte Banca dati nazionale al 30 06 2024).
L’Italia ha un tasso di autoapprovvigionamento di carne bovina del 40%, risulta infatti che quasi una bistecca su due, venduta dalla grande distribuzione, viene dall’estero e i consumatori faticano a distinguerla sui banchi al taglio o nelle vaschette preconfezionate.
Per aiutarli a riconoscerla facilmente gli allevatori Italiani stanno lavorando ad un progetto di marchio-ombrello, rappresentato dal Consorzio Sigillo Italiano, che può etichettare la carne certificata con il Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia.
L’andamento del settore è abbastanza stabile negli ultimi dieci anni, mai costi di produzione sono notevolmente aumentati.
A casa hamburger, spiedini e involtini, al ristorante aumenta il consumo di carne

Negli anni le abitudini del consumatore sono cambiate. Sono sempre meno le famiglie dove nonni e nipoti vivono sotto lo stesso tetto o dove un genitore può scegliere di non lavorare. Ecco che, anche la cucina, modifica le esigenze e di conseguenza le abitudini: non si prediligono più piatti elaborati o di lunga preparazione. Nelle nostre case sempre meno i bolliti, i brasati gli arrosti. Ed è in crescita continua il consumo di hamburger, spiedini e involtini, tra l’altro rapidi da cucinare. Nei ristoranti invece i consumi di carne sono aumentati (influenzati anche dalle mode momentanee) specializzandosi in tagli e metodi di cottura internazionali.
Tromboni (Confagricoltura): “grave rischio per l’ingresso di carni dall’estero, dove si produce senza le nostre garanzie”
I problemi per gli allevatori derivano dalle normative, soprattutto europee, che definiscono solo gli aspetti ambientali degli allevamenti e trascurano quelli produttivi. Con preoccupazione crescente tra le organizzazioni degli agricoltori. “Le norme di carattere ambientale, spesso si contrappongono e vanno in direzione opposta rispetto alle necessità produttive delle aziende – sottolinea Stefano Tromboni, presidente di Confagricoltura Venezia -. Per questo gli allevatori sono esasperati. Segnalo anche che, in merito alla produzione di carne, gli accordi commerciali UE-MERCOSUR, in via di perfezionamento, potrebbero avere ripercussioni pesanti su questo comparto. Con l’ingresso nel mercato di carni a prezzi inferiori provenienti da paesi che non sono assoggettai a tutti i vincoli di benessere animale rispettati per la produzione di carni italiane ed europee in generale.”
Sul mercato la grande distribuzione detta le regole: prezzi bassi senza tener conto della qualità della carne

“L’individualismo regna sovrano nel nostro settore e la frammentazione dell’offerta genera concorrenza che spesso è al ribasso – conclude Andretta -. La grande distribuzione è molto ben organizzata per acquisti e logistica e, come si dice in gergo, ha il “coltello dalla parte del manico”. Poiché i bovini quando hanno fatto il loro ciclo di vita devono essere commercializzati. Per non aumentare inutilmente i costi e per garantire la qualità della carne. Nella stragrande maggioranza dei casi è proprio la grande distribuzione a determinare il prezzo di acquisto. Che non parte certamente dai costi di produzione del bovino, ma dai prezzi del mercato mondiale senza però tener conto della qualità.”
Sono d’accordo con l’analisi del sig. Andretta ma aggiungo che purtroppo l’Italia ha abbandonato il settore s vantaggio di industrie e cemento oltre misura. Se non ci sono mucche non nascono vitelli ed oggi è troppo tardi Er sostenere una filiera in grado di sopperire dell’importazione di animali da carne. Così si avvantaggiano le carni estere buone o cattive che siano. Inoltre le carni processate che troviamo nella Gfo non giocano sicuramente alla nostra salute